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LA BRUTTA STORIA DELLE TANTE FOTO
AL RICATTO, comunque vadano a finire le cose, è l'ennesimo
campanello d'allarme su un Paese sempre più dominato da
"furbetti" di ogni risma. Lo è sempre di più dominato da
quando - non si comprende il perché - gli intellettuali, gli
uomini di cultura e di buon senso che dovrebbero essere la
Coscienza (e lo scrivo con la C maiuscola) di un Paese, sono
scomparsi. Sì, sono letteralmente scomparsi, a meno che non
si definiscano intellettuali e uomini di cultura quelli che
escono dai loro caldi rifugi soltanto per parteggiare
politicamente per questo o per quello, per
genuflettersi di fronte al potente del momento, per fare
dell'opportunismo la VERA FILOSOFIA DI VITA DEL TERZO
MILLENNIO. Io non faccio parte della squadra e anche a
rischio di essere, come spesso mi è accaduto, l'unico a
sostenerlo, pagando le spese di un totale isolamento, non mi stancherò mai di denunciare questo
scandaloso tradimento di quella che dovrebbe essere la
"missione" di ogni vero, autentico intellettuale.
Sì, questo
scandaloso tradimento della propria missione che si consuma
ogni giorno rinunciando ad interpretare il proprio ruolo di
guida della coscienza collettiva. Mentre a tutti questi
Maestri dell'opportunismo e dell'ipocrisia, pronti a tutto
per una "ospitata" televisiva, rivolgo l'invito a leggere attentamente,
per poter poi tornare ad avere il coraggio di guardarsi allo
specchio, la guida di Etica Filosofica che non a caso ho
pubblicato di questi tempi (Lettera
ad un Amico della Terra di Mezzo di
Franco Manni), vorrei
parlare di un'altra fotografia molto diversa da quella di
cui si legge in questi giorni, di scatti & ricatti.
Intendiamoci, sarebbe soltanto uno sciocco oltre che un
ingenuo chi oggi, come una verginella, affermasse che è un
fenomeno di questi nostri giorni quello di qualche paparazzo
che, trovandosi fra le mani alcuni scatti compromettente per
qualcuno, non sia stato disposto a venderlo al diretto
interessato anziché ai giornali per la pubblicazione.
Dall'epoca della Dolce Vita in poi episodi del genere ci
sono stati, quello che non c'era pare essere (pare)
l'evoluzione dei nostri giorni ovvero far diventare questa,
per così dire, transazione privata degli scatti
compromettenti una vera industria. Mentre, cioè, prima era un
fenomeno occasionale ora - almeno da quel che si
legge - si va in giro con la macchina fotografica per
raccogliere materiale utile soprattutto per questo scopo: il ricatto.
Dicevo che vorrei parlare di un'altra fotografia, di quella
che fa vero giornalismo e che oggi viene fatta soltanto dai
professionisti delle grandi agenzie d'informazione italiane
e straniere e che un tempo veniva invece soprattutto
prodotta da team fotografici di altissimo livello che
operavano in esclusiva all'interno di importanti periodici.
Parlo
della stagione in cui il panorama della stampa periodica
italiana era dominato da testate come Epoca, Domenica del
Corriere, Oggi, Gente. Di queste quattro, erano state
soprattutto le prime due ad investire in una propria
redazione fotografica di altissimo livello. Ho avuto il
piacere di lavorare per circa quindici anni alla Domenica
del Corriere e ho compreso in diretta che cosa fosse la
vera, grande fotografica giornalistica, lavorando come
inviato speciale in coppia con professionisti come Gianni
Gelmi, Gabriele Milani, Angelo Cozzi,
Gillo Faedi,
Evaristo Fusar, Mario Pelosi... Allora la parola
Gossip quasi nessuno la conosceva e meno che mai questi fotografi
con l'obiettivo sempre puntato per raccontare storie vere con le
immagini. Bella stagione, tante avventure per riuscire a portare a
"casa" il servizio. E allora gli "scoop" non erano fotografare la
velina che si sbaciucchia con il calciatore di turno ma personaggi e
situazioni ben più importanti. Sarebbe bello che quelli fra loro che
sono ancora di questo mondo si facessero sentire e, macchina
fotografica in mano, ricordassero - magari attraverso questa pagine
online - a tutti quelli che allora ancora non c'erano il bello
di una stagione di fotogiornalismo che non dovrebbe essere
dimenticata ma, anzi, costituire il punto di partenza di una
rinascita in una realtà purgata da troppi "furbetti".
Conversiamone su
The Web Park Speaker's Corner
(9 dicembre 2006)
(Continua)
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