Quando esplose la Rete, nella seconda metà degli anni Novanta,
si parlò a lungo della new economy, di un processo
virtuoso di ripresa dell'economia mondiale legato all'ingresso
delle imprese nel mercato virtuale di Internet. Non si trattava
soltanto dell'opportunità di aprire quasi istantaneamente ai
mercati internazionali le aziende già operanti, ma piuttosto di
promuovere il lancio di realtà imprenditoriali focalizzate sulle
nuove tecnologie dell'informazione, quindi anche l'avvento di
nuove professioni e professionalità legate esclusivamente a
Internet. Non tutti erano però davvero attrezzati per affrontare
il grande salto.
In questo scenario che allora appariva euforico,
progressivamente è risultato illusorio, e oggi si è notevolmente
ridimensionato, aveva ed ha un'importanza fondamentale il ruolo
della comunicazione. La Rete è anzitutto un formidabile motore
di notizie, un veicolo di informazioni d'ogni genere (e qui sta
il rischio). Nella new economy il valore
dell'informazione è un bene primario, perché informazione
significa promozione, pubblicità, diffusione dei prodotti.
Bisogna sempre distinguere, però, la qualità dell'informazione e
di conseguenza dei prodotti. Non tutte le informazioni e non
tutti i prodotti della new economy si sono dimostrati
validi, all'altezza delle promesse. L'eBook è stato - o almeno è
sembrato - uno di questi prodotti.
C'è stato un momento, coincidente all'incirca con la notizia
forse ingigantita del successo del primo eBook di Stephen King,
che anche in Italia si è pensato ad un mercato del libro
elettronico e gli editori di primo piano hanno iniziato a
pianificare anche in funzione di questo nuovo settore di
produzione. Si trattava, come dicevo sopra, dello scenario
euforico, quando sembrava che l'eBook potesse avere un futuro
commerciale. Poi, a mano a mano, le speranze sono fallite,
perché i costi di produzione e soprattutto quelli di tutela dei
diritti lievitavano notevolmente, imponendo prezzi di copertina
in alcuni casi superiori agli stessi libri di carta.
Oggi si capisce che dal libro elettronico non si può attendere
molto di più in termini di mercato, ma che si può avere
moltissimo in termini di qualità dell'informazione, quella
appunto su cui si regge tutto lo scenario della nuova economia.
Il laboratorio dell'eBook è un ottimo banco di prova. Bisogna
investire nella qualità dell'informazione se si vogliono
ottenere risultati.
Anzitutto l'eBook non può essere la semplice versione
elettronica di un libro cartaceo, ma deve fornire un valore
aggiunto in termini di contenuto informativo e di prestazioni.
L'eBook esige nuovi autori, più consapevoli dell'iter produttivo
e distributivo della loro opera-libro, disponibili al confronto
con le tecnologie, e nuovi editori, meno legati al circuito
tradizionale di distribuzione del prodotto editoriale, più
aperti alle sfide di un prodotto anche non commerciale.
Se è vero che un'editoria di qualità non mira al profitto ma
alla circolazione delle idee, credo che l'eBook debba essere
distribuito gratuitamente. Ma per fare questo - che vuol dire in
primo luogo per continuare a produrre - l'editore dovrebbe
trovare una forma di provento diversa dal prezzo di copertina.
Avanzerei una proposta in tal senso, proposta forse non nuova
(adesso però non saprei dire se sia già stata formulata da
qualcun altro, ricordo solo di averne letta una simile), ma che
potrebbe essere una strada praticabile: l'eBook a distribuzione
libera e gratuita viene sponsorizzato. La pubblicità introdotta
nell'eBook finanzia così editore e autore una tantum, coprendo i
costi di produzione, eliminando i problemi legati alla
protezione dei diritti digitali (Digital Rights Management),
che è in effetti una forma di tutela dei diritti economici.
La strategia è quella, parallela all'Open Source per il
software, dell'Open Content, secondo la licenza
Creative Commons con almeno due restrizioni relative alla
modificabilità del testo da parte dell'autore e non di altri e
al divieto di ulteriore commercializzazione al di fuori del
canale di distribuzione controllato dall'editore. Non si può
d'altronde pensare che un libro elettronico sia vincolato ad un
formato proprietario e ad una determinata piattaforma
tecnologica, se gli si vuole assicurare un futuro; il futuro è
evidentemente quello dell'Open Source, cioè di un sistema
flessibile che garantisca la fruibilità e la piena accessibilità
nel tempo. Luigi Maria Reale Se hai da fare qualche osservazione
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