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Cronache da una "Realtà" con un Grande Passato e un Radioso Futuro...
Scandali & Scandali
 di Nicoletta Sipos
  Milano, 23 Febbraio 2007   n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13

   Riflessioni scomode
   su Pasqua di sangue
   di Ariel Toaff

   Alcune riflessioni malinconiche sullo scandalo suscitato da “Pasque di sangue”, il controverso saggio in cui Ariel Toaff, docente di storie del Medioevo e del Rinascimento all’università israeliana Bar-Ilan, nonché figlio del rabbino capo emerito Elio Toaff, riconosce che tra il XII e il XVI secolo piccolissimi gruppi di ebrei ashkenaziti potrebbero davvero avere commesso gli omicidi rituali attribuiti agli ebrei dalla più velenosa propaganda antisemita. Nella fattispecie, Ariel Toaff sostiene che potrebbero essere stati degli ebrei a uccidere nel 1475 il piccolo Simonino: un caso che a su tempo sconvolse Trento e scatenò formidabili ritorsioni contro la comunità ebraica.
   Ariel Toaff si confronta dunque con un argomento spinoso, che potrebbe scatenare infinite manipolazioni pericolose nell’attuale congiuntura storica. Materia più che mai scivolosa con un presidente iraniano che a ogni piè sospinto minaccia di cancellare Israele dalla faccia della Terra e la spirale di violenza che non si placa in Medio Oriente.
   C’è dunque solo da condividere le preoccupazioni dei più. In un mondo in cui si tende a fare d’ogni erba un fascio ci mancavano solo le ammissioni di un professore ebreo a confermare i sospetti più infamanti. Ma il problema qui è doppio, anzi triplo. Riguarda il fatto che sulle onde dello scandalo suscitato da una lunga recensione apparsa in anteprima sul Corriere della Sera, cui ha fatto subito seguito una vivace polemica promossa (s’è fatto notare) anche da studiosi che non avevano ancora letto il libro, l’autore ha prontamente ritirato il volume dal commercio. In segno di vergogna per l’errore commesso o per risparmiare altro dolore a sé, all’illustre genitore e alla comunità ebraica tutta.
   Un ripensamento penoso che ha il sapore della censura e rivela una preoccupante dose d’ipocrisia nella nostra società. Poiché ben pochi hanno avuto modo di leggere il libro di Ariel Toaff, è difficile capire se le sue rivelazioni avrebbero fatto più male se fossero rimaste in circolazione, invece di scivolare nel samizdat cui gli attacchi le hanno condannate.
   Tra l’altro, la sensibilità dimostrata nei confronti del tema rivela che i critici ritengono le accuse sempre attuali, non tenendo conto dei 5 o 600 anni trascorsi dagli eventi esaminati. Come a dire che noi cattolici dovremmo vergognarci delle scelleratezze commesse dai Crociati, tanto per fare un esempio concreto e ben documentato.
   Certo, il provvedimento ha avuto effetto: allo scandalo è subentrato un silenzio tombale. Quasi a dimostrare che la veemenza delle polemiche è segno di democrazia e libertà intellettuale, come la scandalogia sostiene da sempre. Dando ragione a Voltaire che ebbe a dire: “Non sono d’accordo con quanto dici, ma darei la vita perché tu possa dirlo”.
   Ma questo è solo uno dei nodi. L’altro è, ahimé, il sospetto che Ariel Toaff non abbia svolto correttamente il suo lavoro. Che cioè abbia semplicemente ripreso in esame documenti antichi che sfatavano le colpe degli ebrei, “scoprendo”, si fa per dire, ombre del tutto inesistenti. Di conseguenze lo scandalo sarebbe scaturito dal nulla. La prima conclusione (il rammarico per il libro ritirato) sarebbe ovviamente fuori luogo.
   Infine, e peggio ancora, autore ed editore avrebbero inseguito maliziosamente il grande fracasso per imporre il libro all’attenzione dei più distratti e farlo emergere dalla valanga di testi che quotidianamente vedono la luce. Sotto questo profilo lo scandalo rivela anzi un’inquietante dose di veleno. Se pure basato sul nulla e impastato di bugie garantisce visibilità e resta un prezioso fattore di marketing. In altre parole un elemento indispensabile dato l’attuale andazzo che impone l’uso dello scandalo, dell’elemento sorpresa e del rivoltante in più settori della promozione?
   Riflessioni scomode, come dicevamo. Che rivelano gli aspetti scivolosi di quest’antica arte double face, utile per imporre o per cancellare pirandellianamente slogan e persone.

Nicoletta Sipos
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