*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
24 ottobre
- Abbiamo passato la notte nel corridoio. Non siamo riusciti ad andare oltre quei fatidici cinquecento metri, a causa della sonora sbornia di Alfredo. Mangiati i toast, infatti, Alfredo s'è scolato a garganella due litri di vino, meno un sorso che ho bevuto io.
- Stamattina stenta a riprendersi. Parla con voce impastata, è giallo in volto ed è di pessimo umore, come sempre dopo una sbornia e una nottata all'addiaccio. Deve avere il fegato pronto per spappolarsi. Due guardie, apparse all'improvviso, caricano sulla loro jeep, sulla quale spicca la scritta "catering", una donna. Questo ci riporta alla realtà orribile del Labirinto: noi siamo la riserva alimentare del Minotauro.
- Convinco Alfredo a proseguire nella marcia. Strada facendo, l'amico mi confida che stanotte è stato angustiato dagli incubi. Ha sognato Salvatore Quasimodo che, declamando una sua poesia, danzava come Nureyev. Inevitabilmente, il nostro discorso si sposta sul poeta e, Alfredo, dice di sapere perchè abbia fatto quel sogno. Perchè anche Quasimodo ha subìto il fascino arcano del Labirinto, come dimostrano i versi che mi cita a memoria e che attribuisce alla penna del poeta di Modica :
I giovani di Creta avevano
Vita sottile e fianchi rotondi. Il Minotauro
mugghiava nel Labirinto anche per loro.
Sapienza, Arianna, dei sensi di Pasifae
che schiumò immagini bestiali col toro
scattato come Venere dal mare.
Ma l'arte, gli arnesi dell'uomo, i segni
raffinati d'una vita civile
sono vostri, cretesi, non c'è morte.
Ma non c'è più nessuno che accoltella
il mostro a Cnosso, e nel mercato
d'Hiraklion confuso e sporco d'Oriente
non c'è nulla che assomigli
alla Grecia di prima della Grecia.
- Sono stupefatto: «Non credevo che anche tu amassi la poesia. Sei sicuro che questi versi siano di Quasimodo?» Ne è sicurissimo. Da quando è qui se li ripete mormorandoli a mo' di preghiera della sera.
- Giungiamo ai giardini. Oggi lo spettacolo mi affascina di meno, anzi mi opprime. Una nebbia fitta rende spettrale il luogo e il vociare assordante, indice di numerosissime presenze invisibili, appare irreale, quasi una prefigurazione del mondo degli spettri.
- La ricerca di una sistemazione dura a lungo. Esasperato, mi aggrappo al braccio di un funzionario regio che intravedo passare e lo supplico di dirmi come fare per trovare un alloggio per me ed il mio amico. Il burocrate di corte, molto cortesemente, mi spiega che per essere ammessi ad abitare nei giardini, bisogna presentarsi nel suo ufficio con un certificato del veterinario reale che attesti la sana e robusta costituzione, dopodichè, superato un esame che attesti che il candidato è possessore di carni prevalentemente bianche e poco grasse, gli sarà concesso di vivere nelle "stie" di mattoni. Altrimenti, dovrà arrangiarsi, come la maggior parte dei "provvisori", con capanne di canne.
- Come Dio vuole riusciamo a metter su una baracca. Poco distante c'è un centro di distribuzione viveri: ceniamo con latte e uova.
- Quando si placa il clamore ne giunge uno nuovo di cui s'intuisce la potenza e la provenienza: giunge dal mondo esterno e sembra l'eco d'una grade manifestazione di piazza.
[Continua]