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Idee in Movimento
di Ely Galleani
Alassio 2 dicembre 2005 - n. 1 - 2 - 3 - 4 - 5 - 6 - 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 - 13 - 14 - 15 - 16 - 17 - 18 - 19 - 20 - 21
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  Il Testo di Cambridge
 

  D
opo aver pubblicato su ‘Idee in Movimento’ l’articolo n.17, inerente alle vicissitudini incontrate nell’affrontare la prenotazione del Vagone Letto per Roma, è iniziata una ricerca del Comune di Alassio per ristabilire quel leso diritto.
   Grazie all’interessamento del Sindaco, tramite l’invio di una lettera alle Ferrovie, pubblicata anche sulla stampa locale, sono potuta risalire sul treno per Roma , da me definito ‘fantasma’, e viaggiare, comodamente nella notte, in totale sicurezza.
   Durante i vari interventi sui giornali, nell’intento di ripristinare i diritti dei cittadini alassini, è stato, tra gli altri, pubblicato sul quotidiano La Stampa del 20 novembre scorso, un trafiletto con il riferimento all’Istrice e alla rubrica da me curata. Il giornalista che, forse, non voleva dare troppo rilievo ad una notizia per lui marginale, ha usato il famoso Testo di Cambridge : ha scritto, in grassetto, nel titolo ‘prenorate’ al posto di ‘prenotare’.
   In base agli studi effettuati nella Università di Cambridge sulla nostra società, in conseguenza dei nostri tempi caotici e dell’uso compulsivo della tecnica computerizzata, ha preso forma una scrittura impropria che ha determinato un conseguente studio approfondito sulla capacità del nostro cervello di leggere, riordinandole, anche le parole scritte 'sottosopra'. Una intera pagina composta di sole parole anagrammate, purché scritte con la corretta lettera iniziale e finale, viene analizzata e letta dal nostro cervello come se non presentasse alcun errore.
   Viceversa lo stesso Testo di Cambridge, collocato in una pagina di giornale, viene disatteso dai nostri neuroni che rivolgono l’attenzione solo al testo scritto correttamente... trascurando, ignorando completamente il pezzo contenente l’errore.
   Il trafiletto pubblicato sulla Stampa, infatti, non è stato letto da alcuno dei miei amici ed io ho faticato, non poco, a rintracciarlo dal momento che, trovandomi nell’impossibilità di acquistare personalmente il giornale, avevo incaricato vari conoscenti di ricuperare il pezzo. Tutti avevano il giornale ma nessuno riusciva a leggerlo! Solo telefonando alla redazione venivo a conoscenza della pagina dove era pubblicato e riuscivo a dare le coordinate per rintracciarlo.
   Se è vero che il nostro cervello è in grado di leggere un testo errato nella sua forma corretta, non facendoci percepire l’errore, e di ignorarlo quando è inserito in un testo corretto, è pur vero che chi si occupa di fornire aggiornamenti culturali può usare queste sottigliezze per togliere rilievo ad una notizia.
   Nel mio caso, che può essere stato casuale, davvero nulla di grave, ma l’episodio denota una pericolosa tendenza: quella di distogliere l’attenzione dalla presentazione di idee qualora diverse dalle proprie! Sarebbe questa, se attuata, la più vile delle forme di censura.
   Mi chiedo: questo è un paese che evolve oppure no? Possibile che non sappiamo dare una ragione alle idee degli altri?
   Invero l’evoluzione è insita nell’ascoltare, nel leggere ogni pensiero per cercarne di capire e intuirne le motivazioni e non l’esatto contrario.
   L’arricchimento della nostra cultura si determina, soprattutto, quando si parla con qualcuno che ha idee diverse dalle nostre; al contrario il condividerle comporta il pericolo di appiattimento, del sopire lo spirito sui propri allori e di non voler più ricercare.
   A forza di frequentare solo chi la pensa come noi si perde l’istinto alla individuazione delle altrui ragioni, si finisce per fossilizzarsi in un ‘Anche io la penso così ’, pensiero che, incapace di produrre nuove idee, riuscirà a concepire solo 'massime', frasi ormai fatte, trite e ritrite, prive di enfasi e attinenza alla mutevole realtà.
   Nell’avere il coraggio di raffrontare i propri pensieri con quelli degli altri si trova la forza per affermarli con maggior vigore o per modificarli, adattandoli alle nuove ottiche prospettate.
La nostra cultura vuole accomunare, tra loro, le persone che la pensano allo stesso modo ed escludere i ‘diversi’.
   Gli individui uguali sono più facilmente manipolabili poiché assomigliano ad un gregge, più propenso a seguire un capo che a ricercare la propria strada.
In questo modo si arriva all’intorpidimento dei sensi : vista e udito non accettano più stimoli e la mente si assopisce .
   Oggi in treno, di ritorno da Roma, mi sono imbattuta in una interessante occasione di dialogo con un Docente di Pittura della Accademia delle Belle Arti di Genova, che mi esprimeva tutto il rammarico e il disappunto per il comportamento dei suoi studenti , privi di qualsiasi desiderio conoscitivo e portati, nel dipingere, alla ripetizione dei soli gesti a loro insegnati senza mai riuscire ad iniziare una ricerca sulle infinite possibilità nella interpretazione della tecnica pittorica..
   Quei ragazzi, del tutto carenti di istinto, sono il prodotto di una cultura di appiattimento delle idee dove non è più stimolata la ricerca…bensì il suo abbandono!
   Chi non la pensa come te non serve e tutto si impoverisce ad una rozza conoscenza , direi, del ‘ nulla ’.
   Avranno mai provato a correre sulla sabbia tirando il filo di un aquilone, avranno mai pensato di intuire la forza del vento contrario …e di sfruttarla?
   Si saranno mai messi dalla parte dell’aquilone che ha bisogno di quel filo per restare collegato alla terra?
   Immaginare, fantasticare, rapportare, comprendere sono situazioni facili da vivere quando si ha a che fare con la natura e leggermente più complicate quando si ha a che fare con un nostro simile.
   Le situazioni opposte non sono mai a nostro danno anche se ognuno di noi parla per il bisogno di raccontare le proprie esperienze, per trovare risposte e quasi nessuno lo fa per altruismo!
   In quei racconti, un orecchio attento, ricupera quello che manca ancora, l’informazione nuova, il messaggio nascosto che ci porta a riflettere, nel tempo, aiutando a migliorare la nostra comprensione del mondo.
   Dal nostro punto di vista umano è sicuramente meno pericolosa una persona che ci contraddice rispetto ad una altra che ci compiace !
   Viceversa se, quando ascolto, sento cose a me già note... la mente si assopisce, si fossilizza priva di inputs.
   Ecco spiegato il perché, credo, sia necessario accettare il confronto, la discussione, lo scambio con chi la pensa diversamente da noi, prediligendo, anzi, il dialogo con i nostri opposti, purché dotati di senso civico, e, magari, stimolati dallo stesso desiderio di capire e di interessarsi alle ragioni dell’altro.
   L’altro non è mai un alieno sceso da un pianeta della galassia, ma uno come noi!
   Dobbiamo per forza interessarci alle motivazioni che lo portano a credere in una cosa piuttosto che in una altra, una parte di esse sono dettate dalle stesse nostre profonde convinzioni , benché a noi ancora sconosciute. Durante il dialogo, anche inconsapevolmente, possiamo aiutarlo ed aiutarci ad uscire dalla eventuale stasi di pensiero in cui si può essere caduti e premiare l' improvvisa voglia di confrontarsi con l'offerta di una nuova idea, anche se non del tutto condivisibile.
   A chi chiedere se non ai nostri simili…dissimili ?
   Il mio augurio? Quello di avere la forza di ristabilire la nostra complessa umanità, rivolgendo uno sguardo attento al nostro passato, compenetrando gli sforzi evolutivi di migliaia di artisti, nati e vissuti in questa nostra meravigliosa terra, che tanto hanno lasciato e che non possono, non devono essere disattesi, misconosciuti, incompresi dai loro discendenti…noi, popolo di 'rozzi' !

C U Soon ...o per meglio dire alla prossima!
Vostra
www.elygalleaniblog.com

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Il testo di Cambridge:

Sneocdo uno sdtiuo dlel'Untisverià di Cadmbrige, non irmptoa cmoe snoo
sctrite le plaroe, tutte le letetre posnsoo esesre al pstoo sbgalaito, è
ipmtortane sloo che la prmia e l'umltia letrtea saino al ptoso gtsiuo,
il rteso non ctona. Il cerlvelo è comquune semrpe in gdrao di decraifre tttuo qtueso coas, pcheré non lgege ongi silngoa ltetrea, ma lgege la palroa nel suo insmiee... vstio?


 


Ely Galleani
Dal ruolo di attrice a quello attuale di ragioniera, da moglie di Carlo Vanzina a single convinta.
Da amica dei registi Dino Risi, Mario Monicelli, Roman Polanski a Michelangelo Antonioni... Intreccia esperienze di vita con i pittori Mario Schifano, Alighiero e Boetti, Tano Festa. Un percorso vissuto fino all'ultimo respiro... in punta di piedi per non sprofondare nelle buche più dure.
Entusiasta nell'apprendimento del vivere, viaggia per conoscere , studia i geroglifici per scoprire nuove etimologie, impara a giocare con le parole per scoprire un nuovo significato, un filo conduttore.
Ama la tavola ... ma non ingrassare!
Conserva i sapori della vita,gli apprendimenti senza perdere il proprio lato infantile, il desiderio di giocare.
Crede nel web, nella possibilità di una nuova forma di comunicazione

 


Ely Galleani

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