Pensierini da Napoli
di Daniela Di Santo

Rubrica settimanale - Ogni giovedì una nuova puntata    n.12


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    UN NAPOLETANO A TORINO. O meglio, una napoletana a Torino, cioè la sottoscritta. So che non è una cosa molto originale. Che a Torino ci siano napoletani (e meridionali, in genere) non è certo una gran novità, ma viverla per pochi giorni mi è stato sufficiente per averne un'idea (almeno credo, per cui, chiedo scusa se avrò "afferrato" male, alcuni suoi aspetti).
    Torino mi è parsa una città molto fiera della sua storia e della sua nobiltà ed in più di un'occasione ho avuto modo di verificare quanto fossero fondate le sue convinzioni. È certamente una città che mostra con fierezza la sua eleganza e la sua calma... apparente. Già, calma apparente. Perché questa è l'idea che ne ho avuto. Forse dimentica di essere comunque una città e capoluogo di regione, sembra voler non tener conto di quella parte di sé che inevitabilmente rappresenta il suo aspetto peggiore.
    La calma mi è giunta dal camminare ordinato dei suoi abitanti (che volete: a Napoli anche a piedi c'è traffico, perché nessuno tiene la destra!), dalle sue strade pulite, dal silenzioso vociare, della cortesia tanto ammodo dei torinesi. Ma ciò che più di ogni altra cosa mi ha sconvolta è il numero di meridionali che l'abitano! Grazie, Torino, per averci ospitato. Eppure non li ho trovati simili a me, quasi si fossero adattati.
    Diversamente da tutti gli altri centri urbani di una certa importanza, l'immagine che rende Torino è uniforme, nel senso che non è evidente per chi non è della città, quali luoghi siano meno sicuri di altri. Mi spiego: a Napoli è chiaro. Si arriva alla stazione ed è tutto bancarella, barboni, tossici, strade poco pulite (Ok, nessuno verrà a Napoli, d'ora in poi. Ma non è tutta così, giuro!), insomma si capisce che si sta attraversando una strada, diciamo, poco sicura. Ma Torino no. Ho dovuto attendere che qualcuno me lo dicesse, che mi indicassero le zone meno tranquille per capire che lo fossero. Perdonatemi l'ingenuità, ma noi napoletani siamo più diretti: se non vediamo, non capiamo. Così come ho atteso che mi spiegassero quali, invece, fossero le zone "bene". È chiaro che per chi è della città sia ovvio capirlo, ma per me no. Insomma, che effetto fa una città così ad un napoletano?
    Inizialmente, triste, lo ammetto. Per chi è abituato al fragore della folla, vedere i marciapiedi pieni e non sentire il rumore del chiacchiericcio (leggi: parlare a voce alta) è deprimente. Poi il solito atteggiamento meridionale: «ah, magari Napoli fosse così pulita!» e tutto, improvvisamente, diventa "migliore" di quanto c'è a Napoli. Ma poi si ascolta chi ci abita, si elaborano le loro opinioni, si parla di situazioni che inducono ad un ripensamento. Torino, in alcuni casi, "sembra", ma a quanto pare difficilmente "è" ciò che si vede (spero non me ne vogliano i torinesi, non voglio giudicare, è solo un'opinione istintiva la mia, nata da un primo approccio!). Ed allora ne ho avuto una sensazione di oppressione, quasi di rigidità, che razionalmente non riesco a spiegare.
    È chiaro che questo può piacere ad alcuni, ma non a chi è vissuto a Napoli, dove siamo abituati ad essere ciò che siamo, sempre; dove non ci meraviglia più niente, ma accettiamo il buono ed il cattivo di chiunque; dove si è convinti che qualunque cosa accada, poi, ci sarà sempre riparo (anche dopo aver fatto la famosa "sceneggiata"!). Noi sembriamo tragici, ma in fondo siamo accomodanti, tolleranti, quasi umani. Ed ho provato una punta di irritazione nel verificare l'ostentazione di una perfezione che non c'è. Un esempio?
    È opinione comune che Napoli non sia una città sicura. Ebbene, ho sentito io più furti con scasso e sequestri di auto in pochi giorni a Torino, che in un anno a Napoli! Eppure le case non sono affatto blindate (non ho visto una protezione alle finestre, neanche ai piani bassi!). Sia chiaro, ognuno ha il diritto di essere ciò che è, anche Torino ed i suoi abitanti. E non dico che i napoletani siano migliori dei torinesi. Siamo semplicemente diversi, quasi come i Savoia dai Borboni! (Eh, quando la storia non è acqua!) Ho sentito il bisogno di esprimere la mia sorpresa nel visitare una città del Nord, forse aspettandomi un maggior coraggio nell'essere ciò che è: una grande città, con tutto ciò che questo comporta. La mitica Torino.....grazie ancora, avvocato, per aver dato lavoro a tanti meridionali......! Qualcuno di voi verrebbe a vivere quaggiù per sentirsi un po' più libero? Posso ospitare.....

    (12.Continua)

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