Le Cattiverìe di questa settimana: 19 febbraio 2005 - "Ma come ragionano certi giornalisti?" Recentemente, sempre più spesso, si deve registrare da parte di certi giornalisti, televisivi e non, la cattiva abitudine di usare termini orrendamente impropri, offensivi e lesivi per situazioni e persone che invece richiederebbero quantomeno un minimo di maggiore attenzione. Un esempio su tutti: E' cosa ormai purtroppo di
tutti i giorni che dei terroristi o dei criminali comuni (comunque
criminali!) prendano in ostaggio una persona, e dopo giorni di
estenuante attesa e speranze uccidano il malcapitato. A questo punto
come titola, e commenta, (troppo spesso) il giornalista? In codesto
modo:
Ma come scrivono questi qua? "Giustiziato?", ma quando mai? La parola giustiziato è un derivato evidente della parola "Giustizia", e a me pare che qui di giustizia ce ne sia ben poca. Forse che la parola "assassinato" non è più al passo coi tempi? Voglio sperare si tratti di cattiva padronanza della lingua, perché laddove si trattasse di malvezzo o (peggio) di piaggeria nei confronti del crimine, la cosa sarebbe ancor più grave. Io credo che una certa deontologia dovrebbe far sì che certi individui che hanno accesso alla costruzione dell'informazione si vergognino profondamente dei loro misfatti verbali. "Giustiziato"? Ma per piacere!... E che non mi si venga a dire che "giustiziato" è il passato esecutivo di una condanna a morte decretata; sarebbe come riconoscere una certa autorità ad un tribunale ingiusto e indegno di alcun riconoscimento.
- "Ma come ragionano certi insegnanti?" Un amico mi ha riferito il
caso di una maestra che davanti alla classe ha redarguito e irriso
una bambina di sette anni perché credeva a Babbo Natale. Quando la
madre della piccola è andata dall'insegnante a protestare e chiedere
spiegazioni, questa le ha detto: Vi prego, dite con me... «No comment.»
"Ma come ragionano certi genitori?" Anni fa mia figlia frequentava
la quinta elementare ed io, ad un incontro dei genitori, dopo aver
elogiato il comportamento della maestra che aveva improntato
l'insegnamento alla voglia di apprendere, al coraggio di misurarsi
con le difficoltà e alla capacità dei ragazzi di ragionare con la
propria testa... dopo aver proiettato l'effetto benefico che una
tale educazione avrebbe significato per il prosieguo della loro vita
scolastica e umana fino alla soglia dei "critici" sedici anni, mi
sentii redarguire alle spalle con un...
Mi vien fatto di pensare che è passato qualche annetto da quando nel 1840 il signor Ralph Emerson, ne la sua "Fiducia in se stessi", diceva esattamente le stesse cose. Ermanno Bartoli © Copyright Simonelli Editore Vietato linkare questa pagina o citarne qualsiasi sua parte senza la preventiva autorizzazione scritta di Simonelli Editore.
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