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SE GUARDATE LA TV
ABITUALMENTE provate a fare mente locale. Non vi capita ad un
certo punto di vedere comparire fra gli ospiti, per uno/due
mesi, in ogni programma su cui fate zapping sempre gli
stessi ospiti? Poi, nuovo giro e nuova corsa... e un'altra
squadra di eterni ospiti ecco che si sostituisce
all'altra...
Un caso?
Si sa, il caso recita sempre una grande parte nella nostra
vita quotidiana, almeno per chi ci crede.
Ma c'è poi la massima di un grande saggio della nostra vita
politica italiana che è il senatore a vita Giulio Andreotti.
Una delle sue massime più citate, quasi un faro che guida
tanti naviganti un po' smarriti in questo Bel Paese, è che a
pensar male talvolta o spesso finisci indovinarci.
No, spesso, troppo spesso non è un caso questa
sovraesposizione tv, questa valanga di "ospitate" (come
dicono in gergo gli addetti ai lavori) che si rovescia su un
tal personaggio e su un altro.
E' un gioco per così dire di agenti, di personaggi che
curano per così dire l'immagine di questo o di quello e che
hanno relazioni per spingere tizio, caio o sempronio.
Intendiamoci quella dell'agente è nel mondo anglosassone una
professione seria e anche un supporto fondamentale per
chiunque operi in una realtà di comunicazione sia attore,
cantante, scrittore, showman eccetera eccetera.
Ma, parlo sempre del mondo anglosassone, là è una
professione molto chiara, che a fronte di una percentuale su
ogni ogni guadagno procurato (in genere il dieci per cento)
solleva il personaggio rappresentato (attore, scrittore
eccetera) da ogni problema di ricerca di lavoro.
Questa è la realtà anglosassone dove se qualcuno ti cita
qualche riga di un tuo scritto ti paga quanto previsto anche
se si tratta di centesimi, dove tutta la piccola e media
editoria può vivere con il minimo indispensabile perché se
fa libri di qualità e di catalogo ha la certezza che almeno
un migliaio di biblioteche acquisteranno una copia di quel
suo libro (e nessuno elemosinerà il regalo di una copia...),
dove con estrema chiarezza e limpidezza i vari agenti
cercano di piazzare i propri rappresentati in questo o quel
programma radio/Tv come in qualche produzione
cinematografica.
Ma qui siamo in Italia, amici miei, mica in America!
Io che sono nato filo americano, aderendo pienamente in
tutta la mia vita al sogno che si va avanti per meriti, che
la meritocrazia è quella che conta, che se sei bravo ti
meriterai il posto al sole che ti spetta, è una vita che
sogno di trovare un Agente come quelli che ci sono al di là
dell'Oceano. Con lo spirito che ognuno faccia il suo
mestiere e se so scrivere scrivo mentre a piazzare il mio
scritto ci pensano altri.
We are Italians, dear... Esistono, per esemplificare, anche
in Italia quelle che si chiamano Agenzie Letterarie ma, a
meno che mi sia distratto (potrebbe anche darsi...), più che
preoccuparsi di autori che hanno già un loro consolidato
mercato o rappresentare autori stranieri con un già loro
consolidato mercato internazionale non fanno altro. Ovvero
alcune fanno qualcosa nel senso di farsi pagare qualche
centinaio di euro per valutare manoscritti ed altre
centinaia per fare editing (ovvero rimettere in piedi prose
zoppicanti) ma senza poi procurare reali sbocchi editoriali.
Nel mondo dello spettacolo, in quello radio e tv vagola poi
una marea di maneggioni che in una rete di amico, amico
dell'amico riescono a fare intrufolare tizio, caio o
sempronio qua e là. I più maneggioni e i più ammanigliati
(c'è naturalmente sempre del grasso che cola... qua e là)
hanno la scuderia dei loro personaggi e per un periodo ne
mandano avanti alcuni, per un altro periodo ne mandano
avanti altri... Così, mentre l'ignaro telespettatore si
trova di fronte al primo piano di qualcuno immaginando che
sia lì perché oggettivamente è il più rappresentativo di una
certa realtà artistica o professionale, invece la presenza
del tal dei tali è soprattutto (ogni tanto ci sono delle
eccezioni, naturalmente) il risultato di una serie di
compromessi.
E allora?
Allora vadano avanti i codici etici (a proposito di etica,
non vi sembra che abbia colto un bisogno di questi tempi
pubblicando proprio ora "Lettera ad un Amico della Terra di
Mezzo" di Franco Manni?). Ma li si applichino, se ci sono,
davvero con tutti.
Ora accade che, tornando ai libri, se in Tv si parla di un
libro edito da Mondadori o da qualcuna delle case editrici
di sua proprietà, tanto per fare un esempio, non si
dimentica mai di dare l'informazione bibliografica su chi
sia l'editore ma se, per esempio, si mostra la copertina di
un libro Simonelli Editore non solo non lo si dice il nome
ma o con il pollice o con altro si taglia il marchio per
evitare qualche sguardo indiscreto...
Conversiamone su
The Web Park Speaker's Corner
(7 dicembre 2006)
(Continua)
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