di Mariantonietta Sorrentino Rizzo n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9
L' interesse per la memoria è un atto di giustizia e di amore.
Memoria in quanto riscoperta e valorizzazione delle matrici della nostra cultura mediterranea, matrici multietniche.
Memoria per progettare il futuro, per comprendere il presente.
Un viaggio negli itinerari della memoria alla scoperta di una realtà tanto poliedrica quanto seducente.

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Elementi in comune tra le leggende fiorite, rispettivamente, attorno alla nascita della grotta di San Michele in Puglia e di Sant'Angelo a Fasanella in Campania. In entrambe i casi, un nobile alla ricerca di un animale fuggito. In entrambe, l'avvenimento è collegato all'apparizione dell'arcangelo condottiero.
In Campania, la caverna naturale, si arricchirà di arredi e di altari. Il visitatore viene salutato all'ingresso da un portale cinquecentesco e da due leoni, opera di un artista locale. All'interno, e sulla destra, una statua settecentesca di San Michele ricorda a tutti la sacralità del luogo. Accanto al simulacro, un segno del passaggio dell'angelo: due tracce di colore. La fantasia popolare le vuole orme lasciate dal battito d'ali celesti, durante la visita alla caverna.
Tra storia e leggenda giace anche lo speco sul Gargano, in terra pugliese. Apparso al nobile sipontino Elvio Emanuele Gargano, l'arcangelo compare, in sogno, e tre giorni dopo, al vescovo locale. A questi annuncia che, nell'antro dedicato al dio Mitra, avrebbe fondato il suo culto. Alla luce della fede, è una dichiarazione piuttosto ardita, e in odore di idolatria.
Ma andiamo avanti. A due anni di distanza, il 29 settembre del 492 d.c., Siponto è assediata dagli Eruli di Odoacre. Apparso in sogno al vescovo, Michele gli annuncia la vittoria sui barbari. E trionfo fu per la storia.
La leggenda narra di Eruli inseguiti da schiere di angeli con la spada fiammeggiante. Un sinodo stabilisce di dedicare la sacra spelonca al culto di S.Michele. I prodigi non terminano qua. L'anno successivo, durante la cerimonia di dedicazione, all'interno dello speco viene rinvenuto un altare di marmo. Su di esso troneggia una preziosa croce di cristallo di rocca. All' interno della grotta risuona, potente, la voce dell'arcangelo. E il monte Drion, dal greco quercia, sarà ribattezzato Monte dell'Angelo.
Nei secoli migliaia di fedeli accorreranno. Ad aspettarli, ecco gli 89 gradini della scalinata di pietra e la porta di bronzo, fatta eseguire a Costantinopoli nel 1076.
Nel vasto antro la sacralità si fa palpabile. Davanti alla statua di S.Michele, opera di Andrea Sansovino, uomini e donne si sciolgono in canti e preghiere. Ma la grotta conoscerà volti illustri: l'imperatore Ottone III, Roberto il Guiscardo, Federico di Svevia, re Ferdinando il Cattolico, ma anche Francesco d'Assisi. Lo speco, almeno quello, vedrà penitenti regnanti e nobili insieme a gente comune.

Mariantonietta Sorrentino Rizzo

 


 
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