di memoria, cultura e molto altro...
Ravenna, 1 Maggio 2017
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Franco Gàbici è Premio Guidarello di Giornalismo.
Stiamo perdendo la testa?
Si comincia sempre dai topi e anche questa volta è andata così. Hanno preso un topo e gli hanno messo una testa nuova, come si infila la baionetta nella canna del fucile e poi sono stati lì ad aspettare per vedere di nascosto – come cantava Jannacci – l’effetto che fa. E le cose, per il topo si capisce, sono andate parecchio male perché con la testa nuova ha resistito pochissimi minuti.
I trapiantatori, invece, sono stati felicissimi perché hanno visto in quei pochi minuti di sopravvivenza un buon segno, una porta spalancata sul futuro, quando potremo finalmente aver la possibilità di cambiar testa alla gente. Tutti i grandi cammini, del resto, iniziano con un primo piccolo passo. Lo dicevano i cinesi e infatti il trapianto è avvenuto in Cina pochi giorni fa.
Che il mondo sia pieno di teste buche è ormai appurato da tempo. Basta guardarsi attorno. E dunque ben vengano questi trapianti. Ma pensando a questa questione mi ha assalito un dubbio che ha smorzato ben presto gli entusiasmi. Prendiamo il caso assai diffuso di un genitore che trovandosi fra le mani un figlio scavezzacollo lo minaccia dicendogli “Se non righi dritto ti cambio testa!”.
Il figlio fa le spallucce perché crede che quella frase sia senza senso ma il genitore, che aveva letto sulla rivista “Neuroscience and Therapeutics” la storia del topo con la testa nuova, non scherza, prende il figlio e lo porta in clinica.
E qui sorge il problema: che testa gli metto? Altro problema: dove vado a cercarmi una testa nuova? E chi mi garantisce che la testa nuova sia migliore di quella vecchia? Del resto chi lascia la testa vecchia per la nuova non sa bene cosa trova. Insomma è un bel pasticcio.
E poi dovrà essere istituito un magazzino, un deposito, che raccolga tutte queste teste da trapiantare sicché uno, al bisogno, si reca in questo luogo e dice al commesso che vorrebbe una testa fatta così e così… Ma se esiste un deposito delle teste vuol dire che ci saranno in giro tanti decapitati perché le teste mica le trovi sotto i cavoli. E qui i conti non mi tornano.
Io posso capire il trapianto di un cuore, di un fegato o di qualsiasi altro organo, ma il trapianto di una testa mi induce non poche perplessità. E poi mi chiedo ancora: e la testa vecchia dove la mettono? La gettano via? Ma con i tempi che corrono va a finire che verrà istituito un mercato nero delle teste usate e così si corre il rischio che la “tua” testa possa essere usata da un altro e così un giorno può accadere che mentre cammini per la strada incontri un tale che ha la tua testa e dunque ti chiedi ma allora io chi sono?
Come vedete, la questione non riguarda solamente la medicina ma diventa una questione filosofica. E considerando questi andazzi ti verrebbe proprio da dire che questi tempi sono davvero fuori di testa… E chissà quante altre cose strampalate saremo costretti a vedere.
I topi, poveretti, non hanno un sindacato e non potranno alzare con gran dispetto il loro squittio, ma sicuramente scenderà in campo l’Accademia Internazionale del Topo (non è uno scherzo, l’Accademia esiste davvero e fu fondata nel 1975 da Michel Dansel).
Sì, perché i topi hanno i loro fans. E magari, senza saperlo, lo siamo anche noi, che un tempo ci dilettavamo a leggere il Topolino di Walt Disney.
Già, Topolino. Pensate che negli anni Trenta del secolo passato la Società delle Nazioni assegnò a Topolino, “archetipo dell’eroe”, una medaglia come “simbolo internazionale di buona volontà”. Venne addirittura candidato per il premio Nobel per la pace.
E poi non dimentichiamo la satira di Orazio che ha per protagonisti il topo di città e quello di campagna, “Uomini e topi” di John Steinbeck, o i topi protagonisti della “Peste” di Albert Camus e i riferimenti ai topi che si trovano nell’“Ulisse” di Joyce dove è possibile anche avvertire il fruscio: “Rtststr! Stridio di ghiaia. Aspetta. Fermo. Un obeso sorcio grigio trotterellava lungo un lato della cripta smuovendo la ghiaia…” (Ulisse, Il funerale). Perfino il sommo Dante cita la favola del topo e della rana nel XXIII dell’Inferno. E che dire del topo Firmino di Sam Savage che si ciba di libri per non morire di fame?
Tutto questo per dire che i topi hanno una loro dignità. Dicono anche che siano molto intelligenti. La loro testa gli basta. Siamo noi, invece, poveri uomini, ad aver bisogno se mai di una testa nuova.
Franco Gàbici
Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).
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