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È nata la Libreria dei
SeBook,
Simonelli electronic Book,
l'Economica On Line
eBooksItalia.com

Day by Day di Luciano Simonelli

Pensieri ad alta voce. Rubrica ad aggiornamento continuo.
Le riflessioni sono in ordine temporale decrescente:
la prima è sempre la più recente.Cliccando su (Continua) in fondo a ogni pagina
potete leggere quanto scritto in precedenza.

In SeBook: Diario del Novecento - Dieci giornalisti e un Editore
Dentro la Danza - 100 Miliardi di Dollari - I Sette Occhi della Vita


Lettere dall'Inghilterra - La Bacheca Virtuale - Bollicine - Saggi&Saggi

 

 

 

 

 


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MENTRE L'EX MINISTRO TREMONTI SCOPRE L'UTILITA' DEGLI eBook, in un articolo pubblicato sul Corriere della Sera di domenica 29 agosto, mentre si comincia a considerare con minore diffidenza il libro elettronico e, c'è da giurarlo, compariranno gli improvvisatori dell'ultima ora che pure ignorando tutto di questo altro modo di fare editoria giureranno a chi non sa di sapere tutto, affermo senza timore di essere smentito che l'unico luogo in cui si sa davvero tutto sugli eBook è proprio questo, Simonelli Editore on line, ovvero Simonel.com. Sì, amici miei. Non solo io so esattamente come si realizzano eBook per MicrosoftReader, Pdf, Palm, MobiPocket,PageAuthor ed altri ma so anche il perché, "grazie" a certe furbizie multinazionali, il libro elettronico non ha avuto finora vita facile nel nostro Paese. So molte cose, amici miei, e chi fosse interessato a tutte queste cose tenga presente che soltanto qui in Simonelli Editore si fanno fatti e non si perde tempo nel vortice di parole di chi ignora quello che dice di conoscere. Una consulenza? Basta una e-mail. E intanto leggetevi quanto ha scritto Giulio Tremonti sul Corriere della Sera:

L'E-BOOK
RIVOLUZIONE
A SCUOLA

di GIULiO TREMONTI

Escluse le elementari, la «scuola dell'obbligo» costa moltissimo, soprattutto per i libri di testo. La scuola è obbligatoria, ma i libri di scuola sono a pagamento. In media pro capite il solo costo per i libri può supera­re e di molto i 200 euro. Si può arrivare intorno al mez­zo milione di vecchie lire. E un costo regressivo e irra­zionale, perché incide di più su chi ha di meno e — a parità di avere —perché in­cide ancora di più, in una società con pochi figli, pro­prio sulle famiglie che han­no più figli.
In generale, abbiamo in Italia un listino fatto da più di 33 mila «voci» di testi sco­lastici. Un Paese sapientissimo, un'economia da bazar, un brulicare stagionale di traffici che fanno insieme rabbia e tenerezza, voltapagina e apriportafoglio.
È, quello dei libri di scuo­la, un caso tra tanti altri. Un pezzo storico della no­stra complicatissima struttu­ra sociale ed economica. Una struttura che non pos­siamo più permetterci di conservare tale e quale.
Non per fanatismo «mo­dernista» o «mercatista». Ma perché siamo — in Ita­lia, in Europa - relativa­mente sempre più poveri. Non tanto dal lato dei rica­vi, quanto dal lato dei costi. Non tanto perché lavoria­mo e produciamo di meno, quanto perché ci permettia­mo ancora il maggiore dei lussi: il lusso dell'immobilismo. In un mondo che cam­bia vertiginosamente, o ci ri­formiamo o è la realtà che ci riforma. In peggio.
È un discorso difficile da fare e non romantico. Ri­cordiamo la struggente fra­se di Marx, contro la moder­nità (borghese) che «ha la­cerato senza pietà i vario­pinti legami», tipici del vec­chio mondo. Ma è un di­scorso politico ormai neces­sario.
In una fase storica caratterizzata— in Italia, in Europa — da una cre­scente, incombente cifra di povertà— povertà reale, percepita, attesa, assoluta, relativa — troppe voci di costo del vivere ora costituiscono re­ali problemi sociali. Problemi non certo nuovi in sé, ma nuovi nella lo­ro negativa crescente rilevanza so­ciale.
Davanti a questi costi-problemi si può essere variamente struzzi, cini­ci, agnostici o demagogici; romanti­ci reazionari o riformisti; pragmati­ci che tentano l'esercizio riformista per eccellenza: trasformare senza traumi negatività in positività.
Struzzi, cinici, agnostici. Da quasi un secolo, dopo l'estate, le scuole aprono le loro porte e le famiglie i lo­ro portafogli. È sempre stato così e dopo un paio di settimane è tutto superato e dimenticato. I costi ed i rischi politici di ogni cambiamento sono dunque in ogni caso superiori a quelli propri della conservazione. Perciò, conviene lasciare le cose come stanno.
Demagogici. Si tratta di un costo fisso, imposto alle famiglie per adempiere un obbligo? Allora il Go­verno lo deve costituzionalmente fi­nanziare a pie' di lista. Dato che si tratta di un costo proibitivo per il bi­lancio pubblico, l'effetto politico che ne deriva è fantastico: da un la­to, si denuncia un problema sociale; dall'altro lato, lo si perpetua, perpe­tuando di riflesso la rendita politica che deriva proprio dalla sua denun­cia.
All'opposto, si può essere riformi­sti, n costo per i libri scolastici non esiste «in natura». E dunque può es­sere significativamente e progressi­vamente abbattuto. E non solo. L'esercizio riformista può infatti produrre, oltre ad un risparmio, an­che un effetto-investimento. Può ge­nerare un dividendo di modernità enormemente maggiore del rispar­mio stesso.
Per farlo, nel caso qui in oggetto, è sufficiente prevedere che, sperimen­talmente e progressivamente, nel­l'adozione dei libri di testo, a parità di valutazione, sì preferiscano i testi che vengono resi disponibili nella doppia versione a stampa e on line, scaricabile da internet, nelle scuole e nelle case, dietro pagamento pubblico dei diritti d'autore (e/o dei di­ritti di sito). Una spesa pubblica più che sostenibile, questa, a fronte di tanti sprechi.
Gli effetti positivi sarebbero tre: ri­durre il costo di accesso alla scuola; aggiornare in continuo i testi, senza sostituirli parossisticamente ogni due o tre anni, con moltiplicazione dei costì; soprattutto, familiarìzza-re gli scolari con l'informatica, molti­plicando ed espandendo esponen­zialmente accessi e conoscenze, nel-. là forma di una reale continua civil education. Non un libro solo, a paga­mento, ma - via internet — «mille libri» quasi gratis.
Contro questa ipotesi si può reagi­re in termini romantici, articolando un vasto repertorio di critiche «cul­turali», a difesa del libro di carta nel­la scuola.
In specie, nelle critiche, il libro in­formatico interattivo via internet (e-book) non sarebbe quello che è, e cioè pur sempre un libro, seppure un libro non di carta. Ma l'opposto: l'apocalisse del libro. Adottarlo sa­rebbe un attentato all'eternità ed unicità del più fondamentale stru­mento del sapere. E dunque, a cate­na, sarebbe causa di riduzionismo culturale, di mutazione dei testi di scuola in «bignami» tecnologici, di - anarchia, di atomismo, di oscurantismo. Perché, a causa di insegnanti i pigri, gli scolari non potrebbero più scoprire da soli l'integrale ricchezza del testo scolastico (vero invece l'opposto: gli insegnanti sono quasi i sempre migliori dei testi).
Più seria in realtà la reazione «economica» degli editori, dei librai, dei cartolibrai: il passaggio della scuola italiana all'e-book, comprimendone i ricavi, metterebbe in crisi il setto­re. È così, partendo da un caso, che si arriva al centro del più vasto pro­blema che stringe la società italiana: la dialettica tra «pregiudizi & rendite», da un lato; «modernità & sviluppo», dall'altro lato.
In realtà, possiamo davvero anco­ra decidere tra ciò che troviamo giu­sto — o no — conservare, della no­stra società, o dobbiamo comunque cambiarla, per forza, di molto, di cor­sa?
Dieci anni fa, quando generalmen­te si era positivisticamente ottimisti sugli effetti della «globalizzazione», in un saggio («Il fantasma della povertà»), cercavo di intravedere anche gli effetti di transizione nega­tivi che, per effetto della globalizzazione, avrebbero colpito in Europa le masse lavoratrici, strette nella morsa tra salari orientali e costi della vita occidentali.
Salari livellati dalla competizione internazionale. Costi rimasti alti e fissi, come prima. D fantasma pote­va essere battuto, esorcizzato, allon­tanato dall'Europa. Ma non più con la forza-lavoro espressa dalle brac-cia, piuttosto investendo tempesti­vamente e massicciamente in capi­tale umano: in istruzione, in forma­zione. Per inciso, nel frattempo, la Cina è arrivata a creare ogni anno più dì 1 milione di ingegneri; l'India centinaia di migliaia di ottimi infor­matici che parlano inglese. È così, in questo scenario, che allora prese­ro forma alcune idee, tanto sui nuo­vi contenuti di istruzione e formazio­ne necessari nella competizione glo­bale, quanto sui nuovi mezzi di co­municazione necessari per diffonderli e radicarli.
Le «3 I», inglese, impresa, informatica. E l'idea dell'uso sistematico, per istruzione e formazione, dei nuo­vi mezzi: dei network tecnologici, .compresa la televisione pubblica (caveat: la questione è troppo seria .e-Vitale, per il Paese, per introdurre qui l'argomento del «conflitto di in­teressi»). Inglese, impresa, informa­tica? I figli dei ricchi li imparano a casa. E gli altri?
Da allora certo molte cose sono state fatte. Ma moltissimo resta an­cora da fare. Il computer è entrato nelle scuole. Ma il problema non è tanto averlo, quanto usarlo. H pro­blema non è tanto avere un pesce, quanto saper pescare. E proprio l'e-book può essere lo strumento strategico per aprire agli scolari, ogni giorno, sistematicamente, il do­minio magico dell'informatica. Inve­ce, siamo ancora ai testi scolastici di carta e non molto lontani dalla te­levisione che si limita a filmare e tra­smettere «vere» lezioni università-rie. Su questo punto, un'immagine, per spiegazione. Il cinema, come travolgente, rivoluzionario fenomeno sociale, non nasce quando i fratelli Lumière filmano e trasmettono un fatto vero: il treno che entra in stazione. Ma quando si cambia linguaggio, quando si inventano i fatti, quando la mente osa spingersi in do­mini nuovi. Per noi oggi la stazione non può essere solo un punto di arri­vo. Deve essere anche un punto di partenza. Dunque, sapere audere: osare sapere, sapere osare.
Giulio Tremonti 
(29 agosto  2004)
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CHI UCCIDE UN GIORNALISTA non crede alla libertà di espressione, alla democrazia, alla fratellanza fra i popoli, alla pace; chi uccide un giornalista, che per definizione della sua professione-missione è e deve essere al di sopra di governi, parti politiche anche del governo del proprio Paese, è il più vile degli assassini; chi ha ucciso Enzo Baldoni appartiene a un mondo di barbarie che inesorabilmente lo inghiottirà. E nessun pentimento potrà mai giustificare orrori del genere.(25 agosto  2004 ore 24)
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MEDAGLIA D'ORO AL VALOR CIVILE: già due, giustamente, il presidente Ciampi ne ha assegnate alla memoria di altrettante persone tanto coraggiose da sacrificare la loro vita in mare pur di salvare quelle di uomini e bambini che stavano per annegare. E una di loro era un "italiano" di origine africana, uno dei tanti nuovi italiani verso i quali alcuni continuano a nutrire una incomprensibile diffidenza. Io semmai diffiderei e molto di quegli italiani doc, adulti e bambini, che dopo essere stati salvati dall'annegamento grazie al sacrificio di due loro "fratelli" hanno fatto subito perdere le loro tracce. Non un grazie, non una lacrima verso chi si era sacrificato per la loro sopravvivenza. Niente di niente. Fuori dall'acqua e via, mentre chi li aveva salvati moriva. Brutta e squallida questa storia dei salvati, ritratto di una Italia brutta e squallida che, come un virus, si annida tra tanta bella e generosa gente. Ma il passato ritorna, sempre. E arriverà il giorno - è certo - in cui la vita presenterà a questi ingrati il conto del loro squallido comportamento.(24 agosto  2004)
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PENSIERINI PER L'ESTATE 5/ I sogni cavalcano durante l'estate, quando si consuma qualche giorno di vacanza. Sotto l'ombrellone o in un tranquillo alpeggio o magari nella quiete della propria casa circondati da buone letture, buone bevande e da un po' di aria condizionata, se occorre, i sogni assumono contorni, prospettive più incoraggianti, paiono insomma più vicini alla loro realizzazione. E queste settimane d'agosto in cui tutto in Italia pare fermarsi, tranne che nelle località di villeggiatura, sono per chi ha un sogno che vuole realizzare l'operoso laboratorio anche solo mentale per mettere a punto le ultime cose, per registrare meglio idee, pensieri, strategie in vista di una realizzazione che se comincerà a settembre sarà certamente fortunata. Sì, perché il settembre è da sempre, di fatto, il vero inizio di un anno nuovo lavorativo e, si sa, chi ben comincia... dice un popolare proverbio italiano. A settembre, a settembre, amici miei. Che i vostri e i miei sogni possano cominciare a realizzarsi! A settembre! Sereno Ferragosto a tutti, anche a quelli che - chissà perché? - non mi voglio affatto bene. (5 agosto  2004)
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PENSIERINI PER L'ESTATE 4/ Stupenda domenica 1 agosto. Milano è silenziosa e il fruscio di qualche rara auto che passa veloce è come un lontano rumore di campagna. Anche il caldo è addolcito da una leggera brezza e la bassa umidità rende tutto più gradevole. Peccato che domani mattina sarò svegliato implacabilmente, come avviene da oltre sei mesi sabato compreso, dai martelli pneumatici di un vicino cantiere in cui viene ristrutturato un palazzo accanto a quello in cui vivo e lavoro. Ristrutturato e... "astutamente" rialzato di un piano. Tanto ci sono e ci sono stati i condoni... Milano è tutto un condono, ovunque ti giri nel centro vedi impalcature e tetti che si innalzano al cielo di uno, due, anche quattro piani... Ma perché questa nostra società premia sempre i furbi? (1 agosto  2004)
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PENSIERINI PER L'ESTATE 3/ Ai vertici dei Libri dei gruppi Mondadori, RCS & Co.: ehi, ragazzi vi vedo un po' spenti, prevedibili, senza particolari idee. Se volete una mano, io sono qui, mica vi considero concorrenti...Basta una e-mail(30 luglio  2004)
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PENSIERINI PER L'ESTATE 2/ Ma le vacanze sono un obbligo? A mio avviso un Paese non è davvero civile quando, a cominciare dalle televisione servizio pubblico, da fine maggio si comincia a dare dalle trasmissioni più seguite l'arrivederci a settembre e tutto il resto della penisola da uffici pubblici e realtà private entra in una fase di smantellamento per ferie. Mi pare un malcostume tutto italiano. Non capita in altri Paesi europei e meno che mai negli Stati Uniti di assistere tra luglio ed agosto a questo abbandono per vacanze. Mi pare un brutto segnale che si dà ai più giovani questo atmosfera di obbligo di fare le vacanze. Obbligo all'origine di complessi di inferiorità e di frustrazioni che vanno sempre più diffondendosi. Vacanze come status symbol, come il telefonino, l'automobile, un certo tipo di computer portatile... Ma Symbol di quale Status? Un imbecille è meno imbecille se può permettersi di andare ai Caraibi? E quale vacanza è quella di chi abbandona bellamente cani, gatti e anziani genitori per andare ad ustionarsi al sole? E chi non ha le disponibilità neppure di fare una gita fuori porta deve caricarsi del senso di colpa di non poter fare le vacanze?... No, l'estate mi piace ogni anno di meno. E voi? Tutti col complesso delle vacanze?(30 luglio  2004)
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PENSIERINI PER L'ESTATE 1/ Mi pare che in molti negli ultimi tempi stiano perdendo la testa politicamente parlando da qualsiasi parte si guardi. Sia chi è al governo sia chi è all'opposizione si comporta con una visione di Paese molto lontana dalla realtà con il risultato che da una parte e dall'altra se la dicono e se la ridicono come se vivessero in un altro loro mondo anziché in questo nostro mondo... Il risultato? A meno di miracoli, quando fra un paio d'anni dovremo andare alle urne per le elezioni politiche bisognerà davvero, come disse una volta Montanelli, "turarsi il naso" prima di scegliere di votare per il centro sinistra o per il centro destra...(29 luglio  2004)
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IO RESISTERÒ QUELL'ATTIMO IN PIÙ... Leggete, amici, leggete questa splendida poesia che un grande talento come Ermanno Bartoli che sono orgoglioso di avere scoperto alcuni anni fa on line, mi ha inviato proprio oggi. Lui, che ormai mi conosce da tempo sapeva di farmi leggere versi che avrei sentito "miei". È vero, come lo è che Ermanno Bartoli ha un talento naturale che merita di essere scoperto e sostenuto. Ma ve ne fornirò l'occasione, nei prossimi mesi. Intanto, per l'estate, fate conoscenza con lui andando ad acquistarvi una sua raccolta di racconti - Il Primo Libro di Barlow - in SeBook per MicrosoftReader. Ed ecco i versi che ora mi ha dedicato. Sì, io Resisterò quell'attimo in più...E voi?

IBERNAZIONE

Resisterò quell’attimo in più
di quanto non dureranno le tempeste,
la guardia alta - all’angolo
come si addice ad un incassatore.
E tratterrò per me il respiro
finché ne avrò bisogno,
e aiutato dalle corde
mi sosterrò dai colpi,
la guardia alta
come si addice ad un incassatore.
E tratterrò per me i pensieri…
e tratterrò per me il mio ardire,
la voglia di ribattere ad ogni colpo -
la guardia alta -
come si addice ad un incassatore.
M’ibernerò il cuore
così da non sprecarlo troppo nello sforzo
ed esser pronto,
più giovane di quanto la mia vita,
per quando potrò uscire e finalmente…
Resisterò quell’attimo in più.

Ermanno Bartoli

(18 luglio  2004)
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DICIAMOCI LA VERITÀ, INTORNO AGLI EDITORI INDIPENDENTI, intorno a chi come me ha ahimé nel suo DNA una costante pulsione a pensare sempre al bene collettivo della "specie", da tempo è sorto un bel business. È quello di furbini, di furbetti e di furbastri che "riempiendosi la bocca" lanciando iniziative nel nome dei piccoli editori o editori indipendenti fanno unicamente i loro interessi e lasciano i soggetti della situazione sempre al punto di partenza, anzi con qualcosa di più, ovvero sempre più "soli, sedotti e abbandonati". Sono stato felice di aver smontato con un paio di domandine precise all'ultima Fiera del Libro di Torino una signora che fresca di parrucchiere, con il mignolino alzato di chi fa la distinta, cercava di convincere i cosiddetti piccoli editori alias indipendenti a confluire in una nascente libreria romana tutta dedicata a loro a patto che... questa è la sintesi che avevo subito fatto ascoltandola, i rischi, tutti i rischi dell'operazione fossero di coloro i quali dovevano essere difesi. Intendiamoci, la veloce sintesi non era stata frutto di una mia particolare genialità ma, come spesso accade, era scaturita da un'esperienza della vita. Sì, perché, per dirla alla toscana, io sono stato uno di quei "barbagianni" che hanno aderito ad una simile iniziativa ma in quel di Firenze. E sono stato punito perché la storia, lo so bene, ha la sua innegabile verità e allora chi è di origine senese non dovrebbe mai fidarsi dei fiorentini. La battaglia di Montaperti di appena quasi ottocento anni fa dovrebbe ricordare che fra la città del Palio e quella del Giglio non è che tradizionalmente sia corso buon sangue. Ma il mio pacifismo endemico mi crea dei vuoti di memoria e allora... punito. Credevo di essermi creato un'occasione per tornare a respirare l'aria toscana almeno una volta al mese, credevo che tra conterranei - anche se fiorentini... - si potesse, mese dopo mese, sviluppare un discorso culturale. 180 euro al mese, Iva compresa, per una vetrina permanente di tutti i miei libri in una neonata libreria "per i piccoli editori" più un appuntamento mensile per dialogare con il pubblico fiorentino dei libri e di tutte le cose che sto creando portando i miei autori e tante altre persone di mia conoscenza. "Simonelli Book Show" avevo ribattezzato il tutto e soltanto chi ignora il mio pedegree professionale o ha avuto l'arroganza di non informarsi con chi aveva a che fare può aver sottovalutato il significato letterale - anche se in lingua inglese (forse ignota ai suddetti "libai"?) - della semplice definizione. Sì, mi pareva una deliziosa occasione fare, letteralmente, uno SHOW mensile di comunicazione e divulgazione culturale. Occorreva soltanto che la suddetta libreria mi indicasse il giorno e l'ora giusta per questa mia presenza fiorentina e garantisse, in occasione di tali appuntamenti, almeno un minimo di pubblico con il quale conversare. Ebbene, ricevute le indicazioni del giorno e dell'orario giusto ho cominciato gioiosamente a "scendere" da Milano a Firenze... A gennaio, ho trovato soltanto come pubblico tre miei parenti e un autore fiorentino che avevo convocato io per un saluto e non c'era l'indicazione dello Show neppure in un angolino della vetrina della libreria; in febbraio, le persone erano due... dipendenti delle libreria... Ho salutato tutti, dall'esimio direttore commerciale che all'inizio di questa storia mi aveva pomposamente passato un curriculum proponendosi di collaborare con Simonelli Editore... e tutti gli altri del gruppetto, dicendo che sarei tornato appena mi avessero  fatto sapere che c'era del pubblico... Non li ho più sentiti ma ogni mese, perché io sono una persona corretta anche in mezzo alle scorrettezze degli altri, verso loro i 180 euro, Iva compresa. E lo farò fino alla fine dell'anno, come da impegni presi e da me rispettati - ma fin da qui do disdetta (che formalizzerò per raccomandata) entro i 90 giorni previsti che dal primo gennaio 2005 questo "giochetto" finisce ma fino al 31 dicembre 2004 guai a loro se tutti i libri Simonelli Editore non sono esposti e in regolare vendita nello spazio appositamente riservato e pagato - ma certi comportamenti, lo squallore di cose del genere resta... Peccato, ragazzi. Avete perduto una occasione e non credo che abbiate un grande futuro davanti a voi. A meno che... No, ma che mi viene in mente! Signori e persone corrette si nasce, non si diventa... (17 luglio  2004)
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L'ESTATE PORTA CONSIGLIO O SCOMPIGLIO? L'estate per me porta sempre qualcosa di nuovo. Sì, curiosa stagione l'estate per quanto mi riguarda: mentre la maggior parte della gente si incolonna sulle autostrade, viene presa dalla frenesia del week end o delle vacanze al mare, mentre le città si svuotano io tiro le fila dei "pensierini" di un intero inverno e, invece della cicala, faccio la formica che costruisce, che continua silenziosamente a costruire, mattone dopo mattone, l'edificio di un progetto cominciato nel 1996 e che ora sta forse arrivando al tetto. Che cosa sarà? Chi mi conosce bene lo può certamente intuire e condividere con me il sorriso che faccio qui sopra. A tutti quelli che non mi amano, a quelli privi di idee che da anni mi sbirciano rubacchiando qua e là una creatività che non rinuncio mai ad esprimere dico semplicemente che sono più "vivo" e più vispo che mai. Peccato tanti piccoli nemici miei... Peccato per voi, naturalmente. (17 luglio  2004)
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ECCO PERCHÉ LA SCORSA SETTIMANA, quando mi intervistava in diretta in «Cominciamo Bene Estate» su Rai Tre Selvaggia Lucarelli mi appariva ancora più bella e radiosa del solito. L'ho scoperto oggi. Perché era innamorata, perché stava per sposarsi. Ha detto il suo sì la sera di giovedì 15 luglio. Auguri, signora Selavaggia! (16 luglio  2004)
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VENERDI' 9 LUGLIO è stata per me una giornata davvero particolare. Intorno alle 12,30, subito dopo il TG, ho partecipato in diretta alla trasmissione di Michele Mirabella e Selvaggia Lucarelli «Cominciamo Bene Estate» che quel giorno aveva come tema conduttore: i Dialetti. Già essere chiamato ad intervenire perché i curatori della trasmissione avevano dedotto navigando on line che il mio Dialettando.com (mio e di Fabrizio Carioni di Golem100) era il sito più interessante e più frequentato era stato un piacevole riconoscimento delle fatiche che sto facendo per puro impegno culturale dal lontano 1997 dove proprio qui su Simonel.com cominciai ad aprire le pagine Dialetti d'Italia. Ma ancora più piacevole è stato il dopo di un intervento in diretta in cui la splendida Selvaggia Lucarelli che mi intervistava mi ha messo particolarmente a mio agio e Michele Mirabella, visto da vicino, ha confermato le sue doti di gran signore oltre che di uomo di raffinata cultura. Il dopo, dicevo, è stato travolgente. Ero ancora a Roma e mi stavano accompagnando verso l'aeroporto per rientrare a Milano che Fabrizio Carioni - il geniale Fabrizio, colui al quale va il merito di aver creato e realizzato gli automatismi che rendono così semplice da usare Dialettando.com (...e si sa come sia complesso nella realtà come nel mondo della tecnologia fare le cose semplici, dalla parte di chi le utilizza) - mi informava che una valanga di visitatori, di e-mail, di messaggi nel Forum, di inserimenti di nuove parole, proverbi, poesie, racconti si stava abbattendo su Dialettando.com Se erano mille le persone fisiche che normalmente entrano ogni giorno nel sito dopo l'apparizione televisiva si sono raddoppiate e tutte queste persone hanno aperto in un solo giorno oltre novantamila pagine. Ma a parte i numeri il fatto più confortante è stato il coro di consensi su Dialettando.com, di gradimento e apprezzamento per quanto stavo facendo, le commoventi e-mail degli italiani sparsi nel mondo che avevano potuto vedermi grazie alla meraviglia del satellite. Pensate, dalla Thailandia, dall'Uruguay, dal Sudafrica... Sì, è stata davvero una grande esperienza quella che ho potuto fare grazie alla sensibilità di Michele Mirabella, Selvaggia Lucarelli e lo staff dei loro autori. Chissà, se quel mondo industriale e anche politico che sperpera tanti soldi in iniziative lontano dalla gente, si renderà conto che qui ci sono due persone che di tasca loro, senza nulla guadagnare, realizzano un progetto culturale dalla parte della gente vera, che tocca le radici degli interessi culturali degli italiani della Penisola e dei milioni sparsi per il mondo. RaiTre e una trasmissione televisiva davvero dalla parte della gente se ne sono accorti, sarebbe bello che ve ne accorgeste anche voi sostenendo la realizzazione di questo grande sogno che dovrebbe essere comune. (12 luglio  2004)
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LA FRANCIA STA SCOPRENDO GIOVANNI PASCOLI attraverso la traduzione de Il Fanciullino curata da un acuto studioso come Bertrand Lavergeois ed edita da Michel De Maule. Ho ricevuto questo volume di pregevole fattura e ho arricchito il mio tesoro di soddisfazioni morali. Il curatore, nel suo ampio quanto accurato saggio di presentazione, conferma l'importanza della prima vera biografia del poeta da me pubblicata nel 1998 e firmata da Gian Luigi Ruggio (Giovanni Pascoli, tutto il racconto della vita tormentata di un grande poeta): ad essa fa riferimento nelle sue note biografiche citando la nostra fonte non soltanto in bibliografia ma per esteso nel corpo delle sue pagine introduttive. Grazie, professore, e grazie di questa lezione di correttezza transalpina. In questa nostra Italia invece spesso non solo non si cita ma talvolta si fotocopia e si stampa. Come ha fatto tempo fa una casa editrice partenopea che ha prodotto un libricino su Tolkien vantando una bibliografia tolkieniana che non è che la "scannerizzazione" di quella contenuta in Introduzione a Tolkien. Ma, si sa, questo è il Paese dei furbi e degli ignoranti. E di questi ultimi ce ne sono tanti anche nel mondo della carta stampata dove non si è capito, sprofondandolo nel silenzio delle non recensioni, che J.R.R.Tolkien Autore del Secolo di Tom Shippey è un testo considerato in tutto il resto del mondo come fondamentale per conoscere e approfondire l'opera tolkieniana (e non senza sforzi me ne sono assicurato dalla HarperCollins i diritti di traduzione in italiano, traduzione che è stata realizzata magistralmente dai giovani studiosi di Endòre) con il pregio, tutto anglosassone di fondere il rigore critico con una grande leggibilità. Ma i poverini che scrivono per professione di libri sui giornali questo non lo sanno e poi leggere i libri che ricevono è uno sforzo per loro immane...(2 luglio  2004)
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LA BELLOCCI, LA BELLOCCI ripete convinto, perseverando nell'errore, il ragazzo da lunghi capelli ad aureola che intervista in studio il conduttore della 7 dopo averlo presentato come nuovo, giovane e grintoso editore napoletano. Dove stia la sua grinta nell'aver pubblicato per ora un libro di poesie e una romanzo non si capisce. Si comprende solo la sua ignoranza per niente corretta dal conduttore tv nel giorno del premio Strega. La Bellocci, la Bellocci continua a ripetere impavido il poverino. Forse, avrebbe voluto dire la Bellonci, la Bellonci, la creatrice insieme con il marito Goffredo Bellonci del premio Strega: Ah, tu vipera gentile...(1 luglio  2004)
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BIBLIOTECA E MANOSCRITTI DI GIUSEPPE PONTIGGIA tutti in Svizzera. No, non c'è da meravigliarsi più di tanto di questa ennesima prova della disattenzione dell'Italia - a livello ufficiale ma, cominciamo pure a dirlo chiaramente, anche a  livello "ufficioso" di grandi aziende private le quali potrebbero diversificare i loro milionari in Euro investimenti pubblicitari dedicandone una piccola parte alla cultura con un ritorno di immagine certamente più consolidato di una aleatoria pagina qua e là su quotidiani e periodici - verso il proprio patrimonio culturale. Visto che nessuno in Italia pareva preoccuparsi troppo delle "tracce" di un grande autore del Novecento come Pontiggia, giusto che tutto sia passato nelle più sicure mani svizzere. A proposito, istituzioni tipo la Fondazione Cini sanno che cosa è stipato nei loro magazzini o devono ancora aprire le casse? (26 giugno  2004)
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 LEGGO E CONDIVIDO. Scrive Maria Latella su Io Donna, il supplemento in rotocalco allegato al Corriere della Sera di oggi 26 giugno: "Sulla vicenda dei tre ostaggi italiani il fondatore di Emergency, Gino Strada, ha sollevato un polverone. Prima dichiara: «È stato pagato un riscatto di nove milioni di dollari». Poi, richiesto di prove, farfuglia: «Me l'han detto tre iracheni». Se fosse un cronista al New York Times, l'avrebbero licenziato.(26 giugno  2004)
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QUATTRO ANNI FA, LA MATTINA DEL 26 GIUGNO 2000, PIER CARPI diceva improvvisamente addio alla vita.
Una morte improvvisa e imprevista di fronte alla quale, come sempre, non c'erano vere parole ma un silenzio rispettoso. Ma allora come oggi non è possibile tacere di fronte a un altro assurdo silenzio che aveva circondato l'ultimo suo libro, «Gesù contro Cristo».  Un silenzio tanto assordante da costringere chi come me aveva creduto in quell'opera - decidendo di pubblicarla nel 1997 - a una rassegnata resa: alla fine dello scorso anno ho tolto il libro dal catalogo Simonelli Editore e ho mandato al macero le migliaia di copie che giacevano da quasi sette anni dimenticate da tutti in un costoso magazzino.
Sì, dimenticate proprio da tutti, anche dai molti che a parole sonr dae sostegno ad un autore specialmente nell'occasione degli anniversari ma che quando poi si tratta di farlo tangibilmente acquistando una copia del suo libro si guardano subito intorno nella speranza che ci sia qualcuno (in primo luogo l'autore e l'editore) a regalargliene una copia.
Per tre anni insieme con Pier Carpi e per circa quattro anni da solo, dopo la sua improvvisa scomparsa, ho atteso il miracolo che «Gesù contro Cristo» venisse finalmente scoperto e ricevesse l'attenzione che meritava.
Inutile attesa, tutti hanno pensato ad altro. Forse anche coloro i quali oggi, quattro anni dopo la scomparsa di Pier Carpi, si riuniscono per celebrare la memoria di questo autore certamente controverso, strano e discutibile per certe sue scelte, talvolta anche un po' millantatore, ma che se giudicato esclusivamente sul piano letterario aveva creato un'opera che meritava di trovare almeno quei tremila lettori (tante erano le copie stampate) a cui era rivolta invece delle poche centinaia di copie che è riuscita faticosamente a vendere.
Il modo per onorare veramente la memoria di Pier Carpi sarebbe stato quello di preoccuparsi che il suo ultimo volume arrivasse davvero al pubblico dei lettori. Ma, si sa, questa è l'Italia, grande Paese in cui a parole tutti sono pronti a fare chissacché ma quando si tratta di passare ai fatti...
Qui i fatti sono che c'è stato un autore che ha certamente scritto un romanzo difficile e c'è stato un editore che ha avuto il coraggio di pubblicarlo. Ma sia l'uno che l'altro sono stati abbandonati alla loro sorte anche da chi oggi celebra giustamente il grande scrittore.
«Gesù contro Cristo» era un romanzo che quando uscì nel 1977 venne sistematicamente rifiutato "a scatola chiusa" da critici e librai, quasi fosse circolata una strana parola d'ordine che imponeva di respingere un volume giudicato molto bello da quei lettori che, nonostante questo "muro", erano riusciti a procurarsene una copia. E l'assurdo di tutta questa faccenda "molto italiana" sta nel fatto che proprio "il lato umano" di Gesù - proprio quello evidenziato prima di altri da Pier Carpi nel suo romanzo - fu la chiave di tanto successo popolare (14 milioni di telespettatori solo in Italia) di uno sceneggiato tv , «Jesus», e di tanti altri libri che sono usciti fino a giungere al recente film di Mel Gibson.
Credevo che il tempo fosse galantuomo, che sarebbe sempre arrivato il giorno in cui i conti sarebbero tornati, credevo che il «Gesù contro Cristo» di Pier Carpi ("l'uomo e il divino, ma alla fine vince la fede") potesse finalmente trovare l'attenzione che meritava. Questo sarebbe stato il mondo migliore per ricordare e salutare un personaggio come Pier Carpi, narratore popolare di qualità. No, il tempo non è stato affatto galantuomo con lui.
«Gesù contro Cristo» è dovuto andare al macero: sarebbe bastato trovare tremila lettori in sette anni... Addio, Pier Carpi. (26 giugno  2004)
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(Continua)

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