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di Luciano Simonelli
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«Ho sempre amato la vita. Chi ama la vita non riesce mai ad adeguarsi, subire, farsi comandare. Chi ama la vita è sempre con il fucile alla finestra per difendere la vita. Un essere umano che si adegua, che subisce, che si fa comandare, non è un essere umano»
Oriana Fallaci
 (da un'intervista del 1979, di Luciano Simonelli, approvata dalla scrittrice).


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PENSIERINI DI NATALE
[Introduzione a parte, i Pensierini si aggiungono giorno dopo giorno fino al 25 dicembre: tornare a leggere questa pagina se volete essere aggiornati]

Chissà perché, ma quest'anno non ho una gran voglia di fare gli Auguri di Natale. Troppo di quello che vedo intorno mi appare falso, improbabile e cresce quasi a vista d'occhio la marea delle persone inaffidabili. E l'inaffidabilità mi sembra che cresca man mano che si sale ai vertici manageriali e politici di questo Paese.
Mi sbaglio? Sono travolto da una ventata di pessimismo?
Certo, quello che si vede accadere nella vita quotidiana e dai discorsi che si sentono fare da troppi che, per un ruolo o per l'altro, hanno "diritto" di essere ascoltati è un mix fra il deprimente, il saccente e l'arrogante capace più di irritare, offendere, indispettire che infondere entusiasmo e una visione ottimistica del futuro.
Problema di errata comunicazione?
Problema di una fisiognomica (anch'essa ha una parte molto importante in una società come la nostra di esasperata comunicazione) che trae in inganno?
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Certo, finora, il tempo mi ha dato sempre ragione: quando una persona mi ha dato una prima impressione negativa alla fine i suoi comportamenti non hanno smentito la mia iniziale diffidenza. Comunque, non c'è chi più di me non esiti a rimettersi in discussione ogni giorno e sarei felice di essere smentito dai fatti. Ma non c'è persona che più di me smetta di combattere, di andare avanti, a testa bassa, sempre, fra mille intoppi, sgambetti
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e vigliaccherie se ha da realizzare un sogno, un sogno in cui crede fermamente come è fermamente convinto che sia giusto. Chi mi segue da anni, da quel 1996 in cui ho cominciato a scrivere queste note sa quale sia il mio sogno culturale, umano ed editoriale in nome del quale sto combattendo, tutto da solo, già da dieci anni.
No, quest'anno non farò gli auguri a nessuno, butterò giù, elencherò in maniera disordinata alcuni pensierini sparsi. A voi, ammesso che ce l'abbiano, il compito di dare a questi un certo ordine e magari, se volete, a conversarne su The Web Park Speaker's Corner.
Dico: CONVERSARNE.
Ma c'è ancora qualcuno che in Italia sa davvero che cosa voglia dire CONVERSARE?
Tanti pontificano, bacchettano, parlano come se "unti" dal verbo della verità, giudicano come se l'unica visione del mondo accettabile fosse la loro.
La mia visione del mondo è molto più semplice, è quella delle buone letture e delle buone maniere: buona educazione, rispetto delle regole della civile convivenza, rispetto delle opinioni di chiunque da qualunque parte vengano, nessun pregiudizio, nessuna censura se non contro chi con le parole e con i fatti vuole rovesciare quell'ordine e quelle regole del vivere civile che ci siamo dati con la Costituzione nata dopo la guerra di Liberazione contro il nazifascismo vinta da chiunque credeva nella libertà e nella democrazia. E lo sottolineo: da Chiunque credeva nella libertà e nella democrazia, non soltanto da quelli di un unico credo politico.

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Hanno ragione i colleghi giornalisti ad essere in sciopero per il rinnovo del contratto di lavoro e soprattutto, a preoccuparsi per tanti giornalisti che vivono nel precariato, sono sottopagati, non hanno alcuna garanzia. Ma vorrei sentire dai cari colleghi - quelli che sono regolarmente assunti, che hanno la garanzia di tutte le loro mensilità e dei contratti integrativi aziendali - una qualche valutazione realistica. I giornalisti, diciamoci la verità, hanno costruito negli anni Settanta Ottanta una protezione sindacale così rigida che ha finito per abbattere la meritocrazia e garantire un posto di lavoro anche, diciamoci sempre fuori dai denti la verità, la conservazione di un posto sicuro di lavoro anche a chi, francamente, non se lo sarebbe meritato. E questo garantismo, che sa un po' di statale, di logica da dipendenti pubblici, ha ingessato tante redazioni. Ha ingessato anche le menti di tanti cari colleghi che fanno poco o pochissimo, che oggettivamente si danno molto poco da fare ma del loro non fare incolpano completamente chi li dirige, che si guardano bene dall'osare di guardarsi intorno e, se si trovano in una realtà in cui sono incompresi, trovarne un'altra di realtà che li comprenda. Naturalmente tra il lamentarsi e il cambiare c'è di mezzo il lavorare allora meglio rimanere aggrappati ad una realtà redazionale che a parole non li appaga ma che nella sostanza garantisce loro, sindacalmente, una inamovibilità dal posto di lavoro. Io, chi mi conosce lo sa bene, sono abituato a parlare chiaro e vengo per questo considerato una persona, diciamo, ispida, ma sono anche abituato a rimettermi sempre in gioco credendo instancabilmente nel sogno che la professionalità (già, la famosa meritocrazia...) alla fine vincerà anche per me (ma spero che non accada troppo tardi). Io, rimettendomi in gioco mi trovo da alcuni anni in una situazione così complicata che per riuscire a sentirmi ancora quel giornalista che sono, innanzitutto e soprattutto, ho dovuto inventarmi questo spazio online e mi ritrovo all'eterna ricerca di qualche collaborazione qua e là. No, non ho la fila di giornali che vorrebbero la mia collaborazione, nonostante il mio curriculum. E non sono il solo tra i veri professionisti a trovarmi in una situazione, per così dire, imbarazzante. La stessa di tanti giovani precari. E intanto, troppi colleghi nullafacenti affollano le redazioni di tanti giornali godendo di una rendita di posizione e mettendosi la coscienza professionale in pace aderendo allo sciopero per il rinnovo del contratto di lavoro. Giusto lo sciopero ma sarebbe l'ora che il sindacato dei giornalisti cominciasse a difendere che vuole davvero fare il giornalista. La discussione è aperta. Anche The Web Park Speaker's Corner, il forum, per approfondire.

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"Scusi? Dove posso andare a suicidarmi?"
"In fondo a destra, Signora..."
Comincia con queste due battute "Babitcru", un mio atto unico scritto nel lontano 1970 e che allora ottenne il Premio Teatrale Città di Milano da parte di una giuria presieduta da Eugenio Montale e che poi fu rappresentato al Teatro San Babila di Milano ed in altri teatri. Trentasei anni fa immaginavo, in questo mio testo, una società in cui era stata sconfitta definitivamente la morte grazie ad una miracolosa medicina il "Babitcru", appunto, che regalava l'immortalità. Ma a questo punto, pensavo, scattava il problema di vivere e anche il desiderio di farla finita con una esistenza insoddisfacente e in tale realtà fantascientifica l'unica modalità per trovare la morte e farla finita, in una società ormai priva di alcuna malattia, era il suicidio. In queste settimane in cui si è molto discusso del caso Welby, fino alla conclusione da lui tanto desiderata e richiesta con determinazione e che ieri notte dei medici lo hanno aiutato a realizzare mi è tornata in mente tante volte questa mia creazione fantascientifica di tanti anni fa. Eppure, fatti naturalmente tutti i distinguo del caso, ci stiamo avvicinando ad una realtà del genere. No, l'immortalità non l'abbiamo raggiunta né la raggiungeremo mai ma il prolungamento della vita oltre limiti inimmaginabili fino a pochi anni fa, sì. E Welby ci ha posto di fronte al problema di quale sia il limite oltre il quale si può spingere la medicina e la tecnologia per tenerci in vita.  Un enorme tema da approfondire, discutere e regolamentare da un punto di vista etico, scientifico, giuridico. Spero che sia questo un discorso che andrà avanti nell'interesse di tutti e nella civiltà di una società che sembra più smarrire dei valori che ricordarli e magari insegnarli. Spero che l'odissea umana di Piergiorgio Welby alla fine sia servita a qualcosa e non a sfuggire la realtà, anzi a strumentalizzarla ad interessi religiosi, politici o scientifici. 

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Non si meritano un Buon Natale né oggi né mai quegli ignoranti (mi verrebbe una parola più forte ed esplicita...) che hanno messo in giro la credenza che usare la Carta di Credito online per pagare questo o quell'acquisto è tremendamente pericoloso. Balle! SuperBalle! Concedetemelo. Per quanto riguarda Simonel.com ed eBooksItalia.com quando si usa la carta di credito si entra in aree supersicure. Per Simonel dentro PayPal che oltre alle carte di credito permette di usare anche le carte prepagate per eBooksItalia quando si paga con Carta Visa o Mastercard si entra dentro Banca Antonveneta Gli ignoranti ed idioti, concedetemi anche questo, che da anni soltanto in un Paese provinciale hanno fatto proseliti sui pagamenti online si sono sempre dimenticati oltre a lanciare avvertimenti terroristici di fare alcune precisazioni. E' stupido oltre che pericoloso effettuare pagamenti attraverso un messaggio di e-mail, chi abbocca è lo stesso sciocco e sprovveduto che si fa turlupinare in strada. Prima di effettuare ogni pagamento controllare che nella barras dell'indirizzo invece che il solito http: vi sia https:, ecco è questa "s" finale che sta per security, sicurezza che vi conferma di essere davvero in un sito sicuro. Tenete infine presente che NESSUNA Banca vi invia via e-mail inviti ad inviare dati come quelli della carta di credito. Mail del genere possono arrivare MA SONO SOLTANTO OPERA DI TRUFFATORI e devono essere immediatamente buttate via nel cestino. Se si hanno presenti queste cose e si opera di conseguenza non si avranno problemi di sorto e per quanto ci riguarda si può pagare tranquillamente con carta di credito attraverso PayPal e Banca Antonveneta .

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No, non sono affatto morto, anche se ho l'impressione che qualcuno abbia messo in giro questa voce per quanto mi riguarda. No, gentili curatori di "Attualità sul Due" - Monica Leofreddi e Milo Infante - e anche chiunque altro lo desideri Luciano Simonelli, il giornalista che per anni ha firmato su la Domenica del Corriere è sempre vivo, vegeto, lavora nel presente e nel futuro e resta l'unico giornalista italiano della carta stampata al quale Oriana Fallaci concesse una lunga e articolata intervista sul tema della saggezza nel 1979. Ho visto casualmente in tv, scherzi davvero del caso, una lunga parte di "Attualità sul Due" di oggi 18 dicembre 2006 dedicata ad un libro scritto su Oriana Fallaci da un suo segretario (operazione decisamente discutibile) in cui dicevano la loro - a parte Anselma Dell'Oglio - un bouquet di personaggi che non avevano mai conosciuto la scrittrice. Per carità, non sto scrivendo questo per "mendicare" una ospitata televisiva ma per stigmatizzare che, mentre la conduttrice del dibattito cita parole che Oriana Fallaci ha detto soltanto a me, nella mia intervista, e alcune delle quali si possono leggere come citazione, in alto, all'inizio di questa pagina, non si preoccupa affatto di andare alla fonte di quelle parole. Provo amarezza. Ho scritto e scrivo molto, scrivo ormai da oltre quaranta anni e ho avuto il privilegio di incontrare tanti protagonisti del mondo culturale nel Novecento. Interviste che non sono passate inosservate al punto che, per mettere un punto fermo sulla paternità di tante conversazioni e al saccheggio che la scorrettezza dilagante in Italia di tanti colleghi, anche di cosiddetta gran firma, che "rubavano" a piene mani quanto da me raccolto, le ho tutte rese disponibili in eBook nella Collana Diario del  Novecento. Mie conversazioni con: Oriana Fallaci, Eugenio Montale, Diego Valeri, Cesare Zavattini, Valentino Bompiani, Isaac Bashevis Singer, Georges Simenon, Harold Robbins, Lucio Mastronardi, Piero Chiara, Natalia Ginzburg, Riccardo Bacchelli, Erica Jong, Odysseus Elytis, Cesare Angelini, Luigi Meneghello... In un Paese culturalmente corretto sarebbe culturalmente e giornalisticamente altrettanto corretto andare alle fonti, citarle e rispettarle. Sarebbe. Comunque, sappiano, anche quelli che lo vorrebbero che, per loro sfortuna, Luciano Simonelli, il giornalista Luciano Simonelli, è ancora felicemente vivo, si diletta ora anche di fare l'editore di libri e pretende rispetto. Un totale rispetto e, quando occorre, anche le scuse.

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Mi telefona un collega per dirmi che nel 2007 ci sarà un editore di meno. Già, lui ha deciso di chiudere. Le motivazioni sono sempre le stesse di tanti altri: più piccolo sei, ogni giorno diventa sempre più difficile andare avanti... Lascio per ora da parte ogni altra valutazione e mi viene da pensare a quanti soldi in questo Paese vengono sperperati dall'amministrazione pubblica a tutti i livelli e a quanto poco, anzi nulla, si faccia, affinché vi sia una situazione di mercato vivibile per chi opera nell'editoria di qualità. Non parlo affatto di aiuti statali, parlo di un sistema Paese che consenta una reale libera concorrenza, che offra l'opportunità di andare avanti a chi lo merita e non a chi è più furbo o ha trovato strade furbe. Un sistema Paese in cui le Biblioteche siano, per esempio, fornite delle risorse necessarie per acquistare i libri e non trionfi l'accattonaggio della copia omaggio, un sistema Paese che quando si occupa di editoria non conversi con chi è già grosso ma si preoccupi di comprendere le esigenze di chi è piccolo ma vorrebbe diventare grosso... Ci sarebbe tanto da fare e per prima cosa LIBERALIZZARE un mercato librario che ormai è completamente ostaggio delle cinque sorelle della grossa editoria italiana. Una grande colpo di Liberalizzazione da parte del vice Presidente del Consiglio Francesco Rutelli, che si manifesta tanto sensibile sull'argomento, sarebbe quello di immaginare una politica per la promozione del libro che escluda chi non ne ha affatto bisogno ovvero il gruppo Mondadori, il gruppo RCS, il gruppo De Agostini, il gruppo Longanesi Messaggerie Italiane, il gruppo Feltrinelli e si preoccupi invece di tutti gli altri: circa quattromila micro-realtà... Scommettiamo che non accadrà mai nulla del genere?

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A proposito di Curriculum e di Invio di Manoscritti due raccomandazioni. La prima è che è purtroppo inutile che ogni giorno via e-mail mi vengano rovesciati decine di curriculum. Come leggete in uno di questi pensierini la mia è una realtà editoriale senza dipendenti: non me li posso permettere. Sia sotto il profilo strettamente economico sia per la mia, per così dire, filosofia imprenditoriale che è quella di una sorta di direttore d'orchestra di alcuni collaboratori esterni che fanno quello che non riesco a fare io. Quindi, mi auguro che finisca questo stillicidio, inutile, di Curriculum che con me non porteranno a nulla. E' altrettanto inutile che arrivino e-mail con allegati manoscritti di varia umanità. Da tempo, per motivi di sicurezza antivirus, non apro gli allegati se non quelli da me specificamente richiesti. Inoltre per i tanti che desiderano proporre un manoscritto ho stabilito un itinerario chiaro, preciso, che prevede un giudizio entro un tempo ragionevole ed anche, se è positivo, un itinerario editoriale. E' scritto tutto nel Servizio Manoscritti: chi desidera sottoporre un manoscritto segua esattamente le istruzioni. Le e-mail con testi allegati sono inutili. Vengono cestinate.

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San Luciano, il prossimo 7 gennaio lo festeggerò a Peccioli, in provincia di Pisa, in una delle belle piccole località italiane dove l'Associazione Libri al Sole insieme con Fidare punta la propria attenzione per diffondere il libro. Non le solite fierette da venditori ambulanti - che i veri editori non dovrebbero frequentare -  ma manifestazioni che sono innanzitutto occasioni di incontro culturale con le comunità locali, in comuni in cui gli editori giungono perché invitati e ospitati, quindi desiderati, per trasmettere il proprio messaggio culturale. E tutto viene naturalmente organizzato per volontà e con il determinante apporto dei comuni. Quello di Peccioli ha puntato l'attenzione sull'editoria per ragazzi con una mostra di libri e un dibattito, appunto il 7 gennaio,  con un titolo che è già tutto un programma: "Scegliere di essere Editori per Ragazzi del Terzo Millennio". Un dibattito che avrò il piacere di coordinare e al quale parteciperanno, oltre al Sindaco Silvano Cecchi e ad Andrea Pratesi, presidente della Fondazione Peccioli per l'Arte, la Cultura, la Solidarietà, addetti ai lavori quali il direttore creativo Max Pinucci, il direttore di produzione Enrico Ciccolini, editori specializzati in editoria per ragazzi come Luisella Arzani, Sara Conti, Gloria Pampaloni, Michele Quirici, le scrittrici Vanna Cercenà e Daniela Bettini, la giornalista Linda Grilli ed Anita Molino, vicepresidente di Fidare. Mi piace questo inizio d'anno dibattendo sull'editoria. Sarebbe bello tornare a conversare serenamente ma seriamente e costruttivamente, non in maniera rituale per poi chiudersi in un individualismo sempre più esasperato. Per andare avanti si deve diventare commercialmente molto ma molto più grandi e per raggiungere questo obiettivo bisognerebbe davvero riuscire a fare squadra. Davvero. Non a parole e poi subito dopo arroccarsi nel propri piccoli interessi che portano chi è piccolo a diventare sempre più piccolo. Ma avremo occasione di riparlarne.

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La riapertura di Palazzo Madama a Torino, lo scorso 16 dicembre, dopo venti anni di chiusura per restauri è un evento che non è passato inosservato. Come sarebbe giusto che non passasse inosservato il fatto che sono l'unico editore che ha dedicato una biografia a Maria Giovanna di Savoia Nemours (che vedete qui a sinistra, sulla copertina del volume, in un rarissimo ritratto conservato al Museo del Prado di Madrid), alla quale si deve la bellezza di questo palazzo - una delle più significative testimonianze del Barocco europeo - che fu la sua residenza. Un bel volume, firmato da Adriana Martinelli e Caterina P. Sanna e intitolato, appunto, Maria Giovanna di Savoia Nemours. Forse, i colleghi torinesi de La Stampa avrebbero dovuto ricordarlo, almeno per dovere di cronaca, questo volume scrivendo i loro articoli. Forse... Sì, sì, lo so, ma chi è questo Simonelli Editore... No, non è la Einaudi e meno che mai la Mondadori... Ma loro una biografia di Maria Giovanna di Savoia Nemours non hanno pensato di pubblicarla. Ma possono sempre rimediare. La solita opera di compilazione con molte note che richiamano il volume pubblicato da questo Simonelli Editore che è sempre molto utile quando c'è da documentarsi... Proprio come ha fatto la Mondadori con i libri su Maria José e Umberto di Savoia. Mi consentite di fare una linguaccia? Solo lo sberleffo mi rimane in una società in cui è riconosciuta e premiata soltanto la furbizia, in cui il compenso che ricevi per il duro e caparbio lavoro culturale che stai facendo è soprattutto il silenzio.

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"Small is the new Big" ovvero Piccolo è il nuovo Grosso è il titolo di un libro di Seth Godin, un imprenditore che negli Stati Uniti è diventato il guru del "microbusiness", e che celebra una realtà che oltreoceano è il fenomeno di questi anni. Naturalmente, provinciali come siamo noi italiani e in particolar modo come lo sono tanti colleghi giornalisti, se negli Usa vanno sempre più di "moda" aziende composte da una sola persona, a zero dipendenti, che fanno business producendo tutto in "outsourcing" ovvero ricorrendo a vari fornitori a secondo delle esigenze del momento, sì che è un fenomeno da prendere in considerazione e di cui parlare. Qualcosa, insomma che, come dicono le persone che ormai parlano da provinciali in anglo-italiano, è "trendy". Naturalmente se c'è qualcuno che in Italia ha immaginato di fare proprio questa cosa già da dieci anni, dall'ottobre del 1995 per l'esattezza, costui viene considerato con la sufficienza e quasi la commiserazione che si regala ad un "poveraccio". Sì, non sarebbe chic, signori miei, chi a zero dipendenti porta avanti questa casa editrice on e off line. Se i miei colleghi giornalisti del "Corriere della Sera" fossero più attenti non parlerebbero nel dicembre 2006 come se avessero fatto una clamorosa scoperta - una pagina intera con il titolo "L'ultima moda negli Usa: aziende senza dipendenti", giovedì 12 dicembre - di una nuova formula di lavoro che hanno invece già sotto casa da tempo, letteralmente sotto casa, visto che la mia "casa" editrice è a poche centinaia di metri dalla redazione del "più grande quotidiano italiano". L'unico collega attento e senza pregiudizi nei confronti della mia formula è stato Gian Marco Walch de "Il Giorno" che il 13 novembre del 2000 mi ha dedicato una intera pagina con il titolo: "L'Editore fai-da-te del Terzo Millennio". Il tempo, passa, il fiume scorre...

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Più ci penso e più mi scappa da ridere per quella faccenda del fattore "C"... Eh, sì, questo tormentone potrebbe essere una sorta di boomerang, alla fine. Infatti tutti citano questo "fattore" interpretando la "C" come la iniziale della parola, pardon, "culo" sinonimo, si fa per dire, di fortuna. Ma perché dimenticare che la "C" può essere iniziale di parole ben diverse, sinonimo, si fa sempre per dire, di ben altro...? Sì, più ci penso, mi scappa da ridere...

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Ho un grande difetto: non so presentare il conto. Quando incontro una persona di talento mi viene naturale darmi da fare perché quelle qualità ancora ignote ai più trovino un loro spazio di notorietà. Sì, è un grande difetto, lo dico con una punta di amarezza, questa mia generosità che ho elargito a piene mani quando facevo il giornalista a tempo pieno e, per circa quindici anni, il critico letterario militante. E ho continuato quando ho mescolato quella professione con l'altra, di editore di libri. Certo, non lo nego, mi piacerebbe un minimo di gratitudine da parte di chi senza di me sarebbe rimasto un nessuno o non avrebbe avuto il piacere di veder riconosciuto almeno una volta il proprio talento. Ma quello che faccio mi viene così naturale da far sembrare tutto troppo semplice, quasi un fatto dovuto...No, non so presentare il conto. No, non mi pare bello dare un valore ai sogni realizzati... Però, ci sarà mai qualcuno capace di realizzare i miei sogni?

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Riforma delle pensioni? La prima riforma a cui tutti i parlamentari di centro, di destra e di sinistra, indistintamente, dovrebbero mettere mano è quella della loro pensioni. Due anni alla Camera e al Senato e, zac!, scatta la pensione. A me pare scandaloso. A voi?

...e i pensierini continueranno qui fino al giorno di Natale: tornate a guardare questa pagina frequentemente.

Conversiamone su The Web Park Speaker's Corner  (23 dicembre 2006)  

(Continua)
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Luciano Simonelli

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