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IL MANIFESTO di Carlo Federico

SECONDA PARTE

Ricchi di tutto il mondo, unitevi!

10.

 

Irresponsabilità, sì. Stupidità, certamente. Ma sapete, mi sentivo così rilassato, leggendo quel libro di Barbara Tuchman. Perché quel pezzo di storia é di grande consolazione, dopo tutto. Quello Specchio Lontano mostra che le asprezze del nostro tempo non sono gran che di speciale e, come John Dryden scrive a proposito dei personaggi dei Racconti di Canterbury, «L'umanità è sempre la stessa e niente si perde in natura, benché tutto cambi».
Il mio grande sollievo viene dalla confortante constatazione che la maggior parte della gente [non] riflessa in quello Specchio Distante in fin dei conti superò quei tempi di brutalità e stupidità. E dunque, perché non dovremmo riuscirci anche noi? Ciò è esattamente quanto l'autrice scrive nella sua prefazione: in tutta la storia scritta c'è un gran prevalere del negativo. La normalità non fa notizia. La storia si ricostruisce dai documenti che sopravvivono, e questi si riferiscono alle crisi, alle calamità, ai crimini e al malgoverno, perché queste cose sono l'oggetto del processo documentario - sentenze di tribunale, trattati, denunce di moralisti, satire letterarie, bolle papali. Nessun papa scrisse mai una bolla per approvare qualcosa. E nessun documento menziona le buone massaie di quel tempo, benché quasi certamente ce ne furono molte, non vi pare?
E nessuno ricorda, nemmeno Barbara Tuchman, i successi delle innovazioni tecniche di quegli anni. In veste di collega di quegli oscuri ingegneri sento il dovere di menzionare l'impianto di coloritura dei tessuti sulla Senna da rue des Barres alla punta orientale dell'Ile de France, la fabbrica siderurgica a Pont de Audemer in Normandia, il maraviglioso orologio meccanico costruito da Giovanni di Dondi nel 1348, le splendide invenzioni architettoniche di Villard de Honnecourt alcuni decenni prima alla torre di Laon e alla cattedrale di Reims con i suoi slanciati archi rampanti per dare massima luce alle chiese alzandone la volta in modo mai visto... ne avete mai sentito parlare? La storia è scritta in generale dai letterati e questi, salvo Leonardo da Vinci (che era anche uomo di lettere), sembrano trascurare i successi scientifici nonché la competenza ed efficienza degli ingegneri.
Fran Lebowitz scrisse: «La scienza è praticata da coloro che sono impacciati nella conversazione». E Samuel Coleridge: «Ci vorrebbero molti Newton per fare un Milton».
Proprio così, e qui è il problema. Noi eredi dei costruttori antichi di canoe armi e tombe di re restiamo troppo diversi per essere uniti agli intellettuali da qualcos'altro che il desiderio reciproco di non incontrarci.

Hmm. Ho perso il filo. Ah sì: i disastri raccontati nella storia della Tuchman (e in ogni altra) sono raramente così totali come sembrerebbe dai resoconti: la persistenza del normale è generalmente più grande dell'effetto di disturbo, come scrisse la signora Tuchman e come noi stessi sappiamo dalla conoscenza del tempo presente. Dopo aver visto qualche notiziario alla TV uno si aspetta di affrontare un mondo pieno di squatters lanciatori di sassi e frantumatori di finestre, scioperi, delitti, drogati, neo-nazisti e stupratori: e poi vi capita di tornare a casa, in una qualunque sera con un po' di fortuna, dopo aver incontrato soltanto uno o due di questi deplorevoli fenomeni.

Allora convenite con me, cari amici, che molte conclusioni della Sapienza Comune son meno che convincenti? Siete d'accordo che questo nostro tempo non è il peggiore di tutti i tempi passati, e un approccio "spirituale" alla soluzione dei problemi attuali va preso con un bel grano di sale?

Qui incontriamo una serie di questioni interconnesse a cui avevo accennato in chiusura della prima parte di questa tiritera e forse ora sono più facili da affrontare, dopo che abbiamo fatto a pezzi qualche pannello del nostro labirinto: è il "buon senso comune" qualcosa da considerare saggio in ogni caso, perché riflette le opinioni della maggioranza? È la classe media, culla della regola-della-maggioranza e quindi della democrazia, peculiarmente sapiente? Qual è la posizione di noi Ricchi nei confronti di questi criteri maggioritari?

Cominciamo dalla parte più facile. Abbiamo noi Ricchi le idee chiare sulla democrazia? Be', tutti conosciamo le definizioni velenose: un festival della mediocrità (E.M. Cioran, un tipo acido che vi ripresenterò a proposito di Utopia); un governo nelle mani di gente di infima nascita, senza proprietà né abilità particolari (Aristotele); un governo basato sulla discussione ma funziona soltanto se riuscite a impedire alla gente di parlare (Clement Attlee); una forma di governo gestito dall'ignoranza popolare (Elbert Hubbard); un sistema in cui un quinto della gente è sempre contro tutto (Robert Kennedy); l'arte di dirigere il circo dalla gabbia delle scimmie (H.L. Menken); una selezione da parte dei molti incompetenti per sceglierei i pochi corrotti (G.B. Shaw); uno strumento per assicurare che non saremo governati meglio di quanto meritiamo (ancora G.B. Shaw).
Molto di tutto ciò è pacifico. Ricordo il sindaco Dinkins come politico di club che trascorse 30 anni in carica facendo favori per essere favorito. Il Partito Liberal Democratico del Giappone è una raccolta di fazioni (in Italia si direbbe "correnti") il cui ruolo non è presentare diversi punti di vista politici ma assicurare diversi sentieri di avanzamento personale per i membri delle fazioni. Forse ci vorrà ancora un po' prima che la politica giapponese diventi meno un mercato di scambio di favori e più un meccanismo per capire e realizzare le politiche che gli elettori preferiscono.
Consentitemi caritatevolmente di non nominare la politica italiana che ha allineato circa 50 governi a sollazzarci per circa 50 anni.
Penso comunque tutti siamo d'accordo che la democrazia è meglio della dittatura, per ragioni non solo morali ma anche pratiche. Appoggia sul consenso anziché sulla coercizione, e contiene il meccanismo per la sua stessa manutenzione: il che significa che, anche se il governo è eletto da sempliciotti poco informati, gli stessissimi sprovveduti hanno il diritto di cacciare a calci nel sedere (metaforicamente, beninteso) i rappresentanti da loro eletti dopo quattro anni o giù di lì, se gli ingenui riescono a svegliarsi un poco dal loro emotivo sonnambulismo.

Ed eccoci alla domanda che abbiamo eluso alcune pagine più sopra: ci si aspetta che noialtri Ricchi svolgiamo un qualche ruolo nella repubblica Dunciad di Alexander Pope?
Aspetto vostri e-mail.
Nel frattempo vi anticipo la mia idea: non dovremmo fare nulla. La mera esistenza di persone felici in mezzo al bailamme di immusoniti sconsolati sonnambuli che presumono di attivare se stessi e mobilitare gli altri per arrivare a una soluzione del pasticcio mentre essi stessi sono parte del problema, la nostra sola esistenza è il miglior regalo che possiamo offrire. Se qualcuno riesce a svegliarsi e scoprire e condividere la nostra felice ricchezza, beato lui o lei. Questo è tutto. Noi siamo i Saccaromiceti di cui è sufficiente la sola presenza; noi sappiamo cambiare il fruttosio della vita in vino esilarante, un tocco dionisiaco davvero, e questo è il nostro regalo per coloro in grado di apprezzarlo.

(10.Continua)