Pensierini da Napoli
di Daniela Di Santo
Rubrica settimanale - Ogni giovedì una nuova puntata    n.1

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«NIENTE DI PERSONALE!» - Non sono napoletana "verace", nel senso che la mia famiglia non è di Napoli (zona mista tra Caserta e Latina) e io non sono nata e cresciuta qua. I miei documenti dicono che sono nata a Pozzuoli, ma ho dovuto attendere venticinque anni prima di vedere che faccia avesse (i miei lasciarono la zona poco dopo la mia nascita).
Sono cresciuta ad Olbia (Sassasri) in quegli anni in cui si impara a leggere e scrivere e si comincia a percepire cosa sono i valori e la vita. Devo molto al popolo sardo, soprattutto l'amore per la lettura (a cui ha contribuito anche mia madre, è ovvio!). Lì mi hanno insegnato che non conta il titolo di studio, ma conta la "tua" cultura; mi hanno fatto capire che orgoglio e dignità possono andare benissimo insieme con umiltà e sacrificio, basta saperli dosare.
Quindi, passando per Sessa Aurunca (Caserta), sono approdata a Sorrento (Napoli), dove ancora vivono i miei. Dieci anni fa, mi sono trasferita a Napoli, per studiare e lavorare al contempo. Poi, per uno strano scherzo del destino, solo cinque anni fa sono andata a vivere a Pozzuoli (Napoli) e solo di recente vi ho trasferito anche la mia attività.
Napoli non è dunque la "mia" città, ma una città. Purtroppo non ho scelto un lavoro che si può chiudere in una valigetta e portare via. Se avessi la possibilità, andrei via di qui anche subito. Forse non è colpa della città, è che sono abituata ai trasferimenti dopo un certo tempo!
Di Napoli odio la sua falsità, i suoi camorristi, la gente che li difende; la sua rabbia verso tutto il resto del mondo, convinta di esser vittima innocente di altrui macchinazioni; il suo concetto di intelligenza: vince chi è più furbo; il suo non accettare leggi e regolamenti; la sua mancanza di rispetto per l'altro; la sua inutile aggressività, per qualsiasi cosa; i suoi ritmi, imprecisi, imprevedibili e aleatori; la sua mancanza di volontà.
Ma di questa città amo pure il suo senso dell'amicizia (tanto forte da spingere all'illecito e all'impossibile); la sua capacità di "arrangiarsi"; la sua creatività; il suo sole; la sua vita scanzonata e senza regole; la sua originalità; la sua generosità; la sua storia che ciascuno di noi può rivivere ogni giorno, in ogni angolo della città; i suoi ritmi malleabili e relativi ed, infine, il suo caffè!
Mi sono contraddetta, lo so. Ma Napoli è così: la odi e la ami per le medesime ragioni.
Occorre, però, sfatare il mito di questa città tutta musica, allegria e tarantella. È una Napoli arrabbiata, delusa e chiusa quella che sta cercando di reagire. Purtroppo è ancora dura a morire una mentalità che affonda le sue radici in anni e anni di isolamento. Sono questi gli occhi che cercheranno di farvela conoscere... quindi, niente di personale!

(1.Continua)

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