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di memoria, cultura e molto altro...      Ravenna, 26 Maggio 2010



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Franco Gàbici è Premio Guidarello di Giornalismo.

 Cento Anni
 con Halley


  Nel maggio di cento anni fa (1910) faceva la sua apparizione nei nostri cieli la Halley, indubbiamente la cometa più famosa del mondo il cui primo passaggio, documentato dagli astronomi cinesi della dinastia Qin, risale al 239 a.C. Gli stessi astronomi la definirono “stella a spazzola” però non potevano sapere che quella era proprio la Halley anche perché Halley non era ancora nato. E poi, se proprio ci tenete a saperlo, nemmeno Halley ebbe la soddisfazione di vederla passare però alla cometa appiccicarono il suo nome per la semplice ragione che l’astronomo aveva lanciato ai posteri questo bel messaggio. Diceva, in sostanza, che a suo parere le comete osservate nel 1531, nel 1607 e nel 1682 non erano tre comete diverse, ma era la stessa e se i miei calcoli sono esatti – continuava sir Edmund – la cometa ritornerà nel 1758. Purtroppo Halley morì nel 1742 e non riuscì a godersi la soddisfazione della sua previsione ma in compenso, secondo la leggenda, un contadino Sassone di nome Palitzsch la intravide nella notte di Natale (che notte, per una cometa!) del 1758.
Halley, dunque, aveva ragione e da quel momento la cometa si chiamò “cometa di Halley”.
L’ultimo passaggio della cometa risale al 1985/86, ma fu una cosa molto miserella. Sembrava una stellina come tante altre e se uno non sapeva che quella era la Halley sicuramente non la avrebbe notata. In compenso il passaggio del 1910 fu molto spettacolare e la cometa si presentò all’appuntamento con la sua bella coda e, ovviamente, con tutto il corteo di paure che in genere fanno da corona alle epifanie cometarie.
Si sa che le comete hanno sempre avuto la fama di essere delle menagrame e ancorché questa convinzione ben radicata sia priva di fondamento, tutte le volte che una cometa ci passa sopra la testa sbandierando la sua coda si avverte un brivido e molti incrociano le dita. Perché, sì, d’accordo, la scienza ci assicura che si tratta di paure infondate però non si sa mai. E per la Halley, infatti, tutto andò secondo copione con l’aggravante della circostanza che il suo passaggio fu funestato da una diceria che mise in fermento i poveri terrestri.

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  Le comete, come è noto, hanno delle code lunghissime e per il passaggio del 1910 le cose andarono in modo tale che la Terra avrebbe attraversato la coda della cometa. La notizia era esatta così come era esatta la voce che fra i componenti della coda era presente del gas cianogeno. Non fu esatta, invece, la lettura della notizia perché la gente, scambiando i fischi per i fiaschi, pensò che cianogeno volesse dire cianuro e siccome il cianuro è un gas velenoso si cominciò a sparger la voce che se qualcuno, durante il passaggio, si fosse fatto dei suffumigi con il gas cometario avrebbe fatto di sicuro una brutta fine. E la diceria prese talmente piede che la casa Michelin, quella dei pneumatici, prese la cometa al balzo e mise sul mercato, pensate un po’, dei barattoli di aria pulita con tanto di istruzioni per l’uso. Acquistare un numero cospicuo di bidoni di aria pura, sigillare porte e finestre durante l’attraversamento della coda e aprire i bidoni. E si trattò veramente di un colossale bidone perché la terra attraversò la coda ma non accadde nulla. Non tutti però si fecero prendere dal panico e mentre molti se ne stavano angosciati a guardare il cielo, Giovanni Pascoli salutò il fenomeno celeste con un lungo poema, che intitolò proprio Alla cometa di Halley e che inizia coi versi:

O tu stella randagia, astro disperso,
che forse cerchi, nel tuo folle andare,
la porta onde fuggir dall’universo!

Le stelle, quando la tua face appare,
impallidiscono; ansa nei pianeti
l’intimo fuoco, alto s’impenna il mare.

In tempi più recenti Luigi Malerba ha scritto un racconto che ha come protagonista la famosa cometa. Il racconto si chiama La cometa e si trova in “Testa d’argento”. Andatevelo a leggere. Sotto l’influsso del passaggio della Halley sono state scritte, molto probabilmenter, alcune pagine del romanzo “Il padrone sono me” di Alfredo Panzini. È una romanzo spassassimo che dovete leggere. Sentite cosa scriveva Panzini:

Quell’anno poi che è venuta la cometa, è dovuto andare cinque o sei volte in giro per le città a spiegare se la cometa cadeva o non cadeva.
Lui diceva che non c’era da avere nessuna paura. “Eh sì sì! Quante volte al Signore è venuta l’idea di distruggere il mondo, e poi non ne ha fatto niente! La testa della cometa non verrà a sbattere contro di noi: tutt’al più vi sarà un po’ di puzza nella coda”.
“E io dico invece – diceva mia madre – che peste o fame o guerra verrà di sicuro”.
“Oh, come sei ignorante Mingona!”
“Me sarà ignorante – rispondeva mia madre – ma me dico di sì”.

E chiudo con una curiosità. La vita di Giovanni Virginio Schiaparelli, l’astronomo che ha dimostrato l’origine cometaria delle “stelle cadenti”, ha avuto come alfa e omega due passaggi della Halley. Nacque, infatti, nel 1835 (XXVIII passaggio) e morì nel 1910 (XXIX passaggio).

Franco Gàbici

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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).



 


Franco Gabici

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