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Day by Day
di Luciano Simonelli

Pensieri ad alta voce.
Rubrica ad aggiornamento continuo.
Le riflessioni sono in ordine temporale decrescente:
la prima è sempre la più recente.
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Lettere dall'Inghilterra - La Bacheca Virtuale - Bollicine - Tecnologia&eBook

 

 

 

 

 

 

l.simonelli@simonel.com



NOI DI SIMONEL.COM, DI SIMONELLI EDITORE, DE L'ISTRICE E DI DIALETTANDO.COM SIAMO TUTTI MADRILENI (12 marzo 2004)
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 IL GIORNO DOPO LA STRAGE DI MADRID, mentre purtroppo cresce il numero dei morti che ormai si avvicinano ai duecento, si intrecciano le ipotesi e le riflessioni su chi ha potuto immaginare e pianificare una serie di attentati di questo genere. Le autorità e i commentatori spagnoli sono sempre più propensi a vedere in tutto questo la matrice interna, dell'ETA e non viene dato troppo credito alla rivendicazione di Al Queda anche se qualcuno avanza l'ipotesi di una sorta di "collaborazione". La realtà è comunque che mettere in atto un piano terroristico di queste dimensioni richiede un grande dispiegamento di forze e il coinvolgimento di molte persone. L'11 marzo viene definito da molti giornali spagnoli come "il nostro 11 settembre". E la Spagna questa sera si prepara a una grande manifestazione contro il terrorismo. Si svolgerà questa sera a Madrid. (12 marzo 2004, ore 9.00)
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TREDICI BOMBE A MADRID che esplodono nelle stazioni ferroviarie nelle prime ore del mattino, quando più alto è il numero di persone. 13 bombe, 193 morti, 1400 feriti, e il numero delle vittime è purtroppo destinato a crescere: una strage, un altro 11 settembre, un attentato dell'ETA alla vigilia delle elezioni politiche spagnole o un attacco terroristico della banda di Bin Landen che a tarda sera (intorno alle 23) ne ha rivendicato la paternità? Qualunque sia la matrice, la realtà è una sola: dei vigliacchi hanno ucciso vigliaccamente tanti innocenti che non c'entravano affatto con le loro assurde motivazioni. Sì, perché sono sempre assurde e infami le motivazioni di chi compie degli attentati. Come altrettanto assurde sono quelle di chi in Francia protegge, difende, dei delinquenti italiani, degli assassini rifugiatisi Oltralpe perché sarebbero stati dei perseguitati politici. Dalla fine della seconda guerra mondiale ad oggi l'Italia è una solida democrazia che hanno tentato inutilmente e sanguinosamente di abbattere quei terroristi che ora godono all'estero di quel rispetto della libertà e della vita che loro stessi hanno negato agli innocenti che hanno ucciso.(11 marzo 2004)
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MARIO UGGERI, con quel sorriso sempre un triste anche quando rideva, se ne è andato via da questo nostro mondo con tutto il suo mondo di grande artista popolare che aveva affascinato milioni di lettori. Quelli che negli anni Settanta e Ottanta seguivano la Domenica del Corriere, grande settimanale popolare nel senso più nobile del termine (basti  citare un vice direttore che si chiamava Dino Buzzati...), e trovavano nelle sue copertine disegnate l'istantanea del fatto della settimana più rilevante o quelli che leggevano fumetti come Buffalo Bill su L'Intrepido... Ricordo l'emozione quando, come un pesce d'Aprile, ebbi il piacere di entrare a far parte della redazione de La Domenica del Corriere il 1° aprile del 1970. Ricordo che quando io, cucciolo della redazione, venni presentato ad Uggeri ebbi quasi un "sturbo"... Possibile, era proprio lui, l'uomo magro, leggermente incurvito dall'abitudine di piegarsi sul tavolo da disegno quello stesso Uggeri che mi appassionava sulle pagine dell'Intrepido? Sì, era davvero lui, davanti a me. Anzi, da quel giorno era mio collega! Grazie Mario, di essere esistito. Grazie per quel ritratto che ha fermato il mio volto nell'aprile 1970 su una menabò della Domenica del Corriere e che ho qui davanti a me, incorniciato, mentre scrivo di getto queste righe. Ciao, Mario Uggeri. Arrivederci a quando ci ritroveremo tutti noi che ci volevamo bene perché animati da uno spirito creativo e da una lealtà che, ahimé, è ormai difficile trovare, causa "inquinamento" che a tutti i livelli seppellisce sotto il suo scuro manto ogni bella storia. (10 marzo 2004)
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IL SENSO DELLA MISURA: come ben sa chi segue con assiduità queste mie note quotidiane lo invoco frequentemente. Ma non credo che sia un mio "pallino", credo proprio che da tempo, da più parti e in occasioni sempre più frequenti, si sia perduto il sacrosanto Senso della Misura. Lascio da parte la politica dove questo esercizio di serena convivenza, pur nella diversità delle convinzioni, ormai lo considero definitivamente smarrito, salvo essere felicemente smentito da miracolistici ravvedimenti. Ma Il Senso della Misura lo si pratica sempre meno - e questo è ancor più preoccupante - nella vita quotidiana e professionale. Si perde il Senso della Misura quando si confonde la disponibilità di chi è professionalmente molto preparato con quasi una sua "stoltezza"; si perde il Senso della Misura quando si immagina di poter facilmente e velocemente improvvisare una professionalità che non si può acquisire altrimenti se non dopo anni di studio e di lavoro; si perde il Senso della Misura quando - privi di idee originali - ci si aggrappa alle idee originali di altri appropriandosene bellamente la paternità appena costoro voltano le spalle; si perde il Senso della Misura quando non si riesce a percepire che certe cose accadono o sono accadute soprattutto perché a guidare le operazioni era qualcuno che godeva di stima e di rispetto; si perde il Senso della Misura quando non si capisce che nei rapporti professionali come in quelli umani hanno un valore altrettanto professionale ed economico le cosiddette norme della buona educazione e del rispetto umano; si perde il Senso della Misura quando al colloquio e al confronto si immagina soltanto il sussurro e al parlar chiaro si preferisce la vigliaccheria di un silenzio strategico; si perde il Senso della Misura quando si cade vittima di una tale vertigine di superiorità da immaginare di poter avere davvero in mano tutte le chiavi per dominare una situazione. Nella vita quotidiana come in quella professionale è sempre in agguato l'imprevisto che nei gialli fa diventare miseramente imperfetto quello che in teoria sembrava il più perfetto dei crimini. Guai a perdere il Senso della Misura. La vita sociale e professionale sono lastricate da miriadi di illusi che credevano di poter fare bellamente a meno del sacrosanto senso della misura ed è su questo piano, prima che su qualsiasi altro, che l'arroganza di qualcuno ha decretato il fallimento di imprese che avevano invece tutte le carte in regola per essere di successo. Questione di Senso della Misura, ragazzi.(6 marzo 2004)
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TUTTO PARE MOLTO FACILE, è sorta di sbornia creata dal progresso tecnologico. Ormai, visto che esistono hardware e software che alleviano il peso di tante operazioni dando a molti l'illusione di essere fotografi, art director, editori eccetera eccetera ecco che il campo pare aperto agli improvvisatori. Un paio di cartelle su di un progetto editoriale, farcite da tabelle pescate qua e là e ripulite in power point, target di lettura, "declinazione" di questo o di quell'altro (quanto piace il verbo "declinare" agli improvvisatori ma quando c'è da declinare veramente un verbo e passare dal presente al congiuntivo è una catastrofe...) sono ormai in grado tutti metterle insieme. E in tanti, al solito scopiazzando qua e là, si avventurano in business plan con cifre di fantasia e break even altrettanto di fantasia. D'altronde, la cosiddetta finanza creativa è andata bene a qualcuno per oltre un ventennio... perché allora chiudere le porte a una possibilità? Eh, sì, siamo forti nel Bel Paese nella progettualità. Un po' più deboli nei cosiddetti "progetti sostenibili". Già, per esempio, è molto facile progettare un qualche nuovo giornale un po' complesso è poi riuscire a farlo veramente. Soprattutto quando si sottovaluta il fatto che per fare un giornale occorrano dei professionisti che si chiamano giornalisti, ma quelli veri, che con le unghie e con i denti nell'ambito di una professione non facile sono riusciti a conquistarsi l'albo e la professionalità dei giornalisti professionisti. Ma a che servono i giornalisti? Si chiedono in molti. Per scrivere, per fare un giornale basta chiunque sappia usare un programma di scrittura e sappia mettere quattro frasi in croce. I numerosi fallimenti delle iniziative giornalistiche made in Italy sono lastricati da queste sempre più radicate convinzioni. (1 marzo 2004)
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NON E' VERO CHE I SOGNI MUOIONO ALL'ALBA, vengono uccisi, stupidamente, dalla improvvisazione di dilettanti che hanno una sola abilità: riuscire a far credere di sapere quello che ignorano. Ed è quest'ultimo un gioco che riesce sempre meglio. Non c'è niente di "meglio" di quando ignoranti parlano ad altri ignoranti: sia gli uni che gli altri fingono di sapere ciò che ambedue non sanno.(28 febbraio 2004)
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IL TICKET IN BIBLIOTECA E' UNA AUTENTICA SCIOCCHEZZA: hanno ragione da vendere le biblioteche che non soltanto in Italia hanno promosso per lo scorso 21 febbraio una giornata di protesta contro il fatto che si parla, appunto, "della possibilità di introdurre un ticket per il prestito in biblioteca". Una ipotesi a mio avviso e, spero anche ad avviso di tanti altri editori indipendenti, inaccettabile per chi abbia davvero a cuore la diffusione della lettura. Ed è per me una autentica scoperta leggere che dovrebbe esservi per Legge europea - ne ignoravo totalmente l'esistenza e sarei lieto di saperne di più - una remunerazione degli autori e degli editori per prestiti effettuati in biblioteca, remunerazione evidentemente disattesa da alcuni Paesi, Italia e Spagna compresi, se l’ Unione Europea ha aperto contro di loro un procedimento di infrazione. Anche una legge del genere è una sciocchezza e forse sarebbe il caso di avviare a livello europeo una raccolta di firme per abrogarla. La vera remunerazione per autori ed editori dalle biblioteche potrebbe avvenire soltanto se queste ultime fossero fornite di mezzi sufficienti per svolgere compiutamente la loro missione ovvero mettere davvero a disposizione dei loro frequentatori più libri possibile avendo le risorse per acquistarli. Sistemi bibliotecari da prendere ad esempio sono quelli inglese e statunitense. E quei sistemi - dotati di mezzi adeguati - costituiscono davvero "uno zoccolo duro" nell'economia di ogni editore indipendente. Immaginate una realtà in cui vi sono decine di migliaia di biblioteche attente a quanto si pubblica e con la possibilità di acquistare almeno una copia di quanto esce. Il grande mercato delle biblioteche sarebbe una certezza nel mare dell'incertezza della distribuzione e delle librerie... Ma in Italia ancora molta strada si deve fare in questo senso. Accanto a un nutrito numero di Biblioteche davvero serie e con il supporto economico delle varie amministrazioni locali ve ne sono troppe altre che sopravvivono di volontariato e che inviano alle case editrici appelli per ricevere libri in dono... No, così si torna alla solita storia che, in Italia, nel mondo dei libri, comunque la rigiri, l'unico a pagare è sempre uno solo: l'editore.(22 febbraio 2004)
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 SEMPRE A PROPOSITO dei libri in vendita in abbinamento con i quotidiani, ora, come si sa, dopo narrativa, saggistica storica, biografie, libri per ragazzi, enciclopedie, l'offerta si è appena allargata anche alla Poesia. A "soltanto" di 5,90 Euro (che sono pur sempre "soltanto" più di diecimila delle vecchie lirette...), settimana dopo settimana il meglio della poesia e, come primo volume, al solito in omaggio per lanciare la nuova collana, un "corposo" Montale introdotto da Giovanni Raboni. Ricevutolo in regalo con la consueta copia quotidiana del Corriere della Sera ho naturalmente sfogliato il volume che le cronache del giorno dopo hanno annunciato che ha avuto una diffusione di ben un milione di copie in regalo: numero stratosferico per un volume di poesia ma, si sa, che a "caval donato" e un libro, basta che lo regali, lo vogliono tutti, fanno anzi la ressa...Se poi sono anche le poesie di Montale... Ma del volume in questione - le poesie di Montale già le ho in più preziose raccolte e ho anche avuto il piacere di conoscere il poeta  in occasione del conferimento del Nobel per la Letteratura - mi ha incuriosito un piccolo-grande particolare. Nelle prime pagine si specifica che la collana "La Grande Poesie" è, tra gli altri, una iniziativa di Telecom Progetto Italia ovvero, ne deduco, rientra negli investimenti culturali che Telecom sta facendo nell'ambito, appunto, del Progetto Italia. E mi viene da sorridere, mestamente. Penso ai tempi ormai abissalmente lontani in cui proprio grazie al mecenatismo culturale sono potuti emergere talenti nel mondo dell'arte, della musica come della letteratura; mi viene in mente un nome: Adriano Olivetti.  Oggi, invece, molte sono le grandi aziende che fanno investimenti culturali ma dove li indirizzano? Dove oggettivamente non servirebbero. Per carità, ognuno è libero di investire in cultura come meglio crede ma non sarebbe eticamente migliore indirizzare risorse dove realmente occorrerebbero? Montale e meno che mai il Corriere della Sera non avevano affatto bisogno del supporto di Telecom, tante altre iniziative, tanti altri autori, sì. (19 febbraio 2004)
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COSTA SOLTANTO...12,90 Euro oltre al prezzo del quotidiano che fa, naturalmente, 0,90 Euro ed ecco che in edicola il Corriere della Sera offre a 13,80 il volume dell'enciclopedia Rizzoli-Larousse in 22 volumi... Miracoli dell'Euro: vi immaginate se prima della sua sacrosanta comparsa qualcuno avesse pubblicizzato un libro in edicola che costava soltanto 26.720 lire. Soltanto?! Ma tutti stanno correndo nelle edicole ad acquistare romanzi, enciclopedie, biografie, collane di poesia, saggi storici, che costano soltanto dalle diecimila obsolete lirette in su, e tutti, naturalmente, con la favola dell'allegato al quotidiano. E quando qualcuno va a cercare un volume uscito la settimana precedente compra anche il quotidiano insieme con gli arretrati? Il germe che i libri si vadano ormai a comprare soltanto in edicola si è talmente insinuato nella convinzione collettiva che anche per il politico quelli sono veri libri: tutti gli altri, quelli prodotti dalle tante case editrici appartengono a un altro mondo...Sentite questa: con la ridefinizione del SIC (Sistema Integrato di Comunicazione) previsto dalla legge Gasparri sono stati eliminati i libri. Ma non tutti. Nel "paniere" su cui verrà calcolato il tetto antitrust del venti per cento di risorse fatturabili escono di scena i libri ma restano quelli allegati ai giornali. «Siamo esterreffatti» ha dichiarato in un comunicato stampa Federico Motta, presidente dell'AIE (Associazione Italiana Editori). Anche noi.(3 febbraio 2004)
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LA PHILIPS E' UN'AZIENDA che quando ha scommesso su un prodotto innovativo ha sempre mostrato di aver visto giusto. Fu la prima, lo ricordano quelli della mia generazione, ad immettere sul mercato le audiocassette con relativo piccolo registratore da portare a tracolla e microfono che faceva sentire tutti subito dei giornalisti radiofonici. E le audiocassette sono state una autentica rivoluzione come ora lo sono i DVD. E in tutti i passi in avanti nella tecnologia di grande consumo la Philips è stata sempre all'avanguardia, ha fatto tendenza ed ha soprattutto colto per prima ciò che sarebbe stato un grande successo. C'è da sperarlo anche questa volta. Lo sperano soprattutto tutti quelli che, come me, credono profondamente nel libro elettronico come altro modo per fare editoria. Riempie infatti di ottimismo e fa intravedere rosee prospettive l'annuncio da parte di questa industria che si butterà a testa bassa a produrre industrialmente dispaly con carta digitale. Di che cosa si tratta? Quella della carta digitale è una storia che sperimentalmente dura da anni, è un foglio di plastica dello spesso appena appena di più di una foglio di carta normale ma capace di fare una cosa eccezionale...
Racconta
Alessio Balbi su la Repubblica:
La soluzione di Philips consiste in uno strato di inchiostro elettronico spesso 200 micron spalmato tra un circuito organico e una pellicola di una plastica trasparente chiamata polyimide. L'inchiostro elettronico contiene migliaia di capsule bianche e nere. Le bianche hanno carica positiva, le nere hanno carica negativa. Basta applicare un campo elettrico a una determinata area del circuito per attrarre le particelle bianche, piuttosto che quelle nere, e disegnare qualunque tipo di figura.
"Il vantaggio dei circuiti organici", spiega Bas van Rens, direttore generale di Polymer Vision, "è che possiamo farci passare la corrente anche se li stampiamo su un foglio molto sottile e flessibile. In questo modo, l'intero display può essere piegato". Per rendere più chiare le sue parole, van Rens tira fuori dalla tasca il fodero di una penna. Il display si arrotola lì dentro. "L'inchiostro elettronico, inoltre", continua van Rens, "mantiene la carica. Così, una volta che l'immagine si è fissata sul display, si può anche togliere la corrente. Un vantaggio notevole in termini di consumi, specie sui dispositivi mobili". Tra i difetti dello schermo ci sono la mancanza di colori e la lentezza del refresh: ci vuole circa un secondo per comporre un'immagine, il che impedisce la riproduzione del movimento. Inoltre il display misura appena cinque pollici. Ma alla Philips già ne immaginano le possibili applicazioni. "La disponibilità di un dispositivo come questo", dichiara l'azienda in un comunicato, "stimolerà enormemente lo sviluppo di libri, giornali e riviste elettroniche, e anche nuovi servizi offerti dagli operatori di telefonia mobile".
"Alla Polymer Vision abbiamo portato il progetto dalla fase di ricerca a quella di preproduzione", spiega van Rens. "Ormai siamo in grado di costruire parecchi display ogni settimana, integrando la fabbricazione dei display con quella delle componenti elettroniche. Ora siamo alla ricerca di partner che ci aiutino a industrializzare il processo, e a portarlo dalla fase di sviluppo alla produzione di massa".
(1 febbraio 2004)
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NELLA GIORNATA DELLA MEMORIA ecco disponibili due nuovi SeBook per non dimenticare quella che è stata la realtà dell'Italia durante la Seconda Guerra Mondiale. Apparentemente, sono dei romanzi. E lo sono certamente anche ma è, come dicono gli anglosassoni, historical fiction, e, come diciamo noi, si tratta di romanzi che prendono spunto dalla realtà e in cui - proprio perché l'autore è uno scrittore ma anche un serio ricercatore - la fantasia rende ancora più credibile la realtà. Ottime letture, consentitemi, da affiancare alle molte altre disponibili nella librerie on e off line sull'Olocausto, sull'orrore dei campi di sterminio nazisti. I due SeBook, che ho finora soltanto citato, sono dello stesso autore Riccardo Maffey e si tratta esattamente di Gioco a somma zero e di The Sand against the Wind. Sì, il secondo è in inglese e rivela una particolarità di questo scrittore e giornalista. Maffey è un italiano che ha trovato però in Gran Bretagna la sua nuova patria laureandosi là, svolgendo là la sua professione di giornalista - ha lavorato a lungo per la BBC - e diventando anche cittadino inglese. Sono orgoglioso di aver incontrato on line un personaggio come lui che già da dieci settimane firma su L'ISTRICE la rubrica settimanale Lettere dall'Inghilterra in cui ci dà uno spaccato dal vero di che cosa "bolle in pentola" oltremanica. Questi suoi SeBook, che vi invito a leggere (anche quello scritto in inglese: può essere un ottimo esercizio per approfondire la conoscenza della lingua), non sono che i primi di una articolata serie... Continuate a seguire queste pagine: Maffey riserva per tutti grandi sorprese...(27 gennaio 2004)
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SPLENDIDA RAVENNA... Non avevo mai avuto il piacere di visitare la città dove il sommo Dante Alighieri ha la sua tomba e dove si può ammirare la grande bellezza dell'arte bizantina. A farmi scoprire la città è stata l'occasione della presentazione da parte dell'Associazione Dante Alighieri di un volume di Franco Gàbici, Gadda - Il dolore della cognizione, che ho avuto il piacere di pubblicare. E' stato davvero molto stimolante questa breve trasferta. La città è molto bella e a misura d'uomo, anzi di bicicletta, grazie alla bella idea di chiudere al traffico tutto il centro storico e di mettere a disposizione dei cittadini un bel numero di biciclette. E la gente non è affatto insensibile ai richiami culturali con un sempre folto programma di manifestazioni. Alla presentazione del libro di Gàbici ha davvero riscaldato il cuore di un editore indipendente come sono la vista della  grande sala Matha, nel centro della città, così affollata che alcune persone sono dovute rimanere in piedi. Marco Antonio Bazzocchi,  giovane e brillante docente di Letteratura italiana all'Università di Bologna, ha tenuto davvero una bella conferenza "intorno" a Gadda e al libro di Gàbici che, da par suo, ha poi offerto riflessioni molto interessanti. Insomma, una bella presentazione, con bella gente, attenta, come raramente siamo abituati a vederne noi che siamo inquinati dalla distrazione e dall'atteggiamento scettico che trionfa in occasioni del genere in grandi città come Milano, Roma, Torino. E l'Associazione Dante Alighieri è stata una ospite particolarmente attenta, raffinata come si addice a una Associazione che fa davvero cultura. E trascorrere alcune ore insieme con Franco Gàbici ha aggiunto piacere al piacere. Pensate, ci siamo visti a Ravenna per la prima volta. Sì, perché la nostra conoscenza e poi reciproca stima e amicizia è scattata proprio qui, on line, sul filo di tante e-mail poi arricchite da telefonate. Oggi i libri nascono anche grazie al supporto tecnologico di Internet e nascono anche bene, lasciatemelo dire, per quanto riguarda il Gadda di Gàbici e anche la sua rubrica Bollicine che ormai tiene compagnia a tutti i lettori da 112 settimane. E la gita a Ravenna mi ha regalato anche una fitta nevicata, quella nevicata di cui parla Gàbici proprio nella Bollicina di questa settimana. Grazie, Ravenna. (25 gennaio 2004)
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L'ALTRO GIORNO HO AVUTO UN BEL BATTIBECCO con un "grande scrittore" insignito della medaglia di un "grande premio letterario" perché non riteneva che fosse omogeneo con un sito letteraria parlare, che so, del compleanno di una grande attrice come Kim Novak o magari ricordare la scomparsa di un'altra grande attrice del cosiddetto "teatro leggero" come Delia Scala. Strani birignai hanno questi intellettuali per definizione. Anzi, non vedono più in là della loro definizione di essere intellettuali... E sempre proni davanti al potente... Ah, non hanno nulla da eccepire, per loro sono senza dubbio culturalmente molto rilevanti tutti quei comici che firmano non libri per grosse case editrici. Mondadori, Einaudi (che poi è come dire la stessa cosa con sigle diverse) sono un sigillo di garanzia culturale... Comici, sì, ma di cultura. Ma non mi faccia ridere! (16 gennaio 2004)
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MA SI POTRÀ MAI DAVVERO REALIZZARE in questa nostra Italia un progetto eticamente importante senza che l'invidiuzza di turno ci metta la zampetta e faccia di tutto per bloccarlo perché pare fare ombra all'insicuro "capo" di turno? No, nell'incolto mondo dei cosiddetti uomini di cultura che ruotano intorno ai libri questo non sarà mai possibile nella penisola. (8 gennaio 2004)
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INFAME... una parola per me desueta ma quando oggi il mio interlocutore l'ha utilizzata per definire un individuo che mentre ti sorrideva davanti per mesi, forse per anni ha sparlato di te e del tuo lavoro naturalmente dietro le spalle mi è sembrata molto efficace. Potenza della nostra lingua!(4 gennaio 2004)
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ANNO NUOVO, VITA NUOVA? Certamente voglia di una vita un po' diversa in cui non si fanno più "sconti" a nessuno, in cui con la piena consapevolezza delle professionalità personali e di quelle messe in campo dalla casa editrice si valuta ciò che interessa o meno abbandonando comunque, per sempre, lo spirito di grande disponibilità nel guidare gli altri in ambiti nei quali ho personalmente e abbiamo, come Simonelli Editore, una qualificata professionalità. Non si tratta di una vertigine di presunzione è una virata determinata dalla constatazione che non esistono più, professionalmente, le condizioni per momenti di generosità essendo ormai le forze umane in campo solo meschinamente protese a prendere più che ad apprendere con la prospettiva poi di condividere, tutti insieme, il buono che ne possa derivare. Quindi anno certamente diverso, in cui andrò dritto per la mia strada, per realizzare il mio e i miei progetti. Ma non rinuncerò certamente ad esprimere apertamente le mie opinioni soprattutto nell'ambito in cui sono più competente, quello editoriale, naturalmente. La differenza sarà che non le donerò più a nessuno per dare contenuto a questa o quella iniziativa, insomma il mio pensiero sarà e resterà soltanto mio, non andrà più ad alimentare il vuoto di pensiero di altri. Anno Nuovo, Vita Nuova? Ma, sì, atteggiamento nuovo nei confronti della vita e, per quanto riguarda l'editoria, la ancora più radicata consapevolezza che si è giunti a un bivio in Italia per quanto riguarda le case editrici indipendenti. Da una parte, c'è il vicolo cieco che porta tutti verso un progressivo annientamento soffocati dalle quattro o cinque grandi sorelle dell'editoria. Dall'altra, c'è la strada, vera, aperta della reale indipendenza. Ma è una strada che possono percorrere soltanto coloro i quali hanno davvero delle idee, vedono lontano, sono dotati di grande coraggio e grande intraprendenza, hanno nel loro dna anche la voglia di fare sistema con i propri colleghi... Ma di tutto questo parleremo in molte altre riflessioni da domani in avanti.(2 gennaio 2004)
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(Continua)

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