di Mariantonietta Sorrentino Rizzo n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
L' interesse per la memoria è un atto di giustizia e di amore.
Memoria in quanto riscoperta e valorizzazione delle matrici della nostra cultura mediterranea, matrici multietniche.
Memoria per progettare il futuro, per comprendere il presente.
Un viaggio negli itinerari della memoria alla scoperta di una realtà tanto poliedrica quanto seducente.

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U n comune denominatore dell'esperienza rurale meridionale è la pastorizia. Prodotti di questa attività antica, quali formaggi o ricotte, ci conducono tra le maglie di in un universo culturale poco conosciuto e appariscente. In esso risuonano parole come transumanza, tratturi, masserie, butteri, casari a rievocare ritmi e consuetidini lontane dalla nostra esperienza urbana, ma proprio per questo seducenti. Gli Alburni in territorio salernitano come l'Alta Murgia in Puglia sono attraversati da una rete viaria primigenia, che andrebbe conservata nella sua unicità. Essa sottointende una civiltà a se stante, un esercito in continuo movimento lungo "tratturi", a volte larghi anche 111 metri e lunghi 244 chilometri.
È il caso del 'tratturo del Re' che collegava l'Aquila a Foggia. Una maglia viaria che si animava di uomini e pecore, scortati da pattuglie di cavalieri regi. Ai margini dei percorsi, poi, s'è evoluta una organizzazione socio-produttiva: la costruzione di ricoveri, stazzi e pozzi. Delle "stazioni di servizio", insomma.
La transumanza fu un fenomeno singolare e grandioso del mondo economico sannita. Lo sfruttamento stagionale dei pascoli, lontani centinaia di chilometri, fu il suo punto di forza. In estate interessava territori appartenenti all'Abruzzo, alla Lucania e al Bruzio, in inverno le pianure laziali e pugliesi. La finalità degli spostamenti era di permettere agli ovini di cibarsi sempre di erba fresca, nonchè godere di climi temperati.
Furono le continue peregrinazioni dei pastori a determinare i contatti e gli scambi culturali. Essi erano portatori di novità, precluse alle civiltà stanziali. Accordi venivano sanciti per regolamentare la transumanza.
L'area geografica impervia, che vide la sua genesi, ebbe sempre alle spalle una storia di emarginazione e di antiche paure. Da qui il culto per la dea Angizia, dea dei serpenti, che dimorava in una grotta ai margini del Fucino. Essa era meta di continue visitazioni da parte degli "addetti ai lavori", che si propiziavano la divinità con culti e rituali.
In epoca cristiana il suo potere apotropaico passò a San Domenico, monaco benedettino itinerante vissuto nel X secolo d.C.
Questo ed altro è la pastorizia, una realtà socio-economica quasi scomparsa, ma una realtà che fa parte della nostra memoria storica e non va nè taciuta nè snobbata.

Mariantonietta Sorrentino Rizzo

 


 
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