Milano (Italy),10 luglio 2002

Day by Day
di Luciano Simonelli

 

Pensieri ad alta voce.
Rubrica ad aggiornamento continuo.
Le riflessioni sono in ordine temporale decrescente:
la prima è sempre la più recente.
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CIAO, GRANDE ANITA PENSOTTI - Se ne è andata così, inaspettamente, nel sonno, in una di queste notti milanesi di caldo torrido. Ma ci ha lasciato - raccontano - con una espressione di serenità dipinta sul volto quasi per rassicurarci che tutto andava bene così. Ciao, Anita Pensotti, grande collega giornalista prima di essere anche una scrittrice molto popolare. Ho avuto il piacere di godere di un po' della tua amicizia e di pubblicare due tuoi libri «Le Italiane» e «La Magia ieri, oggi, domani». Quest'ultimo lo avevi firmato insieme con tuo marito, Oscar Cairoli, scomparso un paio d'anni fa. E sapendo quale vuoto avesse lasciato in te la sua mancanza l'unico conforto in questo momento carico di malinconia e tristezza è immaginare che vi siate finalmente riuniti in quell'altra dimensione che tanto vi affascinava. Ciao, grande Anita, per ricordarti ormai resta soltanto tornare a leggere o magari scoprire le pagine dei libri che ci hai lasciato.

TENERO BARRICHELLO Visto fuori della sua rossa Ferrari Barrichello non pare affatto il pilota che si sta rivelando in pista: astuto, coraggioso, pieno di grinta e di voglia di andare avanti. Ma forse è questo essere in gara e mostrare poi di essere, dopo gara, tenero, pronto alla commozione, proprio come chi crede davvero in quello che fa da non riuscire a contenere l'entusiasmo quando tutto va per il meglio, a farlo diventare ancora più simpatico, più vero.

DOBBIAMO TURARCI IL NASO? E fare finta di non sentire il tanfo degli imbroglietti maturati sui campi di calcio del Mondiale 2002? Probabilmente andrà a finire così: ingoieremo e digeriremo il rospo. Anche perché dov'è qualcuno dei dirigenti del calcio con davvero il coraggio di denunciare, di rivendicare? Però, non mi si venga a dire che la nostra squadra avrebbe dovuto fare di più. Io che non sono un esperto e faccio parte di coloro i quali guardano soltanto le partite della Nazionale, ho avuto l'impressione che giocassero piuttosto bene. A chi critica la nostra squadra chiedo: quale sarebbe stato il loro giudizio se non fossero stati annullati ingiustamente quattro goal?

RICEVO DA «L¹ECO DELLA STAMPA» il ritaglio di un articolo che riguarda me e la mia casa editrice pubblicato su l¹Unità del 18-05-2002 e che supera il ridicolo fin dal titolo: ³Destra in scena, ma dov¹è il confronto con la sinistra?². L¹inviata Maria Serena Palieri, con piglio davvero ³democratico², definisce di fatto di destra e revisionista la mia iniziativa di una conversazione storica a proposito del referendum che nel 1946 dette a tutti il sacrosanto diritto di vivere in una repubblica democratica. Ebbene, alla certamente giovane collega, che è stata abituata a lavorare per slogan, non passa neppure per la mente che un¹etichetta politica possa non entrarci affatto quando si cerca molto onestamente e molto seriamente di offrire al pubblico dei lettori materiale di documetanzione e di riflessione per farsi una propria idea sulla storia del nostro Paese. Ma la giovane collega, come ahimé tanti altri colleghi giornalisti che considerano questo nostro amato mestiere portatore di una sorta di ³immunità diplomatica² per parlare di tutto, anche di quello che non sanno, ha dimenticato di fare la cronista. Se lo avesse fatto, non si permetterebbe di ironizzare sui libri di Luciano Regolo (³La regina incompresa², ³Il re signore², ³La reginella santa²) liquidandoli come operette nostalgiche. La giovane collega, se prima di scrivere una riga del suo articolo avesse semplicemente compulsato questi libri si sarebbe resa conto in quale ridicolo sarebbe sprofondata con i suoi facili giudizi e avrebbe compreso che non solo tutte quelle sono le opere ³bipartisan² che invoca ma cariche di così tanti e inediti documenti storici che hanno fatto giudicare positivamente questi volumi da personaggi quali, tanto per citarne uno, Nicola Tranfaglia. E Massimo Caprara, con la sua lunga e articolata storia, va etichettato di ³destra² oppure come un testimone interessante da ascoltare perché, comunque la si pensi, chi per venti anni è stato il segretario particolare di Togliatti ha pur sempre, forse, qualcosa da dire? E forse non pensa, la sempre giovane collega, che sarebbe stato interessante sentire la voce di Amedeo di Savoia Duca di Aosta che da mesi va insinuando di aver compiuto interessanti scoperte a proposito del referendum monarchia repubblica del 1946? La conversazione che avevo organizzato alla Fiera Internazionale del Libro di Torino era nello spirito di questa mia casa editrice che pubblica documenti e non emette giudizi, rispettando al massimo il lettore che ha l¹intelligenza e la capacità di farsi liberamente le proprie idee. Il fatto che il duca d¹Aosta, dopo aver annunciato fin dal 25 febbraio la sua accettazione a partecipare alla conversazione, abbia poi deciso di dare forfait, è già una risposta, indica che fuori dalle dichiarazioni su rotocalchi e tv le altezze reali possono sentirsi a disagio. Allora, meglio che se ne stiano a casa e ancora meglio che la smettano di affermare cose che poi non sono in grado di approfondire ³in diretta². Niente affatto a disagio sono invece stati Luciano Regolo e Massimo Caprara che hanno portato a conoscenza del pubblico il frutto dei loro studi e il peso della loro testimonianza. Dov¹è il confronto con la sinistra? L¹incontro Simonelli Editore era organizzato al di sopra di ogni etichetta politica. Comunque, era pubblico e, ricordo bene, molto affollato. E allora, ammesso che se ne sentisse l¹esigenza, a nessuno era proibito di fare o dire ³qualcosa di sinistra². Non è accaduto. Neppure la giovane collega ha pensato di manifestare il proprio disappunto, se era presente . Meglio poi andare a piagnucolare con il direttore editoriale della Fiera lamentando ³svolte a destra² che non mi riguardano. Certo, leggendo questo articolo acquista tutto un altro significato la domanda, il giorno dopo, di un visitatore che chiede al mio stand: ³Avete pubblicato voi il Mein Kampf?². Al no stupito detto allora ne aggiungo ora, alla luce di questo articolo, uno davvero indignato. E aggiungo in maiuscolo un VERGOGNA a chi fa l¹antifascista a parole ma è esattamente l¹opposto nei fatti.


È possibile volare alto quando si è circondati da una realtà che vola non solo basso ma ancora più in basso di quanto un pessimista potrebbe immaginare?

Io VOGLIO volare alto, nonostante tutto.

E non si tratta di un moto d’orgoglio, di un atto di presunzione, si tratta, per quanto riguarda me e i molti ­ mi auguro ­ che la pensano come me, di una essenziale scelta di campo esistenziale se non si vuole sprofondare nel baratro senza ritorno in cui trionfa la bugia, trionfa la scorrettezza, trionfa mostrarsi sistematicamente quello che non si è (professionalmente ma anche umanamente), trionfa il non mantener fede agli impegni presi, trionfa lo scippo delle idee e via dicendo.

Io VOGLIO volare alto, lo ripeto. Anzi, lo pretendo.

E non accetterò mai di varcare il confine tra l’essere e il non essere. Non solo. Mi ribello a questa squallida prospettiva e fin quando avrò fiato (ma l’aria diventa sempre più irrespirabile) non mi stancherò di rivendicare il diritto di vivere in una società in cui ognuno faccia davvero, correttamente e interamente, la propria parte senza mai sceglier scappatoie, senza nascondersi dietro cumuli di menzogne, senza promettere ciò che già si sa di non poter mantenere, senza tentare sistematicamente di nascondere la propria assenza di creatività con l’appropriazione indebita di quella degli altri.

No, non sono stato colpito da un’enorme ondata di pessimismo.
Questo vuol dire soltanto che il mio solidissimo ottimismo intende combattere con tutti gli strumenti della parola, della comunicazione, dell’impegno etico contro la marea davvero dilagante di individui sempre più convinti di imporre la “falsa etica” della menzogna e dell’imbroglio istituzionalizzato.
Ecco, è con la forza di un invincibile ottimismo che d’ora in poi, e per un bel po’ di tempo, concentrerò le mie riflessioni quotidiane su tutto quanto rende ormai intollerabile l’atmosfera delle relazioni umane, professionali e culturali in questa nostra Italia che meriterebbe, ormai da qualche decennio, di gratificare modelli di comportamento tali da non fare immaginare come una prospettiva decisamente migliore quella di emigrare in altre altre realtà europee o nordamericane.

A CARTE SCOPERTE ­ Sarebbe opportuno, anzi dovrebbe essere la regola, mostrarsi per quello che si è, con tutti i pro e anche i contro di una realtà complessa come è quella di ciascun individuo. Per quanto mi riguarda, ho sempre “giocato” a carte scoperte, sperando fortemente che anche gli altri facessero altrettanto. Non sempre è stato così e lo è sempre di meno. Eppure io - masochisticamente? ­ continuo a mostrarmi esattamente come sono accettando consapevolmente di correre il rischio di rinunciare a priori alle armi di difesa che potrebbe offrire il nascondersi, l’apparire diversi da chi in realtà si è. E’ più duro comportarsi come faccio io, certo. Ma “giocare pulito”, alla fine, magari con un po’ più di fatica, finisce per vincere sempre. Sì, perché, chi “gioca pulito” mantiene quello che promette, non illude né si illude, mai. E chi “gioca pulito” quando incrocia chi invece fa l’opposto ha, dalla sua, la forza di offrire sempre fatti, non parole.

L’IMPROVVISATORE ­ È un personaggio tipico di questi anni, particolarmente diffuso nel mondo della cosiddetta new economy. In quest’ultima lo si trova così spesso e così frequentemente da far pensare anche che sia parte integrante del “DNA” di quella realtà. Anzi, deve essere proprio così perché resiste, continua a resistere nonostante che la falsa new economy, quella tutta apparenza e poca professionalità, quella dei guadagni facili, quella degli investimenti altrettanto troppo facili sia finita da tempo per aprire la strada ai fatti, non ai giochi, alla sostanza non all’apparenza, al realismo non al sogno. Insomma, anche se nella new economy sono cominciati i tempi dei “visionari di cose vere”, anche se oggi chi vuole investire dichiara di essere alla ricerca innanzitutto di professionisti e poi di idee, lui, l’improvvisatore, si aggira sempre da queste parti, inquietante. Lo riconosci subito. Ha tante idee ma sempre poco chiare e appena vuoi uscire dalle fumosità ed entrare nella specifico lui rilancia con altre nuove idee sempre poco chiare. Con l’improvvisatore, si progetta, si progetta sempre: Si progetta e si riprogetta. Anche le realizzazioni sono in realtà dei progetti, in continuo sviluppo Sì, perché, l’improvvisatore ha nel suo DNA l’incapacità di mettere in pratica, gli è difficile, quasi del tutto impossibile passare dalle parole ai fatti. Sa soprattutto parlare, parla molto ma non sa fare, è solo un incantatore che ha rovinato e rovina chi vuole seriamente investiore nella new economy. Quanti improvvisatori-incantatori così hanno negli scorsi anni fatto bruciare inutilmente ingenti capitali in assurdità on line mentre i rarissimi professionisti veri della Rete ­ quelli che sanno davvero fare, che hanno i progetti veri ma non incantano ­ sono rimasti lì, sul palo, in un angolo, vedendo andare in fumo somme stratosferiche, somme con metà delle quali loro, i rari professionisti veri, sarebbero riusciti davvero ­ garantito ­ a fare il famoso business. Sono ancora tanti gli improvvisatori on line sul web ma, nel frattempo, è cresciuta la consapevolezza della loro presenza e questo alimenta un pizzico di ottimismo. Sì, crescono le azioni di chi sa e sa fare. Crescono, crescono, stanno crescendo

(Continua)

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