di Mariantonietta Sorrentino Rizzo n. 1 2 3
L' interesse per la memoria è un atto di giustizia e di amore.
Memoria in quanto riscoperta e valorizzazione delle matrici della nostra cultura mediterranea, matrici multietniche.
Memoria per progettare il futuro, per comprendere il presente.
Un viaggio negli itinerari della memoria alla scoperta di una realtà tanto poliedrica quanto seducente.

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«Di lauta cena apporta il cibo grave, a stomaco indigesto, assai di pena: se la notte dormir sonno soave tu brami, usa frugale, e parca cena».
Saggezza antica è nascosta in questa massima della Scuola Medica salernitana, adatta ad ogni tempo ed ogni luogo. In mancanza dei digestivi farmaceutici moderni era la natura a fornire la soluzione più opportuna.
Le prugne, la malva , il croco erano i rimedi cui si ricorreva, ma anche il nasturzio, consigliato per il "duol di denti", l'issopo che purgava "delle flemme il petto" e la ruta per curare gli occhi.
Un erbario del XII secolo rappresenta, efficacemente, il prontuario cui i medici salernitani facevano ricorso. Lo studio e la sperimentazione delle virtù taumaturgiche delle varie piante erano resi possibili grazie alla coltivazione di migliaia di esse nei "Giardini della Minerva", a Salerno.
Proprietà della famiglia Silvatico, il terreno a ridosso del torrente Fusandola si avvantaggia di una posizione geografica molto favorevole, ricco d'acqua, riparato dai venti ed esposto a mezzogiorno. L'impianto, in loco, dell'Orto dei Semplici, ad opera di Matteo Silvatico, permise quell'analisi delle proprietà terapeutiche delle erbe che costituì uno dei maggiori pregi della Scuola Medica. Tanto rilievo assunse, nell'antichità, da attirare l'attenzione di Federico II di Svevia. Nonostante la poca affezione dell'imperatore per la città, egli stabilì che nessuno potesse conseguire la Licenza della pratica della Chirurgia senza aver frequentato un regolare corso di studi nella Scuola Medica Salernitana.
L'appellativo "Hippocratica civitas", attribuito alla città, non è un vanto di campanile: è l'eloquente rappresentazione della sua radice più marcata.
«Nel corpo umano quattro sono gli umori, sangue, collera, flemma ed atrabile; all'atrabile la terra corrisponde, l'acqua alla flemma, e l'aer puro al sangue, e la forza del fuoco alla bil flava».
Una visione semplicista della natura umana, si potrebbe osservare, ma quanto vicina alla realtà!

Mariantonietta Sorrentino Rizzo

 


 
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