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di memoria, cultura e molto altro...      Ravenna, 26 Febbraio 2011



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Franco Gàbici è Premio Guidarello di Giornalismo.

Fra Sanremo
ed Erasmo da Rotterdam:
Viva Faustino Perisauli!


  Se lo volete sapere mi sento come uno degli “augelli” di Leopardi che fa festa dopo la tempesta di San Remo, spettacolo insulso e inutile che tuttavia da sessantun anni tiene sulla corda il nostro bel paese e sembra che nessuno si sia accorto che mentre le prime edizioni potevano avere un senso, le ultime sono un aborto o quasi ed è veramente patetico lo sforzo degli organizzatori di tenere in piedi una roba insulsetta e assai dispendiosa quando buona parte di quanti lo seguono sono costretti a tirare la cinghia perché arrivano a fine mese con la lingua fuori.
Ho avuto la ventura di vedere solamentela parte finale, ma mi è bastato per rendermi conto di come Gianni Morandi fosse fuori posto nei panni del presentatore, un mestiere mica si improvvisa amenoché a uno non importi un bel nulla di fare una brutta figura davanti a milioni di spettatori, ammesso e non concesso che gli stessi - ho poca fiducia in chi segue il Festival dall’a alla zeta - se ne siano accorti della pochezza del presentatore. E poi tutta l’enfasi sull’inno nazionale proposto da Benigni non l’ho capita, davvero.
Sembra che Benigni abbia ridestato all’improvviso il sopito amor patrio degli italiani, impresa che gli organizzatori devono aver considerata non facile se è vero che hanno versato nelle tasche del comico ben 250 mila eurazzi, mica brustulli, e allora io vi dirò che per quella cifra avrei cantato “Fratelli d’Italia” per tutto il 2011, compresi i giorni festivi, oh sì, ecco cosa avrei fatto se mi avessero messo in tasca 250 mila eurazzi. E poi devo aggiungere che il nostro inno mi piace anche se molti la considerano una marcetta e che non può reggere il confronto con altri inni nazionali, sì d’accordo, c’è quel testo un po’ così però, dai, quando lo senti suonare anche dalla banda del paese ti infiammi e allora non c’era bisogno di pagare 250 mila eurazzi per compiere questa operazione di patriottismo e se proprio lo volete sapere per me era molto più patriottico il mio maestro di musica delle elementari, che si chiamava Renzo Calamosca e che ci insegnava a cantare l’inno di Mameli accompagnandoci al suono di un armonium scassato, e noi tutti vestiti con il grembiulino a quadretti bianchi e azzurri (le bambine invece avevano il grembiulino bianco) mentre si cantava pensavamo alla composizione del nostro Tricolore, vale a dire il bianco delle nevi, il rosso del sangue degli eroi e il verde dei prati mentre adesso pensi solamente al verde delle tasche, ecco cosa pensi adesso quando il pensiero va al verde.
Insomma avrete certamente capito che il Festival non mi interessa proprio e forse l’unica gioia è stato l’aver appreso che il vincitore è stato Roberto Vecchioni, un cantautore serio e onesto e non uno di quegli scalmanati che si presentano al pubblico coi capelli colorati, l’anello al naso, il chiodo sulla lingua e i tatuaggi dappertutto, ma una persona normale vivaddio, come normale è in genere la gente nata nell’anno di grazia millenovecentoquarantaré che, detto per inciso, è anche il mio stesso anno di nascita.
Insomma Sanremo è finito e io sono felice, anche se dovremo sopportare ancora per qualche tempo le trasmissioni del cosiddetto “Dopofestival”, insomma robe da matti e a proposito di matti lo sapevate che proprio 500 anni fa un certo Erasmo da Rotterdam scriveva il suo “Elogio della Follia”?
Ma la cosa più sorprendente è che qualche tempo prima un umanista romagnolo di nome Faustino Perisauli, originario di Tredozio (provincia di Forlì Cesena) aveva scritto un libretto intitolato “De triumpho stultitiae” che, a detta di Giovanni Papini, assomiglierebbe molto al lavoro di Erasmo e qui, cari amici, viene fuori la solita questione della latitudine geografica perché chi nasce in periferia ha il suo bel dafare a diventar famoso e a volte magari non ci riesce proprio mentre chi nasce nelle grandi città a parità di meriti parte sicuramente avvantaggiato. Purtroppo la vita è combinata in questa maniera. Ma allora chissà quante opere risultano essere dei rifacimenti di altre opere. Sarebbe proprio bello farne un catalogo, per sbugiardare quanti si sono impropriamente impossessati del lavoro altrui. Non dico che Erasmo non sia stato un grande, però io adesso mi sento romagnolo e faccio il tifo per il mio conterraneo Faustino. Teniamo alta, dunque, la bandiera della Romagna, il paese solatio immortalato da Pascoli dove andando ti accompagna l’azzurra vision di San Marino e dove accanto alla piadina e al Passatore c’è gente in gamba, come questo Faustino che ispirò niente meno che il grande umanista di Rotterdam.

Franco Gàbici

Se hai un collegamento veloce ADSL clicca sulla freccia e guarda la VideoLettura delle pagine che Franco Gàbici dedica a “Nel Blu dipinto di Blu” di Domenico Modugno e Franco Migliacci nel suo “Una Canzone al Giorno”, il libro per “riascoltare” la colonna sonora dei favolosi Anni Sessanta.


















 

Simonelli Editore consiglia di leggere:
Una Canzone al Giorno  di Franco Gàbici
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).



 


Franco Gabici

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