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Saggi&Saggi  di Maria Santini

«Candida Soror»
di Maria Santini
Il racconto della vita di Mariù Pascoli  - ORDINALO ONLINE >>>
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Ha scritto Mario Pazzaglia nella sua recensione su la Rivista Pascoliana:
   «La biografia di Maria, notevole sia per la ricca documentazione, sia per il rigore dell'interpretazione e il giudizio costantemente aggiornato e incisivo.[...] »


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Luciano Simonelli sottolinea la qualità di scrittura dei Gialli di Maria Santini leggendo alcune pagine di «i Pascoli del Mistero».

OGGI di Ieri

 Attualmente i rotocalchi sono sgargianti di colori e pieni di pubblicità con la parte fotografica che supera di gran lunga quella scritta.
Materia del gossip sono sopratutto attori e attrici della nostra televisione e dello schermo internazionale ma pure politici e persone a qualsiasi titolo famose o anche appena un pochino note.I pettegolezzi sulle famiglie reali riguardano esclusivamente quella d’Inghilterra e casa Grimaldi, con puntate brevi e poco convinte sulle altre dinastie europee.
 I Savoia, a meno che Vittorio Emanuele non picchi qualcuno, hanno smesso da un pezzo di fare notizia.
 Abbondano gli articoli in forma di intervista a domanda e risposta. Il perché è chiaro: per comporli basta un registratore e oggi sono ben pochi i giornalisti di gossip che sanno scrivere.


Per ordini solo dall'Italia


Per ordini solo dall'Italia

 Voglio qui ricordare il padre di tutti i rotocalchi o, se si preferisce, la madre di tutte le riviste: il famoso “Oggi” diretto da Edilio Rusconi.
 Infatti nel periodo che va all’incirca dal 1947 al 1954 “Oggi” anche se non era l’unico settimanale in circolazione, risultava tuttavia quello più popolare.
 Allora i rotocalchi svolgevano una funzione importante dato che in età pre-televisiva rappresentavano per l’italiano medio la sola fonte di notizie alternativa alla radio.
 “Oggi”, rigorosamente in bianco e nero, aveva un formato grande: allora non si badava allo spreco di carta. Sulla copertina un’immensa fotografia prendeva tutto il foglio ed era consacrata alla notizia principale della settimana: sotto di essa c’erano alcune righe di spiegazione che rimandavano ad un articolo all’interno. L’ultima pagina era trattata come la prima: altra grande foto, altra notizia in calce.
 Successivamente questa controcopertina fu occupata dalla pubblicità che in quei primi anni invece era assai poco invadente.
 L’interno era formato di articoli che però prevalevano di gran lunga sulle foto che li illustravano. Erano scritti in un italiano più che dignitoso e la spicciativa forma dell’intervista a domanda-risposta non era conosciuta. Non esagero nel dire che quella prosa ha fatto la sua parte nel far conoscere la lingua italiana alla borghesia dialettofona: dico borghesia perché, ovviamente, era essa la grande fruitrice del giornale.
 Quegli articoli erano anche bene informati. Mai approssimativi: una notizia, una volta data, non subiva variazioni. Sembrano cose da niente, ma fateci caso: oggi le notizie non sempre sono precise e gli estensori degli articoli spesso danno credito a divi, dive e divette che le sparano grosse.
 Allora, si dirà, “Oggi” era la rivista perfetta?
 Naturalmente no: era un prodotto dignitoso e compilato con professionalità ma bisogna considerare l’epoca in cui nacque e prosperò. Gli anni che vanno dal dopoguerra al 1955, e anche i successivi, furono ben diversi dai nostri: la società italiana era soffocata da quei due pilastri del perbenismo che si chiamavano “morale” e “censura”, questa seconda nata per difendere la prima.
 Per morale, detta anche, allora, comune senso del pudore, intendo la degenerazione di quello che in sé è un lodevole atteggiamento spirituale: imperversava infatti una tremenda ipocrisia. Allora non si parlava di unioni di fatto: nessuno conviveva con nessuno o meglio quelli che lo facevano non lo andavano a dire in giro anzi cercavano di mascherarsi. I divi si sposavano tutti, così da noi come nella puritana America: quelli fra i nostri attori che, non potendo divorziare, si erano rifatti una vita cercavano di farsi annullare il primo matrimonio o contraevano all’estero nozze che in Italia non venivano riconosciute. I rotocalchi, quindi, e “Oggi” in testa, nel loro fare gossip dovevano vedersela parecchio con la censura: e se per un caso essa non interveniva, c’era sempre un privato cittadino pronto a denunciare in tribunale il minimo attentato alla morale.
 “Oggi” se la cavava piuttosto bene. Di gossip ne faceva parecchio ma in tono minore rispetto ai tempi nostri: nessuno si sarebbe mai sognato, per esempio, di fotografare un uomo politico mentre, al mare, si cambiava il costume. Inoltre ai pettegolezzi venivano affiancati altri soggetti.
 C’era l’informazione politico-sociale, orientata dalla peculiare visione del direttore Rusconi. C’erano articoli, scritti devo dire con un certo brio, riguardanti letterati e artisti del passato anche lontano. Erano interessanti e svolgevano una certa opera culturale. I servizi fotografici spesso erano peculiari dell’epoca. Per esempio, per un certo periodo diversi italiani “eccellenti” aprirono le loro case perché fossero fotografate. Ricordo quella della Callas, ricca di orpelli, ed altre di attori e nobili. Ma naturalmente ci fu chi alzò subito la voce: non mancò il cittadino comune che si ribellò, trovando immorale che quelle persone ostentassero ricchezza mentre c’era tanta gente che moriva di fame. Al giorno d’oggi, sia detto en passant, i cosiddetti Vip sono piuttosto alieni dal mostrare i loro piccoli paradisi, e non per pudore: temono l’immediata visita dei ladri e soprattutto un controllo fiscale…
 E veniamo al piatto forte del giornale, cioè il gossip.
Premettiamo che, a dispetto dell’epoca e della censura, nel periodo da me trattato vi furono due grossi e insopprimibili scandali: ma ne parleremo dopo. Nella routine di quel tempo, con gli attori di Hollywood che si sposavano magari sei volte ma non si abbandonavano a convivenze e i nostri divi che pure cercavano di dare un’immagine di sé rassicurante e casalinga, la categoria diciamo così artistica non dava grandi brividi. E’ forse per questo, oltre che per il direttore monarchico, che “Oggi” diventò il paradiso delle principesse.
 Non che le poverine fossero molto trasgressive: anzi era il tempo in cui le regine che oggi sono signore anziane erano soltanto delle ragazzine. Ma con le loro storie semplici e pulite facevano tenerezza ed aiutavano a vendere. Di principesse ce n’era un esercito che copriva l’Europa da capo Nord ad Atene. C’era Beatrice d’Olanda, allora poco più che bambina, bianca e rossa come una contadinella, con tre sorelle del suo calibro: c’era Margarethe di Danimarca pure lei fornita di sorelle, giovanissime anche loro ma già alte e slanciate come indossatrici: c’erano Sofia e Irene di Grecia che, con aria vagamente infelice, erano sempre al seguito della loro volitiva madre, la regina Federica. C’erano ben quattro principesse di Svezia, sorelle del monarca attuale e due norvegesi, zie dell’odierno principe ereditario Haakon, che si fecero notare per essersi incaponite, in quell’epoca così poco permissiva, a sposare due borghesi.
 C’erano poi, predilette da Rusconi, le principessine di casa Savoia in esilio: Maria Pia, già adolescente, che presto avrebbe dato un bell’incremento alla cronaca con il suo fidanzamento e matrimonio: e poi le due bambine, la bionda e nordica Maria Gabriella e la piccola Beatrice “Titti”, bruna e simpatica.
 Per la verità “Oggi” parlava spesso anche del loro fratello, Vittorio Emanuele, un tenero ragazzino biondo, col ciuffo. Faceva la sua parte anche la regina Maria José. Di lei, ormai signora ultraquarantenne, veniva sempre ribadito il talento di scrittrice storica .
Fin qui ordinaria amministrazione. Ma in questo panorama di treccine, gonnelline e calzini ripiegati sulle scarpette di vernice oppure di corredi cuciti dalle suore o ancora di austeri studi, spiccavano due principesse super, con una marcia in più, come diremmo oggi: Margaret d’Inghilterra e Soraya imperatrice di Persia ( allora si diceva così invece che Iran).
 Intorno alla Margaret di quegli anni non era scoppiato ancora lo scandalo della relazione con il borghese e divorziato Peter Townsend. Ma Margaret era, al contrario delle principessine citate, una donna fatta e godeva fama di essere vivacissima. Non fa meraviglia quindi che il gossip si buttasse su di lei anche perché sulla principessa ereditaria e presto regina Elisabetta, sua sorella, non ci furono mai pettegolezzi.
 Ma anche Margaret impallidisce di fronte all’eroina del rotocalco di quegli anni, Soraya, che si impadronì della scena dal momento in cui, avvolta in un bianco abito fiabesco, andò sposa allo scià dell’Iran Reza Pahlavi (1951), e la tenne per tutto il periodo in cui fu imperatrice ed anche per un bel po’ dopo tanto che alla fine risultò inflazionata. Nel periodo che trattiamo la giovane donna era imperatrice, sia pure sempre più pericolante. Per sua sfortuna, infatti, ma per la gioia del gossip, dal suo favoloso matrimonio non nascevano figli: ed era “colpa” sua, si diceva, perché lo scià dalle precedenti nozze una figlia l’aveva avuta. Quindi intorno a quella culla imperiale che restò ostinatamente vuota il gossip si scatenò e imperversò con il contorno di intrighi veri o supposti serpeggianti nella corte di Reza Pahlavi.
 Ho parlato dei due scandali di grosso calibro.
Si trattò, naturalmente, di due amori appassinatamente consumati, che produssero figli ma senza il legame del matrimonio. Il primo fu quello del regista Rossellini e dell’attrice Ingrid Bergman(1949): roba da ridere, ai giorni nostri, ma allora sia da noi che in America scoppiò il putiferio e la Bergman fu a un pelo dal rovinarsi la carriera. Ma in fondo un briciolo di comprensione c’era da parte dei lettori: il mondo del cinema, si sapeva, era quello che era, formato da personaggi stravaganti e irresponsabili.
Dove invece ci fu un generale e crudele accanimento fu nel secondo caso, quello di Fausto Coppi e della sua “ Dama Bianca”( 1953). Oggi la loro vicenda avrebbe fatto notizia, certo, data la fama del grande campione, ma si sarebbe conclusa senza traumi con due divorzi e una nuova unione: allora prevalsero il falso moralismo e l’acredine. Coppi e la sua donna subirono un linciaggio morale senza precedenti e anche “Oggi” fece la sua parte.
 Eppure poco prima della bufera proprio su “Oggi” era apparso un lungo servizio sulla famiglia della Dama Bianca, presentata come un’ amica e nulla più di Coppi: lei e suo marito, quel dottor Locatelli che poco dopo l’avrebbe denunciata per adulterio e spedita in galera, si erano fatti fotografare volentieri sullo sfondo della loro bella casa, in compagnia dei loro splendidi bambini.
 Un’ultima annotazione. Anche la già menzionata Callas faceva la parte del leone nel gossip di quegli anni ma solo come artista: si esaltavano i suoi trionfi e si puntava molto sulla sua rivalità con l’altra grandissima cantante del periodo, Renata Tebaldi. E, quando la soprano greca in pochi mesi passò da un fisico sovrabbondante alla taglia di una indossatrice, si scatenarono le congetture più strane. Ma non c’era altro: allora la grande interprete appariva felice ed appagata accanto al marito italiano. Non per nulla era conosciuta con un nome da cantante ottocentesca: Maria Meneghini Callas.

Maria Santini
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Maria Santini  è nata a Torino ma vive a Roma da molti anni. Autrice di numerose pubblicazioni a carattere storico e fantastico, si è occupata di narrativa per la scuola rivisitando, in uno stile avvincente e personalissimo, i luoghi della memoria. L'insaziabile curiosità intellettuale è un dato caratteristico di questa scrittrice che offre al lettore una qualità di scrittura e una capacità narrativa assai rare. Ha pubblicato in volume da Simonelli Editore:  Matilde di Canossa, Liszt. In edizione elettronica, SeBook Dieci Romanzi Gialli ...ed ora i Primi 7 Romanzi Gialli di Maria Santini sono usciti in libreria >>>




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