Milano (Italy),10 giugno 2002

Day by Day
di Luciano Simonelli

 

Pensieri ad alta voce.
Rubrica ad aggiornamento continuo.
Le riflessioni sono in ordine temporale decrescente:
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IL DOVERE DELL’EQUILIBRIO - Giorno dopo giorno, da mesi e mesi, siamo bombardati da notizie orrende, al limite di ogni umana sopportazione. Mai come in questi tempi d’intolleranza così diffusa a tutti i livelli è dovere primario di chiunque abbia davvero a cuore salvare le radici di una civile convivenza, reagire con riflessione ed equilibrio ad ogni provocazione della realtà, moderando i toni del proprio linguaggio, riflettendo un attimo di più prima di emettere qualsiasi giudizio, ponendosi di fronte a chiunque sia diverso per colore, nazionalità, razza e religione con l’atteggiamento di chi vuole comprendere, conoscere, arricchire le proprie idee e conoscenze con quelle degli altri. Mai come in questi tempi è necessario sentire il dovere dell’equilibrio se non vogliamo tornare indietro a quelle superficiali conclusioni che mezzo secolo fa costarono la vita a milioni e milioni di uomini, donne e bambini innocenti.

ASSOLUTAMENTE ­ È pazzesco, incredible, insopportabile. Chi sarà stato quello sciocco che per la prima volta ha diffuso l'abitudine di far precedere un sì o un no da questo maledetto rafforzativo che mi pare una persecuzione: "Assolutamente, sì!" ­ "Assolutamente, no!"?
Sia emarginato chi ha diffuso questo uso di "assolutamente", lo siano altrettanto tutti quei pigri della comunicazione che quando non trovano il modo di spiegare la sfumatura di significato che vogliono dare a una parola ti spiattellano la tiritera, "sia detto tra virgolette". Siano emarginati tutti coloro i quali, invece di fare lo sforzo di esprimersi, cercano queste stupide scorciatoie che portano a un capolinea che si chiama IGNORANZA.

FORSE IO NON C'ERO... oppure mi sono distratto. Io, come si sa, è da una vita che come giornalista cerco di essere il più equilibrato possibile, di non fare il tifo, né prendere una tessera di una parte o dell¹altra. Una scelta che, immaginerete, non è delle più comode perché si finisce per essere sempre soli. Comunque, riprendendo il discorso, ho davvero l¹impressione di aver perduto qualche passaggio della nostra storia di questi anni. Non ho compreso il senso di tutti quelle esternazioni sul dovere di garantire una televisione pubblica che dia spazio a tutte le voci politiche del Paese da parte del centro sinistra che, dati alla mano, non si può davvero dire immune da operazioni di lottizzazione radiotelevisiva. Lottizzazione che, intendiamoci, ha attuato nella più recente storia d¹Italia qualunque partito o coalizione politica che si sia trovata alla guida del Paese. Se, come credo, non mi sono distratto e in questi anni è accaduto tutto quello di cui sono stato testimone trovo davvero puerile rivendicare da una parte politica una verginità che non si ha e lanciare degli altolà alla controparte al potere affinché ora venga garantito quel pluralismo che prima non esisteva affatto. E se magari il nuovo consiglio di amministrazione della Rai si manifesterà più equilibrato, più rispettoso delle voci e dei diritti di tutti sarà una assoluta novità e non certamente il mantenimento dell¹equilibrio finora dimostrato.

QUALCHE PUGNO E UNA CAREZZA - Squilla il telefono e una voce un po' agitata chiede se«Il Ghilgamesh» di Claudio Saporetti sia esaurito.
«No» rispondo. «I nostri libri non sono mai esauriti perché, appena se ne verifica la necessità, non esitiamo a ristamparli... Ma perché mi fa questa domanda?»
E dall'altro capo del filo, dopo un sospiro di sollievo, questo gentile signore di Milano mi spiega che dopo aver letto sul mensile ARCHEO di gennaio una interessante segnalazione del volume era andato nella grande Libreria Feltrinelli in Galleria Vittorio Emanuele e un commesso gli aveva risposto di non avere il libro e di non poterlo neppure ordinare. «Perché?» si era meravigliato.
«Ma perché è esaurito» era stata la lapidaria risposta dell'altro.
A quel lettore, «Il Ghilgamesh» ho provveduto a mandarglielo io, contrassegno, facendogli omaggio delle spese postali, come è ormai consuetudine di questa mia casa editrice che, nonostante abbia una costosa distribuzione nazionale, talvolta - è un destino che mi accomuna a molti altri cosiddetti "piccoli" editori - riceve queste prove "di amicizia" in libreria.
Certo, mi meraviglia che fatti del genere accadano in una libreria Feltrinelli. Forse è mutato lo stile di questa catena di librerie che ha costruito la propria credibilità anche sul fatto di dare spazio ai libri delle sigle editoriali meno grosse? Eh, sì, deve essere decisamente mutato lo stile oppure, magari, è tutta colpa di nuove generazioni di commessi che hanno però subito imparato la più vecchia delle menzogne di un libraio nei confronti di un cliente che non si vuole perdere tempo a soddisfare: «Il libro è esaurito». Proprio questa stessa risposta si è sentito fare un potenziale lettore di un altro volume da me pubblicato, «Lettere a Giulia per capire la musica» di Gianpiero Taverna, questa volta a Roma ma sempre da una libreria Feltrinelli. E ancora la solita bugia si è sentito ripetere una altro lettore che aveva cercato lo stesso libro a Pesaro e sono stato naturalmente io a inviarglielo contrassegno. Che dire, poi, se la libreria Mondadori di Corso Vittorio Emanuele di Milano afferma, per bocca di un suo commesso a un altro lettore, «Non teniamo i libri Simonelli Editore», e lo stesso accade a quella lì vicino della Messaggerie Musicali?
Se non fossi una persona che opera nel mondo dell'editoria da tanti anni penserei che questi pugni nello stomaco per un editore indipendente come me (indipendente perché osa pubblicare dei libri per sua libera scelta, a suo totale rischio e pericolo, senza sponsor politici ed economici alle spalle) sono esempi di una strisciante operazione di boicottaggio nei confronti di Simonelli Editore.
No, non credo, non voglio credere che questo stia accadendo anche perché, fortunatamente, vi sono molte altre librerie in Italia che i miei volumi si preoccupano di averli e, quando li hanno esauriti, di riordinarli.
No, nessun boicottaggio, soltanto esempi di grande superficialità, la perdita della consapevolezza che vendere libri è commercialmente anche un servizio e non si fa di certo un buon servizio verso i propri clienti se li si prendono in giro con delle bugie. Mi dispiace, sinceramente, per tutti questi commessi e commesse arroganti che amano così poco la lettura e la cultura da non capire come questa non sia monopolio di quattro grossi gruppi editoriali e poi, magari, quei ragazzi e ragazze sono gli stessi che manifestano contro la globalizzazione, che si riempiono la bocca di slogan in difesa della democrazia delle idee...
Ma, dopo i pugni, mi è arrivata, improvvisa e assolutamente inaspettata, anche una carezza. Me l'ha portata una busta de "L'Eco della Stampa" con il ritaglio di un articolo pubblicato sul quotidiano Italia Oggi il 19 Gennaio 2002. Vizi, vezzi e virtù degli scrittori italiani era il titolo di un elzeviro un cui si leggeva, testualmente:
«Neppure i narratori sono più quelli di una volta. Nel 1977 Luciano Simonelli, giornalista, critico letterario e oggi editore, scrisse per le Edizioni Elle Un romanzo nel cestino (sottotitolo: Vizi, vezzi e virtù degli scrittori italiani da leggere e da buttare). Il pamphlet fece epoca in quanto Simonelli, estraneo alle consorterie letterarie e ai clan editoriali e privo di romanzi da collocare, raccontò davvero i difetti e le virtù degli scrittori italiani, oltre a elogiarne o stroncarne le opere. Naturalmente si fece molti nemici, ma il suo libro resta ancora gustosissimo e, soprattutto, unico in una società di letterati che hanno paura anche della propria ombra, oppure usano la stroncatura come arma terroristica per il personale tornaconto. Un romanzo nel cestino è ancora oggi esemplare e istruttivo, e non sarebbe una cattiva idea ristamparlo: resta come un valido documento, anche se i personaggi sono cambiati. Capricciosi, arrivisti, mafiosetti oppure mattoidi, imprevedibili, bohémien, gli scrittori raccontati da Simonelli erano comunque dei grandi protagonisti, a volte meritevoli di diventare loro stessi personaggi da romanzo (vedi Bianciardi, Mastronardi, Moravia, Zavattini, la Morante, D'Arrigo...). A questo punto viene spontaneo domandarsi come si presenterebbe un libro analogo dedicato agli scrittori di oggi, bravi e disciplinati, ma così privi della fantasia e della follia necessarie per farne dei personaggi.»
L'elzeviro era siglato GP e ho subito avuto la curiosità di scoprire chi fosse stato a regalarmi una tale carezza capace di farmi scomparire d'incanto le tante amarezze di una battaglia di libertà e d'indipendenza intellettuale e culturale in un Paese che pare fatto su misura soltanto per chi ha un "Referente". Che gioia è stato alla fine scoprire che GP è Giuseppe Pederiali, un vero scrittore. E corroborato dalla inaspettata e bella carezza eccomi allora qui, amici miei, a continuare a guardare avanti, sempre con il sorriso sulle labbra anche se qualche volta ci può essere il pianto nel cuore. Quante belle cose si potrebbero fare per la vera cultura se soltanto esistesse RISPETTO per chi mostra di avere idee e creatività...

(Continua)

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