di Mariantonietta Sorrentino Rizzo n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13
L' interesse per la memoria è un atto di giustizia e di amore.
Memoria in quanto riscoperta e valorizzazione delle matrici della nostra cultura mediterranea, matrici multietniche.
Memoria per progettare il futuro, per comprendere il presente.
Un viaggio negli itinerari della memoria alla scoperta di una realtà tanto poliedrica quanto seducente.

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N ella regione denominata Enotria, che dalla valle del Sele si spingeva fino al golfo di Taranto, sono state rinvenute tracce di costruzioni che non sembrano opera degli Elleni, nè dei Lucani o dei Bruzi.
La collina di Montedoro in Eboli (Sa) , Costa Palomba degli Alburni (Sa), Tempa Cortaglia in piena Basilicata ospitavano insediamenti agro-pastorali, luoghi privilegiati per lo scambio dei prodotti collegati alla transumanza. I resti di capanne circolari, in alcuni casi,o gli oggetti in legno intagliato ispirati a legami etnici, in altri casi, sono testimonianza reale di un' epoca lontana : la civiltà del Bronzo.
Molti di questi siti furono trasformati in "oppida", veri e propri centri fortificati, quando tra il 600 e il 550 a.C. la falange sannita invase l'Enotria. Agli inizi del IV secolo i Lucani, appartenenti al gruppo osco-sannitico, si erano già appropriati dei punti strategicamente rilevanti di parte dell'Enotria.
Tra gli altri siti Costa Palomba, in territorio salernitano, esibisce una singolare scultura rupestre. Una statua-stele, praticamente, che si erge in una eccezionale posizione di controllo, all'ingresso degli alti pianori degli Alburni. La sua unicità, in Campania, ne rende ardua la datazione. Tuttavia i resti ceramici, ritrovati ai suoi piedi, la fanno risalire all'epoca del Bronzo medio. Tracce di mura poligonali, attribuite a pastori e agricoltori enotri, confermerebbero questa ipotesi. Il sito fu frequentato anche in epoca romana.
Cosa ha di tanto particolare questa statua posta ad una altitudine di 1125 metri, in località Costa Palomba?
L'Antece, questo il nome attribuitogli, ricavato in rilievo nella roccia è contenuto in una zona sacra: esso fa parte di un cenotàfio, o monumento sepolcrale vuoto compreso di un'ara. L'armatura del guerriero è costituita da una cotta stretta ai fianchi da un cinturone di cuoio (o balteo). Nella roccia si riconoscono altri elementi: la lancia, lunga appena tre cubiti, il fodero scolpito sul lato sinistro e l'elmo, appena visibile, sembra del tipo a cuffia, sormontato da un cimiero. L'armatura appare simile a quella dei guerrieri sanniti come ce la descrive Livio. La stessa postura del piede sinistro in avanti ce ne conferma l'identità: era uso dei soli sanniti tale caratteristica, che si spiega con la diversa strategia di combattimento. E in questo simbolo di una teologia tutta guerriera ci pare di vederlo, il fiero sannita, che dovette difendersi non poco di fronte all' invasore romano. Esso ne distrusse l'etnia, come di tutti gli altri popoli italici.
Ma , questa, è un'altra storia.

Mariantonietta Sorrentino Rizzo

 


 
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