*UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO* *UN GRANDE RITORNO*
19 settembre
«Non me ne parlare, amico mio, è un tormento.»
«O ssacce! Credete a mme, Basta e nun ce penzà! Certo cheee ojie è nu poche difficile... o sentite sto profume? M'aggie fatte due bucatine cco e musc'kule... Volete favorire?»
Brutto figlio di p....
Caro Kramer, sei un amico ma vedi d'andare a quel paese pure tu...
L'ex cuoco mi guarda, con la solita aria sorniona, mentre risponde al mio saluto. Poi decide di starmi a sentire. Gli confido le mie indecisioni e lo rendo partecipe della paura che mi indurrà, prima o poi, a rinunciare... a rinunciare. Con fare cattedratico mi snocciola una teoria che porta ad un trilemma:
La vita è piacere? O forse è contemplazione? O, piuttosto azione?
E, aggiunge domande a domande, per poi concludere che la vita è l'insieme dei tre generi in apparente antitesi, giacchè uno non esclude gli altri.
A mia volta mi domando cosa ci azzecchi questo comizio con i miei problemi. Non posso, però, far a meno di ammirare la profondità di pensiero del mio amico. E glielo dico. Mi guarda con aria di commiserazione, questa volta, e sbotta, nel romanesco più triviale:
«Aho', sei ciùccio forte! Ma te pare che un penziero così aspettava a mme, ppe d'esse penzato? Ccià armeno dumil'anni! ».
«Di chi è allora, di un altro antico romano? Di Orazio?», gli chiedo. «No... nun striligà, che te viè la guàllara ar boccino... è der solito Seneca... ma cche ne vuoi sapè, tu... ».
Va via un po' disgustato mentre lo sento salmodiare:
«Praeterea tria genera sunt vitae, inter quae quod sit optimum quaeri solet: unum voluptati vacat, alterum contemplationi, tertium actioni....»