SECONDA PARTE
Ricchi di tutto il mondo, unitevi!
10.
Irresponsabilità, sì. Stupidità, certamente. Ma sapete, mi sentivo così rilassato, leggendo quel libro di Barbara Tuchman. Perché quel pezzo di storia é di grande consolazione, dopo tutto. Quello Specchio Lontano mostra che le asprezze del nostro tempo non sono gran che di speciale e, come John Dryden scrive a proposito dei personaggi dei Racconti di Canterbury, «L'umanità è sempre la stessa e niente si perde in natura, benché tutto cambi».
Hmm. Ho perso il filo. Ah sì: i disastri raccontati nella storia della Tuchman (e in ogni altra) sono raramente così totali come sembrerebbe dai resoconti: la persistenza del normale è generalmente più grande dell'effetto di disturbo, come scrisse la signora Tuchman e come noi stessi sappiamo dalla conoscenza del tempo presente. Dopo aver visto qualche notiziario alla TV uno si aspetta di affrontare un mondo pieno di squatters lanciatori di sassi e frantumatori di finestre, scioperi, delitti, drogati, neo-nazisti e stupratori: e poi vi capita di tornare a casa, in una qualunque sera con un po' di fortuna, dopo aver incontrato soltanto uno o due di questi deplorevoli fenomeni.
Allora convenite con me, cari amici, che molte conclusioni della Sapienza Comune son meno che convincenti? Siete d'accordo che questo nostro tempo non è il peggiore di tutti i tempi passati, e un approccio "spirituale" alla soluzione dei problemi attuali va preso con un bel grano di sale?
Qui incontriamo una serie di questioni interconnesse a cui avevo accennato in chiusura della prima parte di questa tiritera e forse ora sono più facili da affrontare, dopo che abbiamo fatto a pezzi qualche pannello del nostro labirinto: è il "buon senso comune" qualcosa da considerare saggio in ogni caso, perché riflette le opinioni della maggioranza? È la classe media, culla della regola-della-maggioranza e quindi della democrazia, peculiarmente sapiente? Qual è la posizione di noi Ricchi nei confronti di questi criteri maggioritari?
Cominciamo dalla parte più facile. Abbiamo noi Ricchi le idee chiare sulla democrazia? Be', tutti conosciamo le definizioni velenose: un festival della mediocrità (E.M. Cioran, un tipo acido che vi ripresenterò a proposito di Utopia); un governo nelle mani di gente di infima nascita, senza proprietà né abilità particolari (Aristotele); un governo basato sulla discussione ma funziona soltanto se riuscite a impedire alla gente di parlare (Clement Attlee); una forma di governo gestito dall'ignoranza popolare (Elbert Hubbard); un sistema in cui un quinto della gente è sempre contro tutto (Robert Kennedy); l'arte di dirigere il circo dalla gabbia delle scimmie (H.L. Menken); una selezione da parte dei molti incompetenti per sceglierei i pochi corrotti (G.B. Shaw); uno strumento per assicurare che non saremo governati meglio di quanto meritiamo (ancora G.B. Shaw).
Molto di tutto ciò è pacifico. Ricordo il sindaco Dinkins come politico di club che trascorse 30 anni in carica facendo favori per essere favorito. Il Partito Liberal Democratico del Giappone è una raccolta di fazioni (in Italia si direbbe "correnti") il cui ruolo non è presentare diversi punti di vista politici ma assicurare diversi sentieri di avanzamento personale per i membri delle fazioni. Forse ci vorrà ancora un po' prima che la politica giapponese diventi meno un mercato di scambio di favori e più un meccanismo per capire e realizzare le politiche che gli elettori preferiscono.
Consentitemi caritatevolmente di non nominare la politica italiana che ha allineato circa 50 governi a sollazzarci per circa 50 anni.
Penso comunque tutti siamo d'accordo che la democrazia è meglio della dittatura, per ragioni non solo morali ma anche pratiche. Appoggia sul consenso anziché sulla coercizione, e contiene il meccanismo per la sua stessa manutenzione: il che significa che, anche se il governo è eletto da sempliciotti poco informati, gli stessissimi sprovveduti hanno il diritto di cacciare a calci nel sedere (metaforicamente, beninteso) i rappresentanti da loro eletti dopo quattro anni o giù di lì, se gli ingenui riescono a svegliarsi un poco dal loro emotivo sonnambulismo.
Ed eccoci alla domanda che abbiamo eluso alcune pagine più sopra: ci si aspetta che noialtri Ricchi svolgiamo un qualche ruolo nella repubblica Dunciad di Alexander Pope?
Aspetto vostri e-mail.
Nel frattempo vi anticipo la mia idea: non dovremmo fare nulla. La mera esistenza di persone felici in mezzo al bailamme di immusoniti sconsolati sonnambuli che presumono di attivare se stessi e mobilitare gli altri per arrivare a una soluzione del pasticcio mentre essi stessi sono parte del problema, la nostra sola esistenza è il miglior regalo che possiamo offrire. Se qualcuno riesce a svegliarsi e scoprire e condividere la nostra felice ricchezza, beato lui o lei. Questo è tutto. Noi siamo i Saccaromiceti di cui è sufficiente la sola presenza; noi sappiamo cambiare il fruttosio della vita in vino esilarante, un tocco dionisiaco davvero, e questo è il nostro regalo per coloro in grado di apprezzarlo.