Versione in italiano Versione in italiano Versione in italiano Versione in italiano

IL MANIFESTO di Carlo Federico

PRIMA PARTE

Ricchi di tutto il mondo, unitevi!

2.

 

Il punto da chiarire inequivocabilmente, con fermezza, è che essere Ricco o Povero è una situazione/attitudine interiore.

Prendetelo come un postulato, per ora. Non potrei darne una dimostrazione: ma tutti potrebbero ammettere che, avendo la stessissima disponibilità di benefici (incluso il denaro, ma non soltanto quello, poiché la salute e altri doni non monetizzabili, come l'armonia in famiglia, hanno il loro peso nel quadro generale) alcune persone si sentono assai ricche e altre assai sfortunate benché tutte e due si trovino in una situazione obiettivamente simile.

È una attitudine interiore e io sarei tentato di dire che la strada verso la Ricchezza dalla Povertà è un viaggio all'interno di sé stessi. Ma questo in qualche modo anticiperebbe una conclusione che sembra molto una goffaggine, se esposta così alla buona, e puzza lontano un miglio come un ulteriore tentativo di incantare la gente con qualche nuova ricetta di "oppio per il popolo".

Perciò è meglio dichiarare subito la mia profonda convinzione: è estremamente difficile che un Povero diventi Ricco e questo mio brano non è da interpretare come un manuale di istruzioni per diventare Ricco. Il mio discorso è pianamente rivolto a coloro che SONO già ricchi (cioè, secondo la nostra definizione data prima, che si sentono fortunati e contenti nella loro posizione). I Poveri troveranno difficilmente alcunché di interessante in queste righe. I Poveri sono in generale inclini a restare Poveri. Tradotte dal nostro gergo queste parole suggeriscono appunto l'idea che gli avidi, i mai contenti sono difficilmente capaci di cambiare le loro abitudini mentali e troveranno poca o nessuna attrazione per questo messaggio.

È scritto da qualche parte nel Vangelo: i Poveri saranno sempre con voi. E al paese di mia moglie dicono «Wir sind unsere Vergangenheit, die uns gemacht hat, die wir sind»: che significa che ognuno di noi è modellato dal proprio passato e se voi siete state allevati tra "poveri" che magari hanno un mucchio di soldi ma non hanno pace nella loro instancabile ricerca di saziare la propria avidità, avete ben misere probabilità di gustare la pace interiore del vero Ricco.

Il vero Ricco ha soltanto una propensione ad essere contento con i suoi doni quotidiani: e questa disposizione, in effetti, è il più grande regalo che il Ricco abbia ricevuto. Il Povero, in quanto incapace di apprezzare questo particolare regalo, resta ineluttabilmente Povero, anche se attinge un bel po' di successo materiale: egli/ella rimane assetato/a per tutta la vita.

Fin qui ciò che sto scrivendo potrebbe sembrare proprio un ulteriore pio tentativo di incoraggiare "i buoni" e condannare "i cattivi" a eterna infelicità. Questo sarebbe davvero un patetico misero tentativo di propaganda edificante e voglio insistere ancora nel dire che io non sto cercando di convertire qualcuno alla "virtù", di migliorare il mondo e così contribuire al benessere generale nel prossimo millennio.

I Ricchi, secondo la nostra definizione, non sono necessariamente "virtuosi": sono soltanto contenti.

Se poi volessimo disquisire sulla cosa e suggerire che gioia e pace interiore si trovano più facilmente se uno cerca (tranquillamente) piaceri e risultati duraturi, e questi non si trovano nella materialità di piccole meschine soddisfazioni e nelle banconote per comprarle, be', stiamo dicendo qualcosa su cui molti sono d'accordo. Così, in generale, essere una gioviale persona incline al disinteresse e alla compassione corrisponde allo stampo del vero Ricco, che ha trovato all'interno di sé gioia duratura. Ma questo non è lo scopo del mio messaggio. Io non cerco di convertire nessuno alla virtù, alla generosità eccetera. Probabilmente proprio il contrario, con un grano di sale, come vedrete.

(2. Continua)