NOI DI SIMONEL.COM, DI
SIMONELLI EDITORE, DE L'ISTRICE E DI DIALETTANDO.COM SIAMO TUTTI MADRILENI
(12 marzo 2004)
IL GIORNO DOPO LA STRAGE DI
MADRID, mentre
purtroppo cresce il numero dei morti che
ormai si avvicinano ai duecento, si
intrecciano le ipotesi e le riflessioni su chi ha potuto immaginare e
pianificare una serie di attentati di questo genere. Le autorità e i
commentatori spagnoli sono sempre più propensi a vedere in tutto questo la
matrice interna, dell'ETA e non viene dato troppo credito alla
rivendicazione di Al Queda anche se qualcuno avanza l'ipotesi di una sorta
di "collaborazione". La realtà è comunque che mettere in atto un piano
terroristico di queste dimensioni richiede un grande dispiegamento di forze
e il coinvolgimento di molte persone. L'11 marzo viene definito da molti
giornali spagnoli come "il nostro 11 settembre". E la Spagna questa sera si
prepara a una grande manifestazione contro il terrorismo. Si svolgerà questa
sera a Madrid. (12
marzo 2004, ore 9.00)
TREDICI BOMBE A MADRID
che esplodono nelle
stazioni ferroviarie nelle prime ore del mattino, quando più alto è il
numero di persone. 13 bombe, 193 morti, 1400 feriti, e il numero delle
vittime è purtroppo destinato a crescere: una strage, un altro 11
settembre, un attentato dell'ETA alla vigilia delle elezioni politiche
spagnole o un attacco terroristico della banda di Bin Landen che a tarda
sera (intorno alle 23) ne ha rivendicato la paternità? Qualunque sia
la matrice, la realtà è una sola: dei vigliacchi hanno ucciso vigliaccamente
tanti innocenti che non c'entravano affatto con le loro assurde motivazioni.
Sì, perché sono sempre assurde e infami le motivazioni di chi compie degli
attentati. Come altrettanto assurde sono quelle di chi in Francia protegge,
difende, dei delinquenti italiani, degli assassini rifugiatisi Oltralpe
perché sarebbero stati dei perseguitati politici. Dalla fine della seconda
guerra mondiale ad oggi l'Italia è una solida democrazia che hanno tentato
inutilmente e sanguinosamente di abbattere quei terroristi che ora godono
all'estero di quel rispetto della libertà e della vita che loro stessi hanno
negato agli innocenti che hanno ucciso.(11
marzo 2004)
MARIO UGGERI,
con quel sorriso sempre un triste anche quando rideva, se ne è andato via da
questo nostro mondo con tutto il suo mondo di grande artista popolare che
aveva affascinato milioni di lettori. Quelli che negli anni Settanta e
Ottanta seguivano la Domenica del Corriere, grande settimanale popolare nel
senso più nobile del termine (basti citare un vice direttore che si
chiamava Dino Buzzati...), e trovavano nelle sue copertine disegnate
l'istantanea del fatto della settimana più rilevante o quelli che leggevano
fumetti come Buffalo Bill su L'Intrepido... Ricordo l'emozione quando, come
un pesce d'Aprile, ebbi il piacere di entrare a far parte della redazione de
La Domenica del Corriere il 1° aprile del 1970. Ricordo che quando io,
cucciolo della redazione, venni presentato ad Uggeri ebbi quasi un "sturbo"...
Possibile, era proprio lui, l'uomo magro, leggermente incurvito
dall'abitudine di piegarsi sul tavolo da disegno quello stesso Uggeri che mi
appassionava sulle pagine dell'Intrepido? Sì, era davvero lui, davanti a me.
Anzi, da quel giorno era mio collega! Grazie Mario, di essere esistito.
Grazie per quel ritratto che ha fermato il mio volto nell'aprile 1970 su una
menabò della Domenica del Corriere e che ho qui davanti a me, incorniciato,
mentre scrivo di getto queste righe. Ciao, Mario Uggeri. Arrivederci a
quando ci ritroveremo tutti noi che ci volevamo bene perché animati da uno
spirito creativo e da una lealtà che, ahimé, è ormai difficile trovare,
causa "inquinamento" che a tutti i livelli seppellisce sotto il suo scuro
manto ogni bella storia. (10 marzo
2004)
IL SENSO DELLA MISURA:
come ben sa chi segue con assiduità queste mie note quotidiane lo
invoco frequentemente. Ma non credo che sia un mio "pallino", credo proprio
che da tempo, da più parti e in occasioni sempre più frequenti, si sia
perduto il sacrosanto Senso della Misura. Lascio da parte la politica dove
questo esercizio di serena convivenza, pur nella diversità delle
convinzioni, ormai lo considero definitivamente smarrito, salvo essere
felicemente smentito da miracolistici ravvedimenti. Ma Il Senso della Misura
lo si pratica sempre meno - e questo è ancor più preoccupante - nella vita
quotidiana e professionale. Si perde il Senso della Misura quando si
confonde la disponibilità di chi è professionalmente molto preparato con
quasi una sua "stoltezza"; si perde il Senso della Misura quando si immagina
di poter facilmente e velocemente improvvisare una professionalità che non
si può acquisire altrimenti se non dopo anni di studio e di lavoro; si perde
il Senso della Misura quando - privi di idee originali - ci si aggrappa alle
idee originali di altri appropriandosene bellamente la paternità appena
costoro voltano le spalle; si perde il Senso della Misura quando non si
riesce a percepire che certe cose accadono o sono accadute soprattutto
perché a guidare le operazioni era qualcuno che godeva di stima e di
rispetto; si perde il Senso della Misura quando non si capisce che nei
rapporti professionali come in quelli umani hanno un valore altrettanto
professionale ed economico le cosiddette norme della buona educazione e del
rispetto umano; si perde il Senso della Misura quando al colloquio e al
confronto si immagina soltanto il sussurro e al parlar chiaro si preferisce
la vigliaccheria di un silenzio strategico; si perde il Senso della Misura
quando si cade vittima di una tale vertigine di superiorità da immaginare di
poter avere davvero in mano tutte le chiavi per dominare una situazione.
Nella vita quotidiana come in quella professionale è sempre in agguato
l'imprevisto che nei gialli fa diventare miseramente imperfetto quello che
in teoria sembrava il più perfetto dei crimini. Guai a perdere il Senso
della Misura. La vita sociale e professionale sono lastricate da miriadi di
illusi che credevano di poter fare bellamente a meno del sacrosanto senso
della misura ed è su questo piano, prima che su qualsiasi altro, che
l'arroganza di qualcuno ha decretato il fallimento di imprese che avevano
invece tutte le carte in regola per essere di successo. Questione di Senso
della Misura, ragazzi.(6 marzo 2004)
TUTTO PARE MOLTO FACILE,
è sorta di sbornia creata
dal progresso tecnologico. Ormai, visto che esistono hardware e software che
alleviano il peso di tante operazioni dando a molti l'illusione di essere
fotografi, art director, editori eccetera eccetera ecco che il campo pare
aperto agli improvvisatori. Un paio di cartelle su di un progetto
editoriale, farcite da tabelle pescate qua e là e ripulite in power point,
target di lettura, "declinazione" di questo o di quell'altro (quanto piace
il verbo "declinare" agli improvvisatori ma quando c'è da declinare
veramente un verbo e passare dal presente al congiuntivo è una
catastrofe...) sono ormai in grado tutti metterle insieme. E in tanti, al
solito scopiazzando qua e là, si avventurano in business plan con cifre di
fantasia e break even altrettanto di fantasia. D'altronde, la cosiddetta
finanza creativa è andata bene a qualcuno per oltre un ventennio... perché
allora chiudere le porte a una possibilità? Eh, sì, siamo forti nel Bel
Paese nella progettualità. Un po' più deboli nei cosiddetti "progetti
sostenibili". Già, per esempio, è molto facile progettare un qualche nuovo
giornale un po' complesso è poi riuscire a farlo veramente. Soprattutto
quando si sottovaluta il fatto che per fare un giornale occorrano dei
professionisti che si chiamano giornalisti, ma quelli veri, che con le
unghie e con i denti nell'ambito di una professione non facile sono riusciti
a conquistarsi l'albo e la professionalità dei giornalisti professionisti.
Ma a che servono i giornalisti? Si chiedono in molti. Per scrivere, per fare
un giornale basta chiunque sappia usare un programma di scrittura e sappia
mettere quattro frasi in croce. I numerosi fallimenti delle iniziative
giornalistiche made in Italy sono lastricati da queste sempre più radicate
convinzioni. (1 marzo 2004)
NON E' VERO CHE I SOGNI MUOIONO ALL'ALBA,
vengono uccisi, stupidamente, dalla improvvisazione di dilettanti che hanno
una sola abilità: riuscire a far credere di sapere quello che ignorano. Ed è
quest'ultimo un gioco che riesce sempre meglio. Non c'è niente di "meglio"
di quando ignoranti parlano ad altri ignoranti: sia gli uni che gli altri
fingono di sapere ciò che ambedue non sanno.(28
febbraio 2004)
IL TICKET IN BIBLIOTECA E' UNA AUTENTICA SCIOCCHEZZA:
hanno ragione da vendere le biblioteche che non soltanto in Italia hanno
promosso per lo scorso 21 febbraio una giornata di protesta contro il fatto
che si parla, appunto, "della possibilità di introdurre un ticket per il prestito in biblioteca".
Una ipotesi a mio avviso e, spero anche ad avviso di tanti altri editori
indipendenti, inaccettabile per chi abbia davvero a cuore la diffusione
della lettura. Ed è per me una autentica scoperta leggere che dovrebbe
esservi per Legge europea - ne ignoravo totalmente l'esistenza e sarei lieto
di saperne di più - una remunerazione degli autori e degli editori per
prestiti effettuati in biblioteca, remunerazione evidentemente disattesa da
alcuni Paesi, Italia e Spagna compresi, se l’ Unione Europea ha aperto
contro di loro un procedimento di infrazione. Anche una legge del genere è
una sciocchezza e forse sarebbe il caso di avviare a livello europeo una
raccolta di firme per abrogarla. La vera remunerazione per autori ed editori
dalle biblioteche potrebbe avvenire soltanto se queste ultime fossero
fornite di mezzi sufficienti per svolgere compiutamente la loro missione
ovvero mettere davvero a disposizione dei loro frequentatori più libri
possibile avendo le risorse per acquistarli. Sistemi bibliotecari da
prendere ad esempio sono quelli inglese e statunitense. E quei sistemi -
dotati di mezzi adeguati - costituiscono davvero "uno zoccolo duro"
nell'economia di ogni editore indipendente. Immaginate una realtà in cui vi
sono decine di migliaia di biblioteche attente a quanto si pubblica e con la
possibilità di acquistare almeno una copia di quanto esce. Il grande mercato
delle biblioteche sarebbe una certezza nel mare dell'incertezza della
distribuzione e delle librerie... Ma in Italia ancora molta strada si deve
fare in questo senso. Accanto a un nutrito numero di Biblioteche davvero
serie e con il supporto economico delle varie amministrazioni locali ve ne
sono troppe altre che sopravvivono di volontariato e che inviano alle case
editrici appelli per ricevere libri in dono... No, così si torna alla solita
storia che, in Italia, nel mondo dei libri, comunque la rigiri, l'unico a
pagare è sempre uno solo: l'editore.(22 febbraio 2004)
SEMPRE A PROPOSITO
dei libri in vendita in abbinamento con i quotidiani, ora, come si sa, dopo
narrativa, saggistica storica, biografie, libri per ragazzi, enciclopedie,
l'offerta si è appena allargata anche alla Poesia. A "soltanto" di
5,90 Euro (che sono pur sempre "soltanto" più di diecimila delle vecchie lirette...),
settimana dopo settimana il meglio della poesia e, come primo volume, al
solito in omaggio per lanciare la nuova collana, un "corposo" Montale
introdotto da Giovanni Raboni. Ricevutolo in regalo con la consueta copia
quotidiana del Corriere della Sera ho naturalmente sfogliato il volume che
le cronache del giorno dopo hanno annunciato che ha avuto una diffusione di
ben un milione di copie in regalo: numero stratosferico per un volume di
poesia ma, si sa, che a "caval donato" e un libro, basta che lo regali, lo
vogliono tutti, fanno anzi la ressa...Se poi sono anche le poesie di
Montale... Ma del volume in questione - le poesie di Montale già le ho in
più preziose raccolte e ho anche avuto il piacere di conoscere il poeta
in occasione del conferimento del Nobel per la Letteratura - mi ha
incuriosito un piccolo-grande particolare. Nelle prime pagine si specifica
che la collana "La Grande Poesie" è, tra gli altri, una iniziativa di
Telecom Progetto Italia ovvero, ne deduco, rientra negli investimenti
culturali che Telecom sta facendo nell'ambito, appunto, del Progetto Italia. E
mi viene da sorridere, mestamente. Penso ai tempi ormai abissalmente lontani
in cui proprio grazie al mecenatismo culturale sono potuti emergere talenti
nel mondo dell'arte, della musica come della letteratura; mi viene in mente
un nome: Adriano Olivetti. Oggi, invece, molte sono le grandi aziende
che fanno investimenti culturali ma dove li indirizzano? Dove oggettivamente
non servirebbero. Per carità, ognuno è libero di investire in cultura come
meglio crede ma non sarebbe eticamente migliore indirizzare risorse dove
realmente occorrerebbero? Montale e meno che mai il Corriere della Sera non
avevano affatto bisogno del supporto di Telecom, tante altre iniziative,
tanti altri autori, sì. (19 febbraio 2004)
COSTA SOLTANTO...12,90
Euro oltre al prezzo del quotidiano che fa, naturalmente, 0,90 Euro ed ecco
che in edicola il Corriere della Sera offre a 13,80 il volume
dell'enciclopedia Rizzoli-Larousse in 22 volumi... Miracoli dell'Euro: vi
immaginate se prima della sua sacrosanta comparsa qualcuno avesse
pubblicizzato un libro in edicola che costava soltanto 26.720 lire.
Soltanto?! Ma tutti stanno correndo nelle edicole ad acquistare romanzi,
enciclopedie, biografie, collane di poesia, saggi storici, che costano
soltanto dalle diecimila obsolete lirette in su, e tutti, naturalmente, con
la favola dell'allegato al quotidiano. E quando qualcuno va a cercare un
volume uscito la settimana precedente compra anche il quotidiano insieme con
gli arretrati? Il germe che i libri si vadano ormai a comprare soltanto in
edicola si è talmente insinuato nella convinzione collettiva che anche per
il politico quelli sono veri libri: tutti gli altri, quelli prodotti dalle
tante case editrici appartengono a un altro mondo...Sentite questa: con la
ridefinizione del SIC (Sistema Integrato di Comunicazione) previsto dalla
legge Gasparri sono stati eliminati i libri. Ma non tutti. Nel "paniere" su
cui verrà calcolato il tetto antitrust del venti per cento di risorse
fatturabili escono di scena i libri ma restano quelli allegati ai giornali.
«Siamo esterreffatti» ha dichiarato in un comunicato stampa Federico Motta,
presidente dell'AIE (Associazione Italiana Editori). Anche noi.(3 febbraio 2004)
LA PHILIPS E' UN'AZIENDA
che quando ha scommesso su un
prodotto innovativo ha sempre mostrato di aver visto giusto. Fu la prima, lo
ricordano quelli della mia generazione, ad immettere sul mercato le
audiocassette con relativo piccolo registratore da portare a tracolla e
microfono che faceva sentire tutti subito dei giornalisti radiofonici. E le
audiocassette sono state una autentica rivoluzione come ora lo sono i DVD. E
in tutti i passi in avanti nella tecnologia di grande consumo la Philips è
stata sempre all'avanguardia, ha fatto tendenza ed ha soprattutto colto per
prima ciò che sarebbe stato un grande successo. C'è da sperarlo anche questa
volta. Lo sperano soprattutto tutti quelli che, come me, credono profondamente
nel libro elettronico come altro modo per fare editoria. Riempie infatti di
ottimismo e fa intravedere rosee prospettive l'annuncio da parte di questa
industria che si butterà a testa bassa a produrre
industrialmente dispaly con carta digitale. Di che cosa si tratta? Quella
della carta digitale è una storia che sperimentalmente dura da anni, è un
foglio di plastica dello spesso appena appena di più di una foglio di carta
normale ma capace di fare una cosa eccezionale...
NELLA GIORNATA DELLA
MEMORIA
ecco disponibili due nuovi
SeBook
per non dimenticare quella che è stata la realtà dell'Italia durante la
Seconda Guerra Mondiale. Apparentemente, sono dei romanzi. E lo sono
certamente anche ma è, come dicono gli anglosassoni, historical fiction, e,
come diciamo noi, si tratta di romanzi che prendono spunto dalla realtà e in
cui - proprio perché l'autore è uno scrittore ma anche un serio ricercatore
- la fantasia rende ancora più credibile la realtà. Ottime letture,
consentitemi, da affiancare alle molte altre disponibili nella librerie on e
off line sull'Olocausto, sull'orrore dei campi di sterminio nazisti. I due
SeBook,
che ho finora soltanto citato, sono dello stesso autore Riccardo Maffey
e si tratta esattamente di
Gioco a somma
zero e di
The Sand against
the Wind. Sì, il secondo è in inglese e rivela una particolarità di
questo scrittore e giornalista. Maffey è un italiano che ha trovato però in
Gran Bretagna la sua nuova patria laureandosi là, svolgendo là la sua
professione di giornalista - ha lavorato a lungo per la BBC - e diventando
anche cittadino inglese. Sono orgoglioso di aver incontrato on line un
personaggio come lui che già da dieci settimane firma su
L'ISTRICE la rubrica
settimanale Lettere
dall'Inghilterra in cui ci dà uno spaccato dal vero di che cosa
"bolle in pentola" oltremanica. Questi suoi
SeBook,
che vi invito a leggere (anche quello scritto in inglese: può essere un
ottimo esercizio per approfondire la conoscenza della lingua), non sono che
i primi di una articolata serie... Continuate a seguire queste pagine:
Maffey riserva per tutti grandi sorprese...(27 gennaio 2004)
SPLENDIDA RAVENNA...
Non avevo mai avuto il piacere di visitare la
città dove il sommo Dante Alighieri ha la sua tomba e dove si può ammirare
la grande bellezza dell'arte bizantina. A farmi scoprire la città è stata
l'occasione della presentazione da parte dell'Associazione Dante
Alighieri di un volume di Franco Gàbici,
Gadda - Il dolore della
cognizione, che ho avuto il piacere di pubblicare. E' stato davvero
molto stimolante questa breve trasferta. La città è molto bella e a misura
d'uomo, anzi di bicicletta, grazie alla bella idea di chiudere al traffico
tutto il centro storico e di mettere a disposizione dei cittadini un bel
numero di biciclette. E la gente non è affatto insensibile ai richiami
culturali con un sempre folto programma di manifestazioni. Alla
presentazione del libro di Gàbici ha davvero riscaldato il cuore di
un editore indipendente come sono la vista della grande sala Matha,
nel centro della città, così affollata che alcune persone sono dovute
rimanere in piedi. Marco Antonio Bazzocchi, giovane e brillante
docente di Letteratura italiana all'Università di Bologna, ha tenuto davvero
una bella conferenza "intorno" a Gadda e al libro di Gàbici
che, da par suo, ha poi offerto riflessioni molto interessanti. Insomma, una
bella presentazione, con bella gente, attenta, come raramente siamo abituati
a vederne noi che siamo inquinati dalla distrazione e dall'atteggiamento
scettico che trionfa in occasioni del genere in grandi città come Milano,
Roma, Torino. E l'Associazione Dante Alighieri è stata una ospite
particolarmente attenta, raffinata come si addice a una Associazione che fa
davvero cultura. E trascorrere alcune ore insieme con Franco Gàbici
ha aggiunto piacere al piacere. Pensate, ci siamo visti a Ravenna per la
prima volta. Sì, perché la nostra conoscenza e poi reciproca stima e
amicizia è scattata proprio qui, on line, sul filo di tante e-mail poi
arricchite da telefonate. Oggi i libri nascono anche grazie al supporto
tecnologico di Internet e nascono anche bene, lasciatemelo dire, per quanto
riguarda il Gadda
di Gàbici e anche la sua rubrica
Bollicine che ormai
tiene compagnia a tutti i lettori da 112 settimane. E la gita a Ravenna mi
ha regalato anche una fitta nevicata, quella nevicata di cui parla Gàbici
proprio nella Bollicina
di questa settimana. Grazie, Ravenna. (25
gennaio 2004)
L'ALTRO GIORNO HO AVUTO UN
BEL BATTIBECCO con
un "grande scrittore" insignito della medaglia di un "grande premio
letterario" perché non riteneva che fosse omogeneo con un sito letteraria
parlare, che so, del compleanno di una grande attrice come Kim Novak o
magari ricordare la scomparsa di un'altra grande attrice del cosiddetto
"teatro leggero" come Delia Scala. Strani birignai hanno questi
intellettuali per definizione. Anzi, non vedono più in là della loro
definizione di essere intellettuali... E sempre proni davanti al potente...
Ah, non hanno nulla da eccepire, per loro sono senza dubbio culturalmente
molto rilevanti tutti quei comici che firmano non libri per grosse case
editrici. Mondadori, Einaudi (che poi è come dire la stessa cosa con sigle
diverse) sono un sigillo di garanzia culturale... Comici, sì, ma di cultura.
Ma non mi faccia ridere! (16
gennaio 2004)
MA SI POTRÀ MAI DAVVERO
REALIZZARE
in questa nostra Italia un
progetto eticamente importante senza che l'invidiuzza di turno ci metta la
zampetta e faccia di tutto per bloccarlo perché pare fare ombra all'insicuro
"capo" di turno? No, nell'incolto mondo dei cosiddetti uomini di cultura che
ruotano intorno ai libri questo non sarà mai possibile nella penisola.
(8
gennaio 2004)
INFAME...
una parola per me desueta ma quando oggi il mio interlocutore l'ha
utilizzata per definire un individuo che mentre ti sorrideva davanti per
mesi, forse per anni ha sparlato di te e del tuo lavoro naturalmente dietro
le spalle mi è sembrata molto efficace. Potenza della nostra lingua!(4
gennaio 2004)
ANNO NUOVO, VITA NUOVA?
Certamente voglia di una vita
un po' diversa in cui non si fanno più "sconti" a nessuno, in cui con la
piena consapevolezza delle professionalità personali e di quelle messe in
campo dalla casa editrice si valuta ciò che interessa o meno abbandonando
comunque, per sempre, lo spirito di grande disponibilità nel guidare gli
altri in ambiti nei quali ho personalmente e abbiamo, come Simonelli
Editore, una qualificata professionalità. Non si tratta di una vertigine di
presunzione è una virata determinata dalla constatazione che non esistono
più, professionalmente, le condizioni per momenti di generosità essendo
ormai le forze umane in campo solo meschinamente protese a prendere più che
ad apprendere con la prospettiva poi di condividere, tutti insieme, il buono
che ne possa derivare. Quindi anno certamente diverso, in cui andrò dritto
per la mia strada, per realizzare il mio e i miei progetti. Ma non rinuncerò
certamente ad esprimere apertamente le mie opinioni soprattutto nell'ambito
in cui sono più competente, quello editoriale, naturalmente. La differenza
sarà che non le donerò più a nessuno per dare contenuto a questa o quella
iniziativa, insomma il mio pensiero sarà e resterà soltanto mio, non andrà
più ad alimentare il vuoto di pensiero di altri. Anno Nuovo, Vita Nuova? Ma,
sì, atteggiamento nuovo nei confronti della vita e, per quanto riguarda
l'editoria, la ancora più radicata consapevolezza che si è giunti a un bivio
in Italia per quanto riguarda le case editrici indipendenti. Da una parte,
c'è il vicolo cieco che porta tutti verso un progressivo annientamento
soffocati dalle quattro o cinque grandi sorelle dell'editoria. Dall'altra,
c'è la strada, vera, aperta della reale indipendenza. Ma è una strada che
possono percorrere soltanto coloro i quali hanno davvero delle idee, vedono
lontano, sono dotati di grande coraggio e grande intraprendenza, hanno nel
loro dna anche la voglia di fare sistema con i propri colleghi... Ma di
tutto questo parleremo in molte altre riflessioni da domani in avanti.(2
gennaio 2004) Se hai da fare qualche osservazione
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