*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
19 ottobre
- L'ubriacone che mi ha ospitato questa notte si chiama Alfredo. Stamattina è d'umore nero; ha mal di testa e bruciori di stomaco. Non sa nulla degli altri luoghi abitati del Labirinto. Anzi, fino a ieri credeva che tutto il suo mondo fosse racchiuso tra le mura di quella porzione che, nella mia fantasia, ho denominato Lato Nord. Non so se la definizione sia congrua con l'effettivo orientamento del sito, ma posso affermare che non sarebbe comunque errato definire, questa sezione, il Lato Buio del Labirinto. Sui volti della gente, già poco distinguibili per via delle tenebre, si è addensata, con gli anni, una specie di fuliggine che li uniforma.
- Anche i panni che indosso, pur essendo puliti, recano la traccia olfattiva di questo luogo. Ringrazio Alfredo e gli propongo di seguirmi alla ricerca dei lati più luminosi del Labirinto. L'idea, sulle prime, lo lascia indifferente, poi decide di accompagnarmi nella ricerca. Mi rendo conto, parlando con lui mentre camminiamo, che qui, di ciò che avviene all'esterno, non giunge nemmeno l'eco. La conversazione fra noi è quasi un monologo, giacché Alfredo si limita a pronunciare pochissime parole, grugniti e mezze imprecazioni. Dopo ore di cammino, non approdiamo a nulla. Anzi, ci troviamo pressoché imprigionati in un cunicolo senza vie d'uscita apparenti. Alfredo si dispera, mentre io lo invito a mantenere la calma. Ci sediamo per riflettere e riposare. Inaspettatamente, il mio nuovo amico, si mette a narrarmi il motivo della sua venuta qui.
Fuori, oltre dieci anni fa, era un bravo artigiano e la vita pareva gli sorridesse. Faceva raccolta e selezione di rottami metallici. L'attività era molto redditizia, soprattutto per il fatto che era facile arrotondare i guadagni con qualche trucchetto sull'IVA. Poi, qualcuno che evidentemente ce l'aveva con i poveri cristi come lui, decise di portare l'IVA, su quel genere di merce, dal 19 al 2 %. D'improvviso, il poveruomo vide dissolversi una fonte importante di guadagno. Da un lato la cosa gli fece persino piacere, perché gli avrebbe evitato di convivere con futuri rimorsi, dall'altro, però, gli apparve evidente che doveva cambiare attività per mantenere il proprio tenore di vita. Diede fondo a tutti i suoi risparmi per aprire una drogheria. Le cose parvero funzionare bene per un paio d'anni, poi il nuovo disastro. Un centro commerciale polivalente, aperto a pochi metri dal suo negozio, fagocitò tutti i clienti. Fu il fallimento. Scelse, come tanti di noi, il Labirinto in alternativa al suicidio. Portò con sé l'unica ricchezza rimastagli: mille bottiglie di barolo e cinquecento di bonarda. Ormai la ricca riserva era quasi agli sgoccioli e non avrebbe avuto altra consolazione che aspettare la morte per inedia.
- Ho ascoltato con grande attenzione le disavventure di Alfredo. Decido di distrarlo, impegnandomi, e facendolo impegnare, nella ricerca di indizi che ci possano aiutare a lasciare questo vicolo cieco. Giriamo a vuoto per un paio d'ore, poi, finalmente, intravediamo spazi meno angusti e ci dirigiamo in quella direzione.
- In una piccola piazza, mal illuminata, alcune persone stanno ascoltando un uomo dai lunghi capelli, unti e spettinati, che narra una storia. Ci fermiamo ad ascoltare l'oratore che racconta dell'era aurea di quando regnava Saturno. Riconosco quel volto anche se è passato molto tempo dall'ultima volta che lo vidi per televisione. Allora era più grasso e, spesso, indossava la maschera, comera d'uso nella sua città. Percepisco l'accento veneto e non ho più dubbi. È Gianni il Doge, il braccio destro di Saturno, appunto. Egli dice che il padre di tutti gli dei s'adirò per l'affronto di Prometeo e si ritirò sotto il monte Atlante, lasciando l'Olimpo e gli uomini, orbati della sua divina presenza. Da allora non più canti e balli ma freddo e stridori di denti. Questa storia, fuor di metafora, m'è assai nota, per cui, mentre Alfredo affascinato dall'eloquenza lo ascolta, io mi distraggo in cerca di ulteriori tracce. Aspetterò che si sciolga il capannello e poi vedrò, anche, quale direzione prenderanno gli ascoltatori. Un particolare, però, mi fa disperare di ottenere aiuto da costoro: sulle paramanture di tutte le loro giacche spicca un garofano rosso, appassito. Tiro Alfredo per una manica e ci inoltriamo nel lungo corridoio che ci sta davanti.
- Lungo la strada incontriamo un altro volto familiare, con la schiuma bianca tra le labbra, che continua a mormorare: «Io non c'ero, io non c'entro, l'ho fatto per il partito... io non c'ero io non c'entro...».
Il tempo pare si sia fermato. Alfredo osserva che non solo a lui piace ancora il vino.
[Continua]