di memoria, cultura e molto altro...
Ravenna, 17 Maggio 2017
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Franco Gàbici è Premio Guidarello di Giornalismo.
Evviva i Somari! Quelli a 4 zampe...
Ragazzi state allegri perché finché il sole risplenderà sulle sciagure umane l’umanità avrà garantita la sua razione di somari. Intendo parlare dei somari a quattro zampe, una genia di tutto rispetto che ha dietro le spalle, anzi no, dietro la soma, antenati di tutto rispetto. L’asino, infatti, ha riscaldato il bambin Gesù nella grotta di Betlemme e basterebbe questa credenziale per garantire a questi quadrupedi fama imperitura.
Molti, qualche anno fa, erano in apprensione per la sopravvivenza della stirpe asinina ma oggi un recente censimento asinario ha fatto tirare un bel sospiro di sollievo agli asinofili perché ha contato più di 59 mila esemplari vivi e vegeti. Di tanto in tanto, dunque, si parla degli asini e della loro possibile estinzione e c’è qualcuno che si preoccupa. Come Giorgio Manganelli, che una volta scrisse per l’appunto di questo suo assillo. E sapete perché? Perché gli asini, quelli con il pelo e con le orecchie lunghe, appartenevano al paesaggio della sua infanzia, “il paesaggio incorruttibile dell’Italia mentale” e il pensiero che questi personaggi sarebbero scomparsi non gli dava pace. Assurdo pensare a una realtà senza somari: “Sta per affacciarsi alla vita una generazione di infanti che, se leggerà Pinocchio, avrà bisogno di una edizione commentata”. Si correrebbe il rischio, infatti, di sentirsi dire: “Che cos’è un asino?”.
Ma le preoccupazioni di Manganelli oggi sarebbero infondate perché gli asini avranno un futuro. Del resto mica si poteva pretendere di condannare all’oblio questi quadrupedi che sono entrati anche a far parte del lessico comune. I loro ragli, ad esempio, non potranno mai scardinare le stelle. Del resto la loro pretesa era davvero una roba da somari. Essere somari, però, mica vuol dire essere fessi. E se non ci credete provate a chiederlo al somaro di Talete.
Il grande filosofo greco è famoso sia per aver affermato che il principio, o arché, del mondo è l’acqua, ma anche per aver associato il suo nome al famoso teorema di geometria che afferma “un fascio di rette parallele intersecanti due trasversali determina su di esse classi di segmenti direttamente proporzionali”. E poi lasciò di stucco il faraone Amasis che lo aveva sfidato dicendogli se sei tanto bravo prova a misurare l’altezza della piramide di Cheope. E Talete senza scomporsi gli risolse il problema in quattro e quattr’otto lasciando il faraone con il classico palmo di naso. Aveva piantato un bastone per terra e con una relazione di similitudine fra la lunghezza dell’ombra del bastone e quella della piramide il problema fu risolto.
Ma a parte tutto, Talete aveva un asino del quale si serviva per trasportare dei carichi di sale. I sacchi, però, erano pesanti e il povero somaro faticava assai poi, un bel giorno, mentre il somarello attraversava un corso d’acqua, inciampò e quando si rimise in piedi si accorse che il carico si era alleggerito perché buona parte del sale si era sciolto. Il somaro, che evidentemente fesso non era, tutte le volte che attraversava un fiume si lasciava cadere finché Talete mangiò la foglia e preparò una contromossa che consisteva in questo: anziché il solito carico di sale Talete riempì i sacchi di stracci e di spugne e così quando l’asino finse di cadere in acqua ci rimase molto male perché le spugne e e gli stracci imbevuti di acqua avevano reso il carico ancor più pesante. Questo, insomma, per dire che i somari sono sì intelligenti ma non possono pretendere di saperne di più dei filosofi.
Poi non dimentichiamo l’asino di Sancio Pancia del Don Chisciotte di Cervantes e l’asin bigio che bruca il suo cavolo turchino cantato da Carducci in Davanti a San Guido. Nella galleria degli asini illustri trovano posto anche l’Asino d’oro di Apuleio, l’asino di Buridano e l’asina di Balaam.
Molti eruditi si sono dedicati all’asino. In primis Francesco Domenico Guerrazzi, che all’asino ha dedicato un ponderosissimo volume, L’Asino, che Giovanni Papini in età giovanile se lo divorò tutto quanto. Giovanni Battista Zannoni ha scritto Cicalata in lode dell’asino, il Passerati Encomium asini, Giovan Battista Pino Ragionamento sovra dell’Asino… E se volete approfondire il tema leggete il saggio di Nicola Bonazzi Asino chi legge (Edizioni Patron).
E gli asini che volano? È una boutade o è una faccenda seria?
Beh, state a sentire. Alla fine del Trecento c’è guerra fra Empoli e San Miniato e un messaggero di Empoli viene inviato alla città nemica per intimarle la resa. Gli viene risposto, però, che San Miniato si sarebbe arresa il giorno in cui i somari avrebbero volato. Gli empolesi, a questo punto, con uno stratagemma riescono a occupare la città e come sfregio ai sanminiatesi inventano il “volo del ciuco”. E ogni anno, nel giorno del Corpus Domini, un povero somarello veniva portato in cima al campanile della Collegiata di Sant’Andrea in Piazza Farinata degli Uberti e, sospeso su una corda, veniva fatto scendere velocemente al piano fino a schiantarsi contro una delle colonne del loggiato del Palazzo Ghibellino dove nel 1260 si svolse un Concilio ricordato anche da Dante nel X canto dell’Inferno che è proprio il canto di Farinata.
Con l’avvento dell’Unità d’Italia, però, il “volo del ciuco”, probabilmente a seguito di una vivace protesta del sindacato dei somari, fu vietato, ma un asino che vola è pur sempre uno spettacolo e così nel 1981 si pensò bene di rimettere in piedi questo “volo” usando però un finto ciuco.
E dopo questa bella asinata dico basta, augurandomi di aver contribuito con queste note a sfatare il luogo comune che vede il povero asino vilipeso e deriso. I somari, insomma, sono tutt’altra cosa e si dice persino che siano molto intelligenti tant’è che si racconta che un asino figurasse fra gli allievi del grammatico greco Ammonio.
Una esagerazione?
Può darsi. Ma a questo mondo succede di tutto. E di fronte a certi accadimenti vien fatto di pensare che gli asinelli siano davvero molto più intelligenti di quanti siedono sul loro basto.
Franco Gàbici
Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).
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