*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
7 ottobre
- Devono essere circa le dieci del mattino, quando odo rumoreggiare fuori dalla porta. Due guardie sconosciute mi prelevano e mi portano in una specie di cunicolo angusto. Mi intimano di spogliarmi e di farmi una doccia. Accanto alla postazione trovo un pezzo di sapone strausato, molle, puzzolente da dar la nausea. Mentre mi lavo, m'accorgo che i due frugano nei miei vestiti. Dico mentalmente addio alle poche barrette energetiche che nascondevo in una tasca dei calzoni. Sollecitato a muovermi da urla bestiali, provvedo a far presto. Ho troppa paura che mi rompano il naso un'altra volta. L'acqua gelida, sulle prime, è insopportabile. Poi, finisce quasi per farmi piacere. Mi asciugo con un panno ruvido che rischia di sporcarmi un'altra volta, tanto è lercio. Dopo essermi rivestito vengo ricondotto nella cella piastrellata. Non so se sperare nel ritorno di Deianira o temere la prossima fine. È' una vera e propria tortura.
- M'avvedo che in un angolo è riverso un uomo. Attorno a lui s'è formata una pozza d'acqua che s'insinua, piano piano, nelle sconnessure del pavimento. M'avvicino. I suoi baffi e la sua barba sono imbrinati da striature di ghiaccio in via di dissolvimento e sgocciolano come i vestiti. Il suo respiro è vaporoso e pesante, come se in quell'angolo della stanza si fosse a venti gradi sotto zero. La temperatura è, invece, normale.
- Non m'incaponisco su quel mistero, tanto è inutile. Aspettare gli eventi: è la norma. E gli eventi precipitano in men che non si dica: sento un gran vociare e, il riaprirsi della porta, mi trova all'erta. Ho il cuore in gola. Entrano Evaristo (che mi sorride sardonico), due enormi cuochi e le guardie; dopo un attimo entra Maurice, il D.G., che discute animatamente con due signori estremamente arcigni. Si fa silenzio. Uno degli ultimi due addita il corpo riverso in fondo alla stanza e con gesto eloquente sottolinea: «Come volevasi dimostrare! Questo è scongelamento di derrate a temperatura ambiente. Sapete - non è vero? - che le norme igieniche impongono lo scongelamento della carne in cella positiva? E poi, collega, guardi... guardi lo stato di degrado delle mura e del pavimento di questa cambusa.... Direttore, mi vedo costretto a disporre l'immediata chiusura della cucina e dei locali connessi per gravi carenze igieniche. Quel che vediamo qui è soltanto la goccia che ha fatto traboccare il vaso! Inoltrerò un pesante rapporto al Procuratore del Minotauro e credo proprio che non la passerete liscia. Dia un'occhiata, collega, osservi lo stato della carne fresca: è veramente vomitevole!»
- La carne fresca sarei io. Sono, dunque, in una condizione così pietosa?
- L'Ispettore silenzioso opta per l'immediato arresto del Direttore Generale e dei cuochi, e decreta che, sia il dottor Zivago (che intanto sta tornando alla vita) sia il sottoscritto, veniamo riportati nei corridoi del Labirinto in attesa di decisioni. Evaristo, di nascosto, mi fa un gesto che ricorda quello di Totò quando voleva dire "servito"!
Si torna su, dunque, ancora una volta ad aspettar gli eventi. Sono libero di circolare di nuovo nel lato ovest! (La mia felicità è tanto grande da sembrarmi vera... )
[Continua]