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Cronache da una "Realtà" con un Grande Passato e un Radioso Futuro...
Scandali & Scandali
 di Nicoletta Sipos
  Milano, 11 gennaio 2007   n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6

     Ragionando sul caso Scaramella-Mitrokhin-Litvinenko
    e  quello aperto su Lele Mora e Fabrizio Corona

   Sarebbero un clamoroso falso le accuse di connivenza con il Kgb periodicamente rivolte dalla commissione Mitrokhin al presidente del Consiglio Prodi. Si accredita infatti l’ipotesi che queste accuse siano un clamoroso falso.
   È quanto risulta da un esame approfondito del computer di Mario Scaramella, l’ex consulente della Mitrokhin che il primo novembre scorso pranzò a Londra con l’ex agente del Kgb Litvinenko, morto di lì a poco per avvelenamento da polonio. Il primo dicembre anche Scaramella si fece ricoverare, a Londra, lamentando i postumi di un medesimo avvelenamento.
   Ma venne dimesso il 6 dicembre senza che si riscontrasse traccia di veleno nel suo corpo. Scaramella, che ora si trova in prigione a Napoli, viene presentato come “terminale” di una vasta operazione tesa a screditare Prodi, attraverso uno scandalo fabbricato ad arte, a assieme a lui un folto gruppo di magistrati e giornalisti.
   Insomma, un caso da manuale per chi studia l’uso dello scandalo in politica (per intenderci un caso che non avrebbe sfigurato nel mio L’antica arte dello scandalo edito da Simonelli). La vicenda Prodi mirava in tutta evidenza a screditare il Professore e la sua (scarsa) maggioranza. Con ipotetiche conseguenze inquietanti. L’ipotesi si basa, a tutt’ora, sul ritrovamento, nel computer di Scaramella, di un dossier di pura fantasia che doveva diventare un’arma impropria. Ma la cosa non finisce qui. Come in ogni scandalo che si rispetti, lo smascheramento di Scaramella apre comunque scenari paralleli non meno inquietanti.
   Infatti, secondo il controspionaggio militare, l’uomo era un esperto in contraffazioni e ha collaborato a più riprese con la Cia e gli ultra conservatori dell’amministrazione Bush guidati da Dick Cheney, “inquinando” una serie di interventi politici.
  Le indagini sono solo all’inizio ed è presto per tracciare fin d’ora un quadro complessivo. Certo è il cui prodest: I dossier di Scaramella sono stati usati a più riprese dalla destra e sarebbe perfino troppo ovvio dire che è stata la destra a volerli. Ma in scandalogia la risposta più evidente è spesso quella meno credibile. Ne sapremo di più quando avremo una risposta alla domanda che conta di più: chi ha pagato tutto questo “lavoro”?
  E mentre ci riserviamo di seguire gli sviluppi della Scaramella story, attendiamo incuriositi i prossimi capitoli dell’inchiesta di Potenza sui ricatti a calciatori e showgirl che tanti brividi ha sparso a dicembre. Al centro dell’inchiesta, coordinata dal battagliero pm Woodcock, il vulcanico Lele Mora, agente di dozzine di star tra cui spicca l’ex politica Irene Pivetti, e il fotografo Fabrizio Corona, marito di Nina Moric e figlio d’arte (il padre Vittorio ha fondato diretto con vari esiti molti giornali l’ultimo dei quali è stato la mondadoriana <i>Star Tv).
   Su Corona jr, non ancora ufficialmente indagato ma pienamente coinvolto nell’inchiesta, pesa il sospetto di un ricatto prolungato a carico di celebrità contattate con la richiesta di comprare in prima persona delle foto compromettenti per evitare che finissero sui giornali. Ne hanno parlato, giusto per fare dei nomi, Michelle Hunziker, che ha rifiutato di comprare delle foto osé scattate prima dell’incontro con l’ormai ex marito Eros Ramazzotti, e Manuela Arcuri, cui fu offerta una foto hard con l’ex fidanzato Milton (anche lei ha rifiutato).
   Non ricatto, ha precisato Corona jr, ma una questione di mercato. L’agenzia fotografica doveva in qualche modo garantire lo stipendio dei suoi collaboratori. E anzi, l’offerta di foto scomode ai vip era da intendersi come un atto di cortesia. Se poi i vip rifiutavano l’acquisto, non potevano stupirsi trovandole su qualche giornale.
   L’inchiesta, che ha tenuto banco prima di Natale e durante le feste si è parecchio smorzata, era letteralmente esplosa tra le mani del pm, prima che il magistrato fosse davvero pronto a uscire allo scoperto. C’è dunque da capire chi abbia fatto filtrare le prime notizie alla stampa. <br>   Ossia: a chi poteva fare comodo lo scandalo. In attesa della risposta, che speriamo di ottenere, prima o poi, nel silenzio generale si profila un nuovo capitolo. Il fotografo Corona presenta un curioso fotomontaggio in cui appare come un Most Wanted, un criminale ricercato dalla polizia.
   Scandalo nello scandalo, e un utile modo per riaprire le polemiche. Alla fine è tutta pubblicità. Per dirla con George Bernard Shaw: “Bene o male, purché parlino di me”.

Nicoletta Sipos

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