L
o confesso. Dopo avere avuto la fortuna (?) di incontrare alcuni ufologi mi ero messo l’anima in pace e avevo posto una bella pietra sulla questione degli extraterrestri e delle loro civiltà avanzate. Sì, d’accordo, in astronomia si studia il progetto SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence) che cerca di captare con tante orecchie paraboliche eventuali segnali di esseri intelligenti provenienti dallo spazio e si studia pure la formula di Drake con la quale si stabilisce la probabilità che una di queste civiltà possa esistere nella nostra galassia. Però è tutta “mercanzia” teorica che lascia il tempo che trova. Adesso invece l’astronomo Claudio Maccone rispolvera la formula di Drake, aggiorna alcuni parametri e dopo qualche calcolo gira la manovella e attende il responso. E il responso è questo. Gli alieni ci sono e sono anche parecchi: il censimento promosso dalla formula riveduta e corretta ne indica 4590. Non uno di più, non uno di meno. E sarebbero circa un migliaio di più rispetto alla stima della formula di Drake tradizionale.
Alziamo, dunque, gli occhi al cielo e attendiamo. Prima o poi un alieno ci cadrà sulla testa.
Drake, con la sua formula, aveva stabilito anche le distanze alle quali si trovavano questi intelligentoni della galassia e oggi la sua formula riveduta e corretta da Maccone ci dice che potrebbero essere distanti da noi 2670 anni luce, che è pur sempre una bella distanza. Tradotta in soldoni vuol dire che se questa gente comunica con le onde elettromagnetiche (che volano a 300 mila Km/sec) un loro eventuale messaggio inviato in questo momento ci raggiungerà fra 2670 anni e ne occorrerebbero altrettanti per far saper loro che il loro messaggio ci è pervenuto. Campa cavallo…
Morale della favola: gli alieni ci sono ma è come se non esistessero.
E poi, mi sono sempre chiesto, perché ci affanniamo tanto a ricercare intelligenze extraterrestri? Perché non ci mettiamo di buzzo buono a ricercare esseri meno intelligenti? Potrebbe essere un’idea e comunque una ricerca originale. Infatti gli alieni, se esistono, sono sicuramente intelligenti e lo dimostra il fatto, come disse un astronomo, che nessun alieno è mai sceso sulla terra. Solo un povero deficiente, infatti, desidererebbe venire sul nostro pianeta! E questi, poi, non sono tempi affatto felici. Meglio stare alla larga, dunque, e anziché piantar parabole per captare messaggi sarebbe più onesto inviare messaggi nello spazio per consigliare i vari ET di starsene a casa propria. Ma questi messaggi, per la verità, li stiamo già mandando e sono i nostri telegiornali e i nostri programmi televisivi che, viaggiando su onde elettromagnetiche, vengono ancorché involontariamente inviati nello spazio. E allora vorrei proprio vedere la faccia di un alieno mentre osserva uno dei nostri telegiornali così come mi piacerebbe vedere la sua faccia di fronte a uno di quei giochetti scemi che manda in onda mamma tivù. E quei programmi piagnucolosi, dove li mettiamo? E l’imminente Festival di Sanremo? Chissà che idea si faranno gli alieni di fronte a tutto questo ben di Dio. Mi piacerebbe proprio saperlo.
Ma intanto la domanda “siamo soli nell’universo?” resta senza risposta e probabilmente la risposta non arriverà mai. Ma noi, con o senza formule matematiche, continueremo a cercarla. Al momento, però, dallo spazio non arriva nessun segnale. E poi bisogna stare attenti a non prendere fischi per fiaschi come accadde nell’ormai lontano 1967 quando alcuni segnali regolari furono interpretati come messaggi intelligenti. Ci fu subito chi chiamò l’oggetto con la sigla LGM, vale a dire “Little Green Men” (piccoli omini verdi) perché la loro regolarità lasciava supporre che potessero essere inviati da qualche forma di vita extraterrestre. Ma poi si scoprì che gli “omini verdi” non c’entravano nulla perché quel segnale proveniva da una stella tutta speciale chiamata “stella di neutroni” o “pulsar”. Niente omini verdi con le antenne. E in questa caso la terra (e non il cielo) può attendere!
Franco Gàbici
Se hai un collegamento veloce ADSL clicca sulla freccia e guarda la VideoLettura delle pagine che Franco Gàbici dedica a “Nel Blu dipinto di Blu” di Domenico Modugno e Franco Migliacci nel suo “Una Canzone al Giorno”, il libro per “riascoltare” la colonna sonora dei favolosi Anni Sessanta.
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).