I "Desaparecidos" della Letteratura

di Ermanno Bartoli  n.22
Autori Introvabili o quasi


 

JACK FINNEY

Omnibus e vecchi cassetti
Amori oltre la soglia del tempo

«Galensburg è stupenda, in primavera... e d'estate
quando il caldo è dolce, e in autunno, e d'inverno quando la neve
si adagia sui rami scuri degli alberi che adornano le sue strade.»
(Jack Finney, «I love Galensburg in the springtime»)

«Jack Finney è stupendo... sempre.»
(Ermanno Bartoli, "qui"... "ora")

Sono in difficoltà, non lo nascondo. È da quando ho cominciato a lavorare a questa rubrica che penso di presentare Jack Finney, ma con una scusa o con l'altra, ho sempre rimandato; non mi sentivo pronto e non mi sento pronto nemmeno ora. E credo che non lo sarò mai; perciò tanto vale provarci... che è poi la cosa più importante nella vita: "provarci".
Comincio parlandovi dell'unico suo romanzo, (oltre a «Gli invasati» da cui Don Siegel trasse il film «L'invasione degli ultracorpi») a quanto mi risulta, tradotto in Italia: «Indietro nel tempo». Si tratta di un romanzo illustrato che ha al suo interno riproduzioni d'immagini dell'epoca cui si riferisce. La prima volta che mi capitò in mano, pensai: "Un romanzo illustrato? Che..." e terminate pure il pensiero con la prima parolaccia che vi viene in mente. Ma mi bastò aprirlo, leggere le prime righe, per cambiare idea e farmi dire, ora, a distanza di tempo (il tempo per Finney è importante, e non è quello comunemente inteso) che questo è un autore che amo proprio.
È la storia, raccontata in prima persona, di Si Morley; un uomo dei nostri giorni che, per un segreto progetto governativo, a mezzo di un complesso metodo di autoipnosi, torna nell'America del 1882 per veder spedire una lettera. Si tratta di una specie di thriller, ma è anche una storia d'amore dolcissima tra il protagonista ed una ragazza carinissima di nome Julia che Morley incontrerà nel suo viaggio... una ragazza non proprio coetanea e che gli farà dire: «Devi pensare che è morta. Morta da parecchi decenni».
Per il protagonista è l'amore. Corrisposto. Quell'amore che gli farà decidere di fare il tentativo di portare, a fine missione, Julia nel proprio tempo. Con Morley salirete sugli omnibus tirati da cavalli e vedrete le facce dell'epoca, alcune delle quali punzonate in maniera strana come da una mano armata di scalpello... è il vaiolo non ancora sconfitto; ma Morley non può saperlo. Così come non può sapere che non esiste ancora la Cecoslovacchia e, una sera, durante un'innocente gioco di società, presente Julia, per poco non si tradisce. Salirete sugli omibus e percorrerete quelle strade che non sono più e sono ancora... Respirerete le passioni del tempo. Vivrete con loro, ed attraverso le crude immagini tratte da giornali dell'epoca (autentici - Finney mica scherza) assisterete al salvataggio di diverse persone da un incendio colossale e all'epoca famoso di un certo edificio... vedrete l'uomo che pensò di salire su uno dei pali del telegrafo in faccia all'edificio in fiamme, che pensò bene di tagliarne i fili e, grazie a quelli, contribuì alla salvezza di moltissime persone che riuscirono a calarsi a terra. Vedrete la fiaccola della Statua della Libertà, non ancora montata, osservarvi appoggiata ad un alto edificio. Ma, soprattutto, repirerete l'aria; assisterete a un'epoca e vi parrà di essere voi, aldilà delle immagini pur suggestive, per mano e per bocca di Finney (poiché lo sentirete come parlare), dentro la storia.
È uno dei romanzi più belli chio abbia mai letto. Di quelli, per me, che non si dimenticano. Di quelli che quando ci ripensi dici: "Accidenti che libro!" Ed ha un finale imprevedibile, dolce e commovente. Tutto: il mezzo di "locomozione" scelto da Morley per tornare indietro, il Central Park enorme, con le sue visuali mutate, le strade, la gente e come essa è vestita... vi farà desiderare di esserci. E ci sarete. Poiché Finney è un mago: un curandero d'anime della più bella immaginazione. Vi sembrerà di reincarnarvi con lui nel viaggio più bello... Indietro nel tempo.
E poi c'è una raccolta di racconti, «Storie del tempo», con storie una più bella dell'altra, delle quali - oltre a quella dedicata a Galensburg - spicca "Lettere d'amore"... La storia di un uomo che acquista una vecchia scrivania a cassetti con dei ripostigli segreti. In uno di questi, egli troverà una vecchia lettera d'amore, mai spedita; scritta da una ragazza al suo amore immaginario. Usando la carta ingiallita e il vecchio inchiostro ancora buono, rintracciati all'interno della scrivania, il protagonista deciderà di rispondere a quella missiva. Perché essa arrivi a destinazione, le prova tutte: utilizza un vecchio francobollo d'epoca che possedeva da bambino e imbuca la lettera nella bocca metallica del vecchio palazzo delle Poste rimasto  uguale a se stesso cent'anni prima. E un'altra volta la storia si scatena in un viaggio a ritroso nel tempo che ci dà la misura di un autore e di personaggi giustamente orgogliosi. Con Finney abbiamo l'opportunità di visitare un'epoca trascorsa, sapendo che essa è tale poiché non più.
Ma anche "questa" è un'epoca. E noi la stiamo vivendo. Ne abbiamo coscienza? E come la stiamo vivendo? Come se dopo di noi non dovesse più esserci nessuno? Saccheggiando il pianeta?
Sotto il grande virtuosismo romantico di questo autore c'è anche questo messaggio.
Per finire, vi riporto alla prima riflessione: anche noi siamo un'epoca; un giorno passeremo e i nostri successori ne avranno coscienza... E noi? Facciamocela nostra. Viviamo, per noi, e con un occhio grande per quelli che verranno. Muoviamoci piano.  È il messaggio di Finney. Un'autore per il quale mi impegno a non sprecare più un solo altro aggettivo.


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di Ermanno Bartoli  n.22