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LA SUA È UNA FATICA INUTILE

C aro Simonelli, questa è la seconda volta che le scrivo per ribadirle, con tutta la mia comprensione e la mia simpatia, che la sua è una fatica inutile. Sono infatti convinto che in questo campo il vittimismo, le urla e gli strepiti cadano inesorabilmente nel vuoto delle teste dei suoi interlocutori; onde per cui non serve agitarsi.
Bene inteso io sono con lei per quanto riguarda la nobiltà dei concetti espressi e lo spirito con il quale lei è solito battersi; nondimeno non credo nell'efficacia di tanto polemizzare e di conseguenza muovo i miei pezzi.
Personalmente tra poco tempo pubblicherò il mio secondo romanzo e so perfettamente di dovermi tirare su le maniche e muovermi in totale autosufficienza per crearmi una sorta di promozione accettabile. Il che significa organizzare incontri presso biblioteche e librerie; presso centri culturali e altri spazi che mi concedano una piccola ribalta, il tutto al fine di raggiungere un soddisfacente numero di copie vendute.
D'altronde è così, inutile angustiarsi: il pubblico ama conoscere di persona gli scrittori, vederne i tratti del volto e confrontarsi, e se è questo che vuole, tanto vale darglielo. Per quanto mi riguarda, la cosa costa poco e mi conferisce persino un certo piacere, quindi, perché non darsi da fare in questo senso?
Ritengo inoltre importante darsi una mano tra scrittori, accantonando l'invidia e la paura di rimanere in ombra, organizzando nei momenti morti, quelli cioè in cui non si hanno romanzi in uscita, incontri con altri colleghi.
Per il resto la via è piuttosto semplice e obbligata: basta seguire la propria idea di letteratura onestamente e con convinzione cercando veramente di fare tutto ciò che è possibile per essere presenti all'interno di un mondo talmente vasto da nascondere i propri figli fino quasi a farli sparire. E se questo non dovesse bastare, amen. Avremo comunque la coscienza a posto. Almeno noi.
Con questo chiudo e le rinnovo tutta la mia stima per la buona volontà e l'amore profuso in una causa che solamente a un osservatore distratto può sembrare persa. Attendo risposta.
Distinti saluti.
W.G.P.

Caro amico,
colgo una contraddizione in quanto lei scrive. Mentre infatti esordisce affermando che la mia è «una causa persa» poi conclude la sua lettera rinnovandomi la «stima per la buona volontà e l'amore profuso in una causa che solamente a un osservatore distratto può sembrare persa».
Comunque, sia o non sia persa, la mia causa io continuo a considerarla giusta come ritengo che senza una spinta etica si vada indietro anziché avanti in questa nostra società così piena di contraddizioni.
Mi spiace di dare l'impressione di fare del vittimismo, di urlare e di strepitare. Non è nè nelle mie intenzioni e neppure nel mio stile; dire le cose chiaramente, sì. Anche avere il coraggio, sempre, di affermare quello che penso e di non tacere per opportunismo o timori di sorta.
Sono lieto che stia per pubblicare un romanzo e mi auguro che questo libro le costi soltanto la fatica per la sua promozione.
Concordo con lei che le presentazioni di un volume sono una strada per venderne delle copie. Ma non è una novità, si tratta di una strada percorsa praticamente da sempre e da tutti ma sono in disaccordo sul fatto che questa sia l'unica via. Per la mia storia anche di autore (dodici titoli finora) prima che di editore, sono convinto che soltanto una certa evidente sua inesperienza in questo senso le faccia concludere che una tale promozione non costi nulla. Provi a fare un giro d'Italia di presentazioni e mi saprà dire. Pensi anche ai casi in cui è arrivato, per esempio, da Milano fino a Palermo, ha fatto la sua bella presentazione e alla fine la vendita della serata è stata di cinque copie. Capita, caro amico... E, allora, non costa nulla? Beh, lasciamo perdere...
La via corretta per la vendita dei libri è che innanzitutto il suo editore abbia una distribuzione nazionale capace di garantirle la presenza del volume in gran parte delle librerie italiane o che comunque sia una casa editrice che, anche se di minuscolo fatturato, abbia fatto le cose così correttamente da essere facilmente rintracciabile nel caso in cui un libraio volesse ordinare il suo libro.
In secondo luogo, è necessario che la casa editrice faccia un adeguato servizio stampa in modo che giornali, radio e tv diano notizia almeno della sua esistenza come autore.
In terzo luogo, qua e là, come ulteriore stimolo alle vendite, vengono le sue presentazioni dal vivo. Ma queste dovrebbero essere un valore aggiunto, la ciliegina sulla torta, non l'unica possibilità di diffusione e di vendita di un libro.
Altri valori aggiunti sono naturalmente trovare librai che non nascondano l'unica copia del suo libro in un angolino buio, che il distributore faccia davvero il proprio mestiere, che i giornali e gli altri media ne parlino positivamente e che scatti (questo è il top di tutti i valori aggiunti) quell'invincibile strumento di diffusione di un libro che è il "passaparola" da lettore a lettore. Buona fortuna

Luciano Simonelli

[La lettera precedente]


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