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di memoria, cultura e molto altro...      Ravenna, 16 Settembre 2012



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Franco Gàbici è Premio Guidarello di Giornalismo.

Il Romanzo
della mia scuola


  Si ritorna a scuola e qui il ricordo vola inevitabilmente ai miei primi giorni di scuola, alcuni sfuocati altri invece ben nitidi che si sono formati nella camera oscura della memoria.
Prima elementare, ottobre 1949, vuoto assoluto. Ricordo vagamente la figura della maestra, alta e solenne come la nonna Lucia della poesia di Carducci, una carissima figura che mi avrebbe accompagnato per cinque anni.
Poi arrivò la scuola media, una esperienza nuova e molto intrigante perché si passava dalla figura onnipresente della maestra a uno staff di professori ciascuno dei quali sovrintendeva a una materia o a un gruppo di materie. E poi i libri. Abbandonato l’unico testo che raccoglieva tutto il sapere, lo studio veniva affrontato su una quantità incredibile di libri. E il latino! Rosa, rosae, rosae, rosam, rosa, rosa e ancora Rosae, Rosarum, Rosis, Rosas, Rosae, Rosis declinazioni, vocaboli da imparare e l’Iliade?
Ragazzi, pensavamo, ma è questo il modo di scrivere da cristiani?
“Cantami o diva del pelide Achille l’ira funesta…
Ma non si poteva scrivere in maniera più decente?
Macchè.
E il testo era talmente incomprensibile per noi poveri studenti di scuola media al punto che si rendeva necessaria la famosa “parafrasi” che consisteva nello scrivere in lingua italiana, e dunque comprensibile, quello che Vincenzo Monti non era invece riuscito a fare, vale a dire farsi capire. Con tutto che Vincenzo Monti era un romagnolo che aveva abitato a due passi da noi, nella vicina Alfonsine dove ancora si conserva la sua casa trasformata ovviamente in un museo.
E poi il liceo.
Ah, quella sì che fu una avventura! Ero talmente emozionato, quel 5 ottobre del 1957, che il giorno prima fui assalito dalla febbre. Più che una febbre fu una febbriciattola ma all’epoca anche poche linee di temperatura mettevano in allarme perché in quell’autunno stava facendo strage la famosa “influenza asiatica” che aveva messo a letto milioni e milioni di italiani. Fu facile, dunque, per il medico, chiamato con urgenza al mio capezzale, diagnosticare un caso di “asiatica in forma leggera” quando invece si trattava di febbre da emozione. Non vedevo proprio l’ora di entrare in prima liceo anche perché, finalmente, mi sarei ritrovato in una classe mista dopo i tre anni di purgatorio “maschile” nella scuola media. E quella impazienza sfociò in febbre.
Il primo giorno di scuola, a dispetto dell’”asiatica”, mi presentai puntuale mentre in cielo apparve un prodigio. Proprio nella giornata del nostro primo giorno di scuola, infatti, fu lanciato Sputnik 1, il primo satellite artificiale della storia. Era sicuramente un segno! La nostra avventura liceale coincideva dunque con l’inizio dell’era spaziale! E mi sentii rincuorato nella mia scelta anche perché per tutta l’estate mi avevano fatto una testa grande così per via che volevano mandarmi al Liceo classico, ma io avevo le mie idee ben chiare, o Liceo scientifico o niente! E le mie motivazioni erano validissime: era il liceo al quale si era iscritto l’anno prima mio cugino Gigi, la scuola era un edificio praticamente nuovo con tanto di palestra e infine era una scuola nella quale durante gli intervalli si poteva fumare. Di queste tre motivazioni l’ultima fu quella che ebbe maggior peso. Avevo proprio le idee chiare, oh sì se le avevo chiare!
Il primo giorno di scuola mi sistemai in terza fila per via che non mi andava di mettermi in mostra e ricordo che di fronte a me ci stava una ragazza con il grembiule nero. Ma tutte le ragazze sembravano esseri lugubri, così vestite di nero ma vivaddio erano ragazze!
Il mio entusiasmo però subì una doccia fredda quando la ragazza che mi stava davanti mi rivolse la parola e io, che mi aspettavo di vedere un volto angelico, mi trovai di fronte una ragazzina che aveva la faccia piena di milioni di brufoli che pareva Ackley, l’amico insopportabile del “giovane Holden”. E poi ricordo un’altra ragazza che aveva una treccia che le arrivava giù fino al sedere.
Ricordo anche che alcuni ragazzi indossavano ancora i calzoni corti mentre io per l’occasione portavo per la prima volta i calzoni lunghi, che però mi facevano un gran prurito. Ah che fatica diventare uomini!
La mia avventura liceale iniziò così. Poi il vento sfogliò veloce le pagine del gran libro… troppo in fretta.
E proprio cinquant’anni fa arrivò l’estate del 1962.
Sono in montagna a leccarmi le ferite di un disastroso esame di maturità quando leggo sulle colonne del “Corriere della Sera” che Marylin Monroe aveva chiuso con la vita. Attorno a me le montagne delle Dolomiti brillavano al sole dell’estate e mi venne in mente quel lontano primo giorno di scuola. Noi della “A” eravamo entrati nel liceo con le allegrie e gli entusiasmi dello Sputnik e ora concludevamo la nostra avventura con la morte di un mito.
Chiusi il giornale e dopo molti anni compresi che con quella morte finiva una stagione, forse irripetibile, della nostra vita.

Franco Gàbici

Se hai un collegamento veloce ADSL clicca sulla freccia e guarda la VideoLettura delle pagine che Franco Gàbici dedica a “Nel Blu dipinto di Blu” di Domenico Modugno e Franco Migliacci nel suo “Una Canzone al Giorno”, il libro per “riascoltare” la colonna sonora dei favolosi Anni Sessanta.




 

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Una Canzone al Giorno  di Franco Gàbici
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).



 


Franco Gabici

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