Pensierini da Napoli
di Daniela Di Santo

Rubrica settimanale - Ogni giovedì una nuova puntata    n.4


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IL DESTINO - Meglio conosciuto come "a' sciorta" , i napoletani hanno un rapporto particolare con il futuro, con gli eventi che verranno. La fatalità, che è un concetto molto diverso da quello cattolico della Provvidenza, è padrona degli uomini e del tempo. Difficilmente un essere umano può decidere del proprio destino, non perché ci sia un essere soprannaturale che decide per lui, ma perché ciò che verrà, altro non è il prodotto di quanto egli stesso ha costruito e dell'intervento di quanti gli sono intorno. Gli "altri" sono molto considerati, molto spesso in senso negativo. Le persone che ci circondano possono farci del male, attraverso la loro invidia, attraverso pratiche specifiche; possono lasciare nella nostra casa energie negative che determinano una "mala sciorta". Se un uomo riesce a realizzarsi nel lavoro, se non ha problemi ed è felice, molto probabilmente perché è "nu brav'ommo", non ha mai fatto del male a nessuno ed è onesto. Se, malauguratamente, gli capitasse qualche accidente allora, improvvisamente è "a' sciorta che nun guarda in faccia a' niscuno" (Il destino non guarda in faccia a nessuno), è accaduto perché sicuramente qualcuno aveva invidia per tanta felicità. Per contro, la buona sorte di un "fetente" è la dimostrazione che il destino è cieco, che esistono legami con il demonio, che il bene non paga. A supporto di una tale filosofia, è frequente il ricorso a maghi, maghette e sensitive. I tempi moderni hanno trasformato l'antico studio di consulenza, colmo di atmosfera, in semi-oscurità, in tanti 166 che si fanno la guerra. Li si consulta per sapere di malattie, di relazioni amorose più o meno lecite, del futuro in generale, in breve, di ciò che verrà, poco conta quanto si farà per determinarne il corso, tanto il destino è già stabilito. Da sempre i napoletani vivono con tale consapevolezza, un modo di considerare la propria vita che, senza saperlo, ne ha influenzato gli orientamenti economici e sociali, limitando fortemente le potenzialità di questo meraviglioso popolo.

UN PO' DI STORIA... - Vorrei accennarvi ad un personaggio partenopeo, vissuto in pieno XVIII° secolo: il Principe di Sansevero, al secolo Raimondo di Sangro. Sul suo conto si sono dette molte cose: mago, alchimista, stregone, scienziato, etc. Non intendo dilungarmi molto sulla sua biografia, ma vorrei segnalare ciò che di lui è rimasto e che ho avuto la meraviglia di vedere con i miei occhi nella Cappella Sansevero che si trova in pieno centro storico a pochi passi da Via Mezzocannone e P.zza del Gesù Nuovo, in una piccola stradina. Molte sono le opere d'arte di interesse all'interno della cappella, ma in particolare vi è la statua del Disinganno, che raffigura un nudo maschile avviluppato in una fitta rete. La particolarità consiste nel fatto che, benchè l'intera opera sia stata ricavata da un unico blocco marmoreo, la rete sembra realmente distaccarsi dal corpo come oggetto a sé. L'autore non è il principe di Sansevero, ma un artista del tempo, Queirolo, che sembra però abbia eseguito il lavoro su indicazione del principe. Così come la statua del Cristo velato eseguita da Giuseppe Sammartino nel 1753, che possiede in qualche modo, le medesime caratteristiche. Essa infatti raffigura il Cristo morente su cui si spiega un velo di marmo impalpabile e sottile che ricopre, mostrando ogni piccolo particolare, il corpo di Gesù. Infine, nei sotterranei, sono presenti due scheletri umani, un uomo e una donna in gravidanza, di cui sono nettamente visibili e ancora integri i vasi sanguigni e l'apparato digerente, pietrificati. Non vi rimane altro se si esclude lo scheletro. Non si sa se la pietrificazione sia avvenuta mentre erano ancora in vita o successivamente, in ogni caso la scienza moderna non ha saputo ancora spiegare come si sia potuto realizzare. È da vedere!

IL LIBRO DA LEGGERE - «Il delitto di Via Chiatamone» di Matilde Serao. Al di là della storia, è interessante perché descrive molto dettagliatamente ambienti e stili di vita della Napoli di fine '800. Nel leggerlo ho ritrovato molti luoghi che sono rimasti immutati rispetto ad allora. Un affascinante viaggio nel passato.

(4.Continua)

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