di Mariantonietta Sorrentino Rizzo n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14
L' interesse per la memoria è un atto di giustizia e di amore.
Memoria in quanto riscoperta e valorizzazione delle matrici della nostra cultura mediterranea, matrici multietniche.
Memoria per progettare il futuro, per comprendere il presente.
Un viaggio negli itinerari della memoria alla scoperta di una realtà tanto poliedrica quanto seducente.

© Copyright by Simonelli Editore srl

È risaputo che la toponomastica tradisca la memoria storica almeno quanto una forma dialettale o un reperto archeologico. I quartieri "Giudaica", ma anche "Giudecca", di Napoli, Salerno o Sciacca sono testimonianza viva, e diffusa, di un passato nemmeno tanto remoto.
Il mutamento di nome da "Thermae Selinuntina" all'attuale denominazione di Sciacca, opera degli arabi, è un esempio tra tanti. La cittadina siciliana, avamposto della dorica Selinunte, era rinomata per le sue terme: in arabo "Syak" significa, appunto, bagni.
La scoperta della sua ricchezza termale è avvolta in una leggenda, che intriga e seduce.
Per i greci, che non scarseggiavano di fantasia, fu opera di Dedalo. Proprio l'eroe, sfuggito alle insidie del labirinto, approdò su queste coste sicule inseguito da Minosse, re di Creta. E fu lui , secondo il racconto, ad esplorare e costruire quelle grotte del monte Eronio conosciute col nome di "Stufe di San Calogero". Un fatto è certo: sia greci sia romani apprezzavano questa come altre stazioni termali ricercate per le proprietà terapeutiche.
Per molto tempo il mare di Sciacca è stato associato al tonno ed al corallo. In tempi recenti vi sono state rinvenute tracce del vecchio borgo, posto a metà strada della "via archeologica".
Tracce dell'antica Sciacca, prepotentemente, sono venute alla luce.
Si tratta di anfore e di una statuetta fenicia, databile intorno al XII secolo a.C. Parte del nostro background è stato tessuto da questo popolo di navigatori, come anche dagli arabi, dai greci, dagli ebrei.
Opera dei Fenici fu la soffiatura del vetro, che ne ridusse i costi di fabbricazione e, aprendo nuove possibilità di realizzazione e di tecnica, venne diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo. E cosa dire della invetriatura delle rinomate ceramiche di Vietri sul Mare, in provincia di Salerno ?
La tradizione fu importata da artigiani ebrei, riconosciuti esperti nel vetro soffiato.
Semplice e superba creatura dell'uomo, il vetro. Esso riesce a raccontarne l'inventiva, la laboriosità, ne veicola le mode ed i gusti, ne incarna le aspirazioni e le idealità.
La tradizione salernitana della lavorazione di questo delicatissimo materiale siliceo è eredità giudaica. La presenza di artigiani ebrei in città era cospicua. Tra il 1160 e il 1173 vi risiedevano ben 600 famiglie, con botteghe concentrate nella corte di S.Maria de Domno, in pieno centro storico.
Ma gli apporti culturali dall'Oriente non finiscono qua.

Mariantonietta Sorrentino Rizzo

 


 
Hai una riflessione da fare su quanto appena letto?
Metti tutto personalmente on line su
The Web Park Speaker's Corner
oppure, se preferisci, invia una e-mail a ed@simonel.com.