Caro Istrice...  ed@simonel.com

Quanti distinguo, quanta retorica, quante strumentalizzazioni...

Strana guerra questa nei Balcani, vero dottor Simonelli? Pare quasi che si sia voluta mettere alla prova tutta la sincerità di chi alla fine della Seconda Guerra Mondiale ha urlato il proprio orrore di fronte alla scoperta dei campi di sterminio nazisti, di fronte alla realtà di una pulizia etnica che aveva prodotto fra gli ebrei ben sei milioni di vittime. E cinque di quelle appartenevano alla mia famiglia [...].
Sì, molto strana questa guerra, dottor Simonelli. Sì, perché questa volta lo sappiamo tutti che c'è una pulizia etnica in corso, lo si sa che è in corso un genocidio, lo vediamo quasi in diretta tv eppure quanti distinguo, quanta retorica, quanto egoismo, quante strumentalizzazioni da tutte le parti.
Vede, caro dottor Simonelli, quello che mi fa più male in tutta questa vicenda che a me riporta alla mente altre storie e altri dolori, è la sensazione che anche questa volta chi conta di meno sono sempre loro, le vittime, il popolo perseguitato. Sulla loro testa e le loro sventure mi sembra che si stiano giocando infinite partite. Meno male che c'è un po' di buon cuore degli italiani. Sono davvero gli unici che si stanno preoccupando dei profughi.[...]

Albert P.

Ha ragione, caro signor Albert (chissà perché non desidera mettere il cognome per esteso). Sì, è una strana guerra questa. E se da una parte mette tutti di fronte all'atteggiamento giusto da assumere davanti a un Olocausto palese, dall'altra mostra reazioni che hanno un po' sorpreso persone non più giovanissime come me. Ho notato in molti nei primi giorni dei bombardamenti Nato (e noto spesso ancora oggi) un senso di panico, un'angoscia che non avevo previsto. Non l'avevo prevista come la si vede. Molto sopra le righe, spesso quasi irrazionale, con la forza di un virus capace di cancellare ogni prospettiva di futuro, capace di togliere speranze, sogni, come se con questa guerra tutto fosse crollato, irrimediabilmente perduto.
Intendiamoci, alla base di una reazione del genere c'è certamente una tensione morale molto nobile. C'è la consapevolezza di voler affrontare il presente e il futuro superando ogni differenza di razza, di lingua, di religione, c'è l'accettazione di una società multirazziale, c'è un ben radicato desiderio di pace e di fratellanza. Ma, allora, perché questa operazione di guerra voluta dalla Nato e che "idealmente" vorrebbe affermare tutto questo contro una dittatura che crede, invece, da anni, nella "pulizia etnica", ha prodotto in moltissime persone reazioni tanto imprevedibili?
Non ho una risposta. Spero che l'abbia qualche lettore più acuto di me. Ho soltanto altre constatazioni da fare. Ormai, la maggioranza della gente non crede più alla componente "ideale" di una guerra (componente che c'è sempre stata anche se poi tutte le guerre sono sempre state anche altro, "sporche"). Meno che mai, la maggioranza della gente è oggi pronta a combattere, morire e uccidere in una guerra per un "ideale". Non crede affatto nello strumento guerra per difendere e affermare un ideale. Non ci crede anche se (e questo pare incontestabile) senza la Guerra di Liberazione noi non saremmo oggi il Paese democratico che siamo. Comunque, prendiamo atto di questo. Ed è indubbiamente un segnale di crescita civile, di una più sviluppata tensione morale, che la maggioranza non creda che con la guerra si possano risolvere i problemi. Idealmente, è perfetto. Condivido e sottoscrivo. Io credo ai sogni e quindi anche a questo. Ma quando la diplomazia, i dialoghi tra le parti eccetera eccetera diventano dialoghi fra sordi, meglio insistere così assistendo impotenti a una "pulizia etnica" o a un olocausto? Bella domanda, vero?
C'è poi chi dice che questa guerra è stata in realtà programmata e voluta per dare un "volto" ai Balcani più "adeguato" alle esigenze degli Stati Uniti e dei partner europei. Non è affatto improbabile che ci sia anche questo, non lo è neppure il fatto che magari si approfitti del conflitto per sperimentare nuove armi e tecnologie militari. Come nel caso delle bombe a grafite o come nella faccenda dei tanto decantati elicotteri Apache. Sono settimane che si annuncia il loro miracoloso intervento come l'arrivo liberatorio del Settimo Cavalleggeri in tanti western. E mentre scriviamo, due sono già caduti (provocando la morte dell'equipaggio) durante missioni di addestramento. Ma, allora, che cosa sono? Macchine da guerra da sperimentare, da collaudare?
Infine, a favore di chi sostiene che all'origine del conflitto non ci siano davvero tanti puri principi umanitari, c'è l'assoluta impreparazione dimostrata da tutti i Paesi della Nato, tranne l'Italia, di fronte alla enorme massa di profughi. Nessuno pareva averla prevista. E in questo caso, va ribadito come un fiore all'occhiello, noi italiani ci stiamo dimostrando così bravi, generosi e attenti da poterci permettere di denunciare con forza la totale inadeguatezza degli altri. È inaccettabile che anche gli interventi delle organizzazioni umanitarie dell'Onu siano così modesti e in ritardo. Assolutamente inaccettabile, come il poco che stanno facendo tutti gli altri Paesi coinvolti nel conflitto. Meno male che c'è l'Italia e meno male che ci sono in azione tante iniziative private di volontariato non soltanto italiane.

 

[La lettera precedente]


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