I Cinque Sensi
In Francia nell’ottobre 1793 la Convenzione
Nazionale, appena costituitasi dopo la Rivoluzione Francese, approvò il
Calendario Rivoluzionario Repubblicano il cui primo giorno dell’anno
cadeva il 22 Settembre 1792, data della proclamazione della Repubblica e
del motto “ Liberté, égalité, fraternité”.
Il nuovo anno che veniva suddiviso in 12 mesi da trenta giorni ciascuno,
più un periodo di cinque giorni complementari, coincideva, forse a
insaputa degli stessi Illuministi, con la concezione della suddivisione
del calendario annuale presso gli antichi egizi ( 36 decadi più cinque
giorni detti ‘epagòmeni’)
E’ da notare che solo con la campagna d’Egitto, successivamente voluta
dal Direttorio nel 1798 e condotta da Napoleone Bonaparte, si sarebbe
determinata l’occasione per riscoprire l’antica cultura faraonica.
Per la verità gli antichi avevano una concezione del tempo diversa dalla
nostra: per loro non esisteva un solo tempo soggetto ad evoluzione, con
inizio dall’anno zero, ma un continuo ripetersi di periodi coincidenti
ogni volta con la proclamazione del nuovo faraone, durante la cui vita
era necessario ristabilire la massima evoluzione! Un tempo circolare
soggetto dunque a rinnovarsi perpetuamente…
A colui che , figlio della Rivoluzione, trasformò nel 1802 la Repubblica
Francese in Impero va riconosciuto il merito della riscoperta di quella
simbologia ormai ritenuta perduta e la nascita della moderna egittologia
.
Napoleone infatti, presagendo l’importanza di quei tesori nascosti, volle
affiancare la sua campagna militare in Egitto ad una spedizione composta
da 175 tra disegnatori, ingegneri e architetti ai quali si deve una
attenta riproduzione e catalogazione dell’immenso patrimonio sepolto
nelle sabbie egiziane e la scoperta, nel 1799, della Stele di Rosetta .
Lo studioso Thomas Young tentò una prima decifrazione del testo
geroglifico in essa riportato ma fu il francese Champollion, nel 1822, a
garantirsi il merito della scoperta.
Una porta sull’antico mondo, volutamente chiusa sino ad allora, si riaprì
fornendo a noi occidentali la possibilità di una rilettura.
Il problema principale fu l’interpretazione di quei simboli, l’handicap
iniziale di quella ‘decifrazione’ derivò proprio dall’approccio che
Champollion ebbe cercando di capire quella antica conoscenza con la
propria cultura. Egli, provenendo da un mondo illuminista ma costruito
su secoli colmi di dogmi e di oscurantismo, inserì la decifrazione dei
geroglifici non al loro alveo naturale ma rapportandoli al suo mondo,
pertanto snaturandoli! La decifrazione divenne così un adattamento dei
simboli originali alla nostra cultura e non l’esatto contrario, come
avrebbe dovuto essere.
Così il geroglifico che rappresenta il ‘sito’ venne tradotto con la
parola ‘tempio’, il ‘portatore della conoscenza’ con ‘sacerdote’ e
‘colui che ha il sacro fuoco’ (nejer) con ‘Dio’.
Venne inserito a forza un dogma all’interno di una cultura che non ne
possedeva alcuno.
Da questa errata valutazione iniziale gli egittologi, ancora oggi,
cercano di riscattare l’esatta comprensione di una conoscenza che nulla
aveva a che fare con la nostra, priva come era , almeno fino alla XVIII°
Dinastia ( 1540/1295 A.C.), di dogma, di moneta, di politica.
Gli antichi giocavano con le parole alle quali attribuivano significati
diversi che potevano però, contemporaneamente, definire una crescita,
una evoluzione!
Una ‘guida’, ad esempio, era simboleggiata da un idioma composto da ‘un
seme provvisto di piedi’! Converrete con me come il tempo necessario a
far recepire una conoscenza non possa essere breve, similmente a quanto
avviene per il seme che, gettato nel terreno, sarà in grado di produrre
il germoglio solamente trascorso il tempo utile alla sua evoluzione.
La guida per gli antichi era colui che semina, anzi era il seme !
Così le ‘parole’ erano simboleggiate dai ‘bastoni’ nei quali si può
trovare un appoggio per attraversare questa vita, utili per difendersi
ma anche pericolosi e forse mortali se usati a sproposito.
La ‘voce’ era invece tradotta in geroglifico con il simbolo di un ‘remo’
perché per attraversare la grande acqua si deve usare lo strumento
giusto, una intonazione consona alla difficoltà.
Ai nostri cinque sensi ne corrispondevano altrettanti ma diversi: i due
principali la ‘vista’ e l’‘udito’ servivano ad affinare il senso della
‘parola’ e della ‘memoria’, questi ultimi quello dell’ intelligenza ’.
I primi erano necessari a far evolvere i secondi.
Solo chi sapeva vedere e aveva buone orecchie era in grado di poter
accrescere la parola e con essa la memoria e la comprensione. Per questo
il geroglifico delle ‘orecchie’ rappresenta i ‘viventi’, gli uomini,
coloro che, per vivere, debbono saper udire.
Mondi fantastici, culture immense… assolutamente non rapportabili alle
nostre !
Quando avremo allertato i nostri ritrovati cinque sensi e saremo
riusciti a svelare i significati originali di questa grande antica
conoscenza, quando saremo in grado di comprenderla nella sua autenticità
senza farla passare attraverso il nostro metro valutativo, allora
capiremo la differenza che esiste tra la parola ‘egalité’ e l’ ‘equità’
di Maat, l’antica conoscenza capace di riscattare l’uomo dal caos….
Ely Galleani
Dal ruolo di attrice a quello attuale
di ragioniera, da moglie di Carlo Vanzina a single convinta.
Da amica dei registi Dino Risi, Mario Monicelli, Roman Polanski a
Michelangelo Antonioni... Intreccia esperienze di vita con i pittori Mario Schifano,
Alighiero e Boetti, Tano Festa. Un percorso vissuto fino all'ultimo
respiro... in punta di piedi per non sprofondare nelle buche più
dure.
Entusiasta nell'apprendimento del vivere, viaggia per
conoscere , studia i geroglifici per scoprire nuove etimologie,
impara a giocare con le parole per scoprire un nuovo significato, un
filo conduttore.
Ama la tavola ... ma non ingrassare!
Conserva i
sapori della vita,gli apprendimenti senza perdere il proprio lato
infantile, il desiderio di giocare.
Crede nel web, nella possibilità
di una nuova forma di comunicazione
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