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IL MANIFESTO di Carlo Federico

PRIMA PARTE

Ricchi di tutto il mondo, unitevi!

3.

 

Io vorrei soltanto scambiare qualche idea con i miei amici Ricchi. Mi piacerebbe dire che sono mosso da un senso di colleganza, ma questo non è del tutto vero.

Ahimé, io non sono un Ricco. Sono un tipo "normale" con un mucchio di desideri: soprattutto mi piacerebbe essere amato e ammirato per le mie idee brillanti e la mia simpatica personalità, anche se in fondo so di essere assai poco simpatico e raccomandabile. Sì, non sono un Ricco, perchè io bramo qualcosa... bramo avere amici (specialmente signore) che mi adorino, mentre riesco a mala pena ad amare e forse nemmeno a tollerare chiunque sia al di fuori di un molto selezionato gruppo di persone di identiche vedute - cioè identiche alle mie! - così amabili da concedere che ho abbastanza ragione su quasi tutto. No, io ho le penne troppo arruffate per essere un placido Ricco. Ma sentite un po' questa mia ipotesi:

Nessuno è perfettamente Ricco, nè totalmente Povero.

Questa è una grande idea, dovete ammettere. È imbottita di conseguenze. Significa che, avendo dentro qualche po' di Ricchezza e di Povertà, ognuno può, in teoria, cercare di spostare il confine tra le due contraddittorie attitudini all'interno di sé e arrivare ad acquisire quella leggendaria felicità per cui i veri Ricchi sono cospicui. Questa parte del ragionamento su "migliorare sé stessi" è minestra riscaldata, lo so, ma il corollario su cui vorrei soffermarmi dice che io posso dunque considerarmi un poco, soltanto un pochino, partecipe della vostra Ricchezza. Io sento che posso aspirare a considerarmi un membro junior (ancorché non degnissimo) del vostro Club, cari amici Ricchi, e così posso ardire di parlare a vostro nome.

Questa è una pretesa molto ambiziosa, per non dire altro. Ma io vi mostrerò che le cose stanno molto semplicemente così: prima di tutto, io non sto per fare un'arringa. Io mi vedo soltanto nei panni di uno di quei socievoli individui che in piedi su una scatola di sapone in un angolo di Hyde Park indirizzano la loro gratuita orazione ai passanti: in fatti io sto scrivendo ora nel Web Park Speaker's Corner del sito Istrice di Mr. Simonelli dove, come in Hyde Park a Londra, a chiunque è possibile dire qualsiasi cosa. Dopo aver ricevuto alcune e-mail simpaticamente incoraggianti a commento di un mio brano uscito su questo web site a proposito di un capitano di mare, sono incoraggiato a scrivere queste ulteriori righe, per non privare il mondo della luce della mia sapienza.

Tranquilli: non correte il rischio di cader preda di un asfissiante conferenziere. Non vi insegnerò nulla. Un conferenziere è uno con la sua voce noiosa nel vostro orecchio e la sua fiducia nella vostra pazienza. Un insegnante è qualcuno che dice agli uditori come risolvere i problemi che lui stesso ha cercato di evitare diventando un insegnante. Chi sa, fa. Chi non sa, insegna. No, io non vi terrò una conferenza. Quando ho annunciato che mi sento in grado di parlare per voi volevo soltanto dire che, essendo congenialmente vicino al vostro Club, credo di poter scambiare un po' di idee con voi. Ma nessuna esortazione, nessuna omelia. Solo qualche domanda, nel caso qualcuno tra voi voglia rispondere su questo Web Park Corner.

La prima domanda probabilmente dovrebbe essere: Chi siamo. Che ci stiamo a fare, qui. Qualche risposta esauriente? Aspetto vostre e-mail.

Al momento della sua morte nel 1903 Adrien Proust, il padre di Marcel, dichiarò: "Sono stato felice tutta la vita". Questo è sicuramente il sigillo del vero Ricco, e il suo esempio potrebbe servire per illustrare la definizione che stiamo cercando, se non ci fosse un ma: pochi fra noi possono sperare di raggiungere l'eccellenza morale e professionale del Dr. Proust, il generoso gigante che combattè il colera e la peste bubbonica sulle navi che da lontane regioni infette approdavano ai porti francesi: egli ricevette le chiavi della città dal sindaco di Toulon - sempre minacciata dal colera - diede il suo nome all'ospedale di Marseilles per le vittime in quarantena, divenne Cavaliere della Legion d'Onore oltre che professore di Igiene alla Facoltà di Medicina di Parigi.
Benché sicuramente eccellenza in qualsiasi cosa facciamo, e distacco dal guadagno, siano tratti caratteristici del Ricco, io sospetto che pochi tra noi saranno mai insigniti del diritto di usare la Chiave del Cesso riservato personalmente all'Amministratore Delegato della ditta per cui triboliamo, manco a parlare delle chiavi di una città. Perciò temo che dovremo pensare a qualche esempio più modesto di Andrè Proust.

La maggior parte di noi non farà mai grandi cose, ma noi Ricchi possiamo fare piccole cose con grande stile.

Forse potremmo definire noi Ricchi in forma negativa, stabilendo Chi Non Siamo? Non siamo Poveri. Rispolveriamo quella notissima frase: è più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago, piuttosto che un uomo danaroso passi attraverso la porta del Cielo. Questa, tradotta nel NOSTRO gergo, suonerebbe: un Povero (una persona avida, uno che ha fatto del denaro lo scopo della sua vita) ha meno probabilità di raggiungere celestiale pace dentro di sé, che un cammello di passare ecc. ecc. Il che sembra confermare il nostro punto di vista sulla qualità della pace interiore, l'intangibile ricchezza peculiare dei Ricchi.

Tra l'altro quella frase mostra che il nostro modo di percepire la differenza tra Ricchi e Poveri non è qualcosa che stiamo definendo proprio ora. È almeno vecchio di 2.000 anni. Molto più antico, in fatti.

(3.Continua)