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Cattiverìe di Ermanno Bartoli - 19 febbraio 2005
Minime dall'Era del Provvisorio. Rubrica ad aggiornamento settimanale
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Perché queste cattiverìe (con l'accento sulla i)?
Secondo l'astrologia, nell'equinozio di primavera del 1998 si è entrati nell'era dell'acquario; da questa data il sole non sorgerebbe più nella costellazione dei Pesci, come da 2000 anni accadeva, ma in quella dell'Acquario. Per gli astrologi, entrare in tale era significherebbe mettere piede in un'epoca di nuovi fermenti positivi e si preparerebbe per il mondo un lungo periodo di nuovo amore e di nuove spinte propulsive alla crescita e al benessere di ognuno. Di contro, chi ha occhi per vedere sta assistendo ad un progressivo "imbarbarimento" dei rapporti sociali e fra le nazioni, con un incremento esponenziale di guerre, terrorismo, disagi, disperazione  e precarietà generale. Nei paesi progrediti si sta andando verso quel "Medioevo prossimo venturo" che il prof. Roberto Vacca descrisse magistralmente in un suo libro oltre vent'anni fa. Il lavoro non è più una certezza né un diritto, le famiglie stentano a crescere e a formarsi... anzi si sfaldano sempre più sotto la spinta di trasferimenti coatti, quasi sempre immotivati, di masse di lavoratori che pur di portare a casa la pagnotta si sobbarcano migrazioni che hanno quale unico risultato quello di distruggere i rapporti umani coi loro cari e il tessuto sociale più in generale... La cultura è in via di azzeramento. Il tutto sotto l'arroganza globalizzante e sempre più incontrastata dei potenti.
Secche e brevi, a volte ironiche, queste cattiverìe hanno l'intenzione empirica di aprire varchi per un confronto su quanto sta avvenendo e sull'avanzata travolgente di tanti disvalori. E se qualcuno obietterà che la carne al fuoco è troppa gli dirò che ha ragione... La carne al fuoco è troppa. Ma così sta andando il mondo. E chissà che a parlarne non si esca dall'empirismo delle intenzioni per entrare in qualcosa di costruttivo.

 

 

 

 

 

 

 

Ermanno Bartoli
poeta e scrittore,
è uno dei migliori talenti
del panorama culturale italiano indipendente ovvero fuori dai giri
e dai "giochi di famiglia" dell'industria culturale. Fa parte
di quell'Altra Italia che sogna
un mondo culturale in cui
trionfi soltanto il talento.
Ha firmato per i SeBook
Simonelli electronic Book
la raccolta di racconti
Il Primo Libro di Barlow
e la raccolta di versi
Arroyo Grande.
Ambedue i SeBook sono disponibili su eBooksItalia.com


Le Cattiverìe di questa settimana: 19 febbraio 2005 

- "Ma come ragionano certi giornalisti?"

Recentemente, sempre più spesso, si deve registrare da parte di certi giornalisti,  televisivi e non, la cattiva abitudine di usare termini orrendamente impropri, offensivi e lesivi per situazioni e persone che invece richiederebbero quantomeno un minimo di maggiore attenzione. Un esempio su tutti:

E' cosa ormai purtroppo di tutti i giorni che dei terroristi o dei criminali comuni (comunque criminali!) prendano in ostaggio una persona, e dopo giorni di estenuante attesa e speranze uccidano il malcapitato. A questo punto come titola, e commenta, (troppo spesso) il giornalista? In codesto modo: «L'ostaggio è stato giustiziato».

Ma come scrivono questi qua? "Giustiziato?", ma quando mai? La parola giustiziato è un derivato evidente della parola "Giustizia", e a me pare che qui di giustizia ce ne sia ben poca. Forse che la parola "assassinato" non è più al passo coi tempi? Voglio sperare si tratti di cattiva padronanza della lingua, perché laddove si trattasse di malvezzo o (peggio) di piaggeria nei confronti del crimine, la cosa sarebbe ancor più grave. Io credo che una certa deontologia dovrebbe far sì che certi individui che hanno accesso alla costruzione dell'informazione si vergognino profondamente dei loro misfatti verbali.

"Giustiziato"? Ma per piacere!... E che non mi si venga a dire che "giustiziato" è il passato esecutivo di una condanna a morte decretata; sarebbe come riconoscere una certa autorità ad un tribunale ingiusto e indegno di alcun riconoscimento.

 

- "Ma come ragionano certi insegnanti?"

Un amico mi ha riferito il caso di una maestra che davanti alla classe ha redarguito e irriso una bambina di sette anni perché credeva a Babbo Natale. Quando la madre della piccola è andata dall'insegnante a protestare e chiedere spiegazioni, questa le ha detto: «Signora, ma che mondo pensiamo di creare se permettiamo ai nostri figli di credere alle favole? Se riempiamo loro la testa di balle?»

Vi prego, dite con me... «No comment.»

 

"Ma come ragionano certi genitori?"

Anni fa mia figlia frequentava la quinta elementare ed io, ad un incontro dei genitori, dopo aver elogiato il comportamento della maestra che aveva improntato l'insegnamento alla voglia di apprendere, al coraggio di misurarsi con le difficoltà e alla capacità dei ragazzi  di ragionare con la propria testa...  dopo aver proiettato l'effetto benefico che una tale educazione avrebbe significato per il prosieguo della loro vita scolastica e umana fino alla soglia dei "critici" sedici anni, mi sentii redarguire alle spalle con un... «Un ragazzo di sedici anni che ragiona con la sua testa? Signor Bartoli: se lo scordi!»

Mi vien fatto di pensare che è passato qualche annetto da quando nel 1840 il signor Ralph Emerson, ne la sua "Fiducia in se stessi", diceva esattamente le stesse cose.   

Ermanno Bartoli

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