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Cronache da una "Realtà" con un Grande Passato e un Radioso Futuro...
Scandali & Scandali
 di Nicoletta Sipos
  Milano, 26 Marzo 2007   n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16

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"L'Antica Arte dello Scandalo" di Nicoletta Sipos

 VALLETTOPOLI:
 QUANDO IL TROPPO
 STROPPIA


  D
ura prova, per la scandalogia, questa Vallettopoli. La terna sesso-potere-denaro apre i soliti scenari inquietanti. Laddove paparazzi intraprendenti frugano tra le pieghe delle vite altrui per cogliere punti deboli di cui fare eventualmente commercio. E qualcuno, più intraprendente ancora, arriva senza remore morali al ricatto. Come contorno,  ragazze più o meno ingenue vendono corpo e reputazione (o si lasciano mettere sulla piazza) per raggiungere il successo sognato. E sono proprio loto, vallette e letterine, a dare il nome ai boati in corso. Anche se la definizione orecchiabile è tristemente riduttiva. Il commercio di sesso e carni fresche, antico come il mondo dice senza ipocrisie Lory Del Santo, non dovrebbe stupire né scandalizzare nel Terzo Millennio.

    A fare da contrappeso al ritrito argomento, ecco allora il dibattito su censura e libertà di stampa, con il garante della privacy pronto a coprire le magagne dei soliti volti noti, mettendo a tacere i segugi della stampa che s’azzardino a parlare di abboccamenti più o meno segreti che abbiano un vago sentore di sesso meno che ortodosso. Ma i divieti, prontamente contestati, vengono altrettanto prontamente disattesi. E quanto andrebbe taciuto per legge viene invece diffuso in varie forme.  Per non parlare delle foto compromettenti che spuntano ormai a dozzine: innocenti o ammiccanti, sempre buone a sturare esondazioni di parole insinuanti o esecranti. E quando non arrivano le foto, se ne trova quanto meno un’attenta descrizione in modo che il pubblico sappia che cosa c’è in ballo. E ancora una volta il confine tra libertà di stampa, censura, leva politica si appanna e si confonde.

    Il tutto pare confluire in una sorta di Vajont morale che smascherando peccati e imprudenze tanto diffuse da passare quasi per virtù, scivola sempre di più verso la catastrofe, proponendo un sempre più attento esame delle (scarse) virtù dei politici.  Le cronache riportano, giorno dopo giorno, tutte le sfumature esplosive che ci si può attendere dalle manovre di chi ha imparato a giocare sulle fragilità degli avversari. Non che il gioco sia duro per davvero. Non conviene a nessuno sparare sulla folla dei colleghi, visto che a tutti può succedere di sgarrare sulla pubblica via, davanti a un obiettivo indiscreto. In effetti, Laddove non arrivano i paparazzi, possono sempre spuntare persone qualunque, armate di cellulari con macchina fotografica e dunque in grado di realizzare scatti se non artistici quanto meno documentali.

    Il fiorire dei nomi e delle imputazioni continua comunque a valanga, come prevedono le leggi elementari della scandalogia. Intercettazioni e verbali d’interrogatori che dovrebbero restare top secret finiscono in pasto ai media portando con sé commenti e dibattiti a gogo. E s’allunga anche a dismisura l’elenco delle foto compromettenti comprate da direttori compiacenti. Belleri dell’Oggi resta in primo piano: ha comprato lui per 100 mila euro le foto di Silvio Sircana a colloquio con un trans. Per non rovinare una famiglia, ha spiegato. E sulla credibilità della spiegazione si continuerà a discutere a lungo, con raffinate dietrologie. Perché non è del tutto ovvio che un direttore voglia impegnare risorse tanto importanti per il suo giornale, per salvare una reputazione vacillante. 

    Sul tavolo restano temi formidabili come libertà di stampa e il dovere dei politici a decoro e correttezza. Chi sgarra? Chi può essere perdonato? Come se ne esce? Più ancora, a confondere ulteriormente le acque: con un curioso effetto boomerang vengono colpiti anche coloro che hanno dato il via alla crisi, cioè il pm Woodcock e i colleghi magistrati, accusati di faciloneria, incompetenza e gestione arrogante di un caso tanto sensibile, che richiederebbe invece un indiscusso esprit de finesse. Ma anche questo fa parte delle leggi della scandalogia. Perché quando scoppia il grande fracasso, è facile (quasi automatico) finire coinvolti.

    Di fronte a una trama così ricca e complessa, con ampi spazi per vendette private e pubbliche,   c’è da perdere la testa. Il vecchio cui prodest balza all’occhio con un gigantesco punto di domanda. In superficie c’è già molto, ma che cosa può esserci sotto e dietro le quinte? Su “La Repubblica” di oggi, 24 marzo, poche righe richiamano l’incarico che il pm Woodcock si è assunto mesi fa, in aggiunta a Vallettopoli: un’inchiesta su connivenze tra ndrangheta, massoneria e politica in Basilicata che sta facendo tremare molti potenti. I quali avrebbero scoperto ciò che bolle in pentola grazie a una talpa che s’annida dentro il palazzo di giustizia. E avrebbero tutto l’interesse a bloccarlo. O quanto meno ritardare la sua avanzata.  

     Vallettopoli diventa così una cortina fumogena e deterrente, svolgendo in modo elastico funzioni diverse. E a questo punto il quadro si complica ulteriormente. E la soluzione degli enigmi che pone si allontana un poco.  Una svolta da brivido che non stonerebbe in una fiction tv. Del resto, realtà e fantasia si sovrappongono spesso mentre lo scandalo infuria. Aspettiamo la prossima puntata.

Nicoletta Sipos
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