*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
1 novembre
- Ho ripreso i miei soliti giri. Stamattina sono andato a correre con Evaristo e Zivago. Alfredo è rimasto a casa e mi ha promesso che preparerà lui il pranzo. Lungo la via, Zivago è isolitamente loquace. Il suo modo di parlare ha quell'accento che mi ricorda Govi, o Grillo. Quando s'esprime in italiano, intercala una serie infinita di "mìa 'n peu" e di "belìn" che tradiscono la sua origine ligure. Mi racconta un po' di se e delle sue disavventure di ragioniere alle dipendenze di un armatore tanto avaro quanto diffidente che gli ha reso la vita impossibile. Aveva sentito parlare del Labirinto ed è venuto qui in cerca di pace. S'è accorto subito che non era sceso nel golfo dei Poeti né stava passaggiando da Vernazza a Manarola. Non ha avuto il tempo nemmeno d'ambientarsi che quella "stronsa d'i-na dietoluga, vedendolo" così secco e pieno di proteine ha dato subito l'ordine di congelarlo. Il resto è storia nota.
- Non m'è sfuggito il ghigno d'Evaristo all'accenno di Zivago a Deianira. «Sta, allegro, Benì, tòrneno stasera!»
Lo guardo torvo: «Tòrneno?»
Assentisce varie volte con l'aria di chi la sa lunga. E capisce che ho capito. Meglio non pensarci. Meglio rientrare.
- L'agitazione è grande e, sotto la doccia mi assale un'eccitazione mostruosa. Il pensiero di rivederla mi fa sentire uno strano sapore sotto la lingua. Mi cercherà subito? O è davvero tutto finito tra noi, come dice il presentimento m'assilla?
- Accanto al fuoco, la discussione langue. Continuano le litanie intermittenti di Kramer che spera in una vittoriosa gara della Ferrari e nel pronto riscatto della Juve. Il programma non offre altro. Andrò a dormire, forse è meglio. E, nel chiudere gli occhi, sento Alfredo russare e me stesso dire: «vieni, amore mio». Poi mi vince l'oblio.
[Continua]