di Mariantonietta Sorrentino Rizzo 
n. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30
L' interesse per la memoria è un atto di giustizia e di amore.
Memoria in quanto riscoperta e valorizzazione delle matrici della nostra cultura mediterranea, matrici multietniche.
Memoria per progettare il futuro, per comprendere il presente.
Un viaggio negli itinerari della memoria alla scoperta di una realtà tanto poliedrica quanto seducente.

© Copyright by Simonelli Editore srl

Il legame tra forme dialettali e culto popolare è stato sempre efficacemente stretto. Grazie al vernacolo, testimone sufficientemente fedele del passato, ci sono pervenuti frammenti intatti di antichi culti e pratiche religiose.
È il caso della devozione di Sant'Elia a Postiglione (Sa).
Una leggenda raccolta narra che alcuni pastori si imbatterono in un'effige del santo, un busto di pietra, in una grotta degli Alburni.
La devozione e il rispetto suggerirono loro di spostare la statua in un luogo più idoneo: la locale chiesa di Santa Maria. Tuttavia ogni sforzo cadeva nel vuoto. Inspiegabilmente, racconta la leggenda, il busto tornava sempre al suo sito originale, dove attualmente è venerato. Al Santo sono legati tridui e celebrazioni, ma anche consuetudini culinarie. La frittata di asparagi , accompagnata con i taralli, è una fra queste tradizioni.
A Sant'Elia, di evidenti origini orientali, gli abitanti dei paesi alburnini sono particolarmente legati.
Una delle grotte a lui dedicata è rintracciabile in loc.Frasca a quota 601 metri.
Il profeta è considerato patrono dei luoghi alti. Consuetudine riscontrata anche in Grecia : la sua venerazione sulle alture pare abbia sostituito il culto di Apollo.
Per lo più raffigurato vestito con pelli d'animale, Sant'Elia si riconosce grazie alla simbologia che accompagna le sue effigi : i corvi e la ruota di carro infuocato.
Il rapporto tra mondo agricolo-pastorale e divinità è stato sempre consistente. "Re frasche re Santu Liu", o le frasche di sant'Elia , è una consuetudine della zona tramandata fino ai nostri giorni. Rami di acero che i contadini pongono, alla fine della giornata dedicata al patrono, in mezzo ai campi: fissati alle canne, essi hanno il compito di proteggere il raccolto. Nella limitrofa Serre, dove vige una devozione analoga, si usa ancora pregare così:
«Santu Liu re lu Pustiglionu, fa venì nu chiuppetonu, senza lampi e senza truoni, senza manco na grannena», cioè : « Sant'Elia di Postiglione, fai venire una gran pioggia, senza lampi né tuoni, e senza una grandinata».
Canto propiziatorio che rimanda a tempi lontani, privi di certezze quanto di inquinamento. E per la maggior garanzia d'essere esauditi la statua, collocata nella grotta, è stata spesso trafugata con vivo disappunto dei vicini postiglionesi.
Usi, consuetudini e canti si perpetuano in una popolazione dedita, fino a pochi decenni or sono, alla faticosa cura dei campi. La necessità spingeva la gente degli Alburni fino alla Puglia : là i mietitori prestavano le braccia nelle vaste pianure imbiondite dal grano.

Mariantonietta Sorrentino Rizzo

 


 

Hai una riflessione da fare su quanto appena letto?
Metti tutto personalmente on line su
The Web Park Speaker's Corner
oppure, se preferisci, invia una e-mail a ed@simonel.com.