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di memoria, cultura e molto altro...      Ravenna, 22 Febbraio 2009



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Franco Gàbici è Premio Guidarello di Giornalismo.

 C'è Sanremo
 e Sanremo...

  Da tempo immemorabile avevo fatto voto alla dea bel buonsenso che non avrei più seguito il Festival di San Remo, ma purtroppo i casi della vita mi hanno costretto, seppure obtortissimo collo, a seguire la parte finale dell’ultima serata.
  Poche ore prima ero stato in compagnia dell’astronomo Flavio Fusi Pecci, direttore dell’Osservatorio astronomico di Bologna, il quale lamentava i numerosi tagli che senza misericordia aveva causato nel suo budget la mannaia del saggio risparmio e mentre seguivo il presentatore della serata, che nel suo fluente eloquio ha declinato in tutte le salse l’aggettivo “eccellente”, non potevo non pensare che la Rai ha utilizzato anche i soldi miei per corrispondergli un bell’assegno di un milione di euro, dico un milione, per cui a conti fatti la sua performance ci è venuta a costare circa 67 mila euro all’ora o se preferite più di due milioni di vecchie lire al minuto.
  E gli astronomi?
  Beh, come le stelle di Cronin stanno a guardare (non il festival per fortuna), e guardano il cielo senza strumenti perché non hanno soldi, quei soldi che invece sono sempre a disposizione per finanziare programmi ben precisi di instupidimento generale del popolo.
  E mentre guardavo, col collo talmente torto che più torto non si poteva, questo capolavoro di Festival, mi son venuti certi ragionamenti che adesso vi passo.
  Prima considerazione: nel nostro paese esistono la televisione di stato e il gruppo di Mediaset.
  Seconda considerazione: non credo che questa gente ami gettar via i soldi.
  Terza considerazione: perché queste reti non si mettono d’accordo per pagare un po’ meno tutti questi signori?
  La Rai dice, se vieni a presentare San Remo ti do solamente 5mila euro. Il presentatore, tutto offeso, risponde “non ci sto” e allora scavalco il fosso e vado a lavorare a Mediaset.
Ma a Mediaset troverebbe la sorpresa che anche lì si praticano gli stessi prezzi bassi della Rai. A questo punto non credo che il presentatore offeso minacci di andare a Telelombardia o in qualche altra televisione privata anche perché probabilmente gli riderebbero in faccia.

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  L’idea mi sembra luminosa, ma evidentemente non illumina abbastanza le menti dei manager che però, prima della proclamazione del vincitore, hanno inserito uno spot pubblicitario di una ditta, che a suo dire, è in grado di illuminare d’immenso chiunque.
  L’idea mi sembra luminosa, ma evidentemente non illumina abbastanza le menti dei manager che però, prima della proclamazione del vincitore, hanno inserito uno spot pubblicitario di una ditta, che a suo dire, è in grado di illuminare d’immenso chiunque.
  Per il resto la solita roba. Hanno letto perfino un messaggio di Dacia Maraini e io ho immaginato che la Dacia avesse scritto quella roba con dietro alle spalle un tipo che la minacciava con la pistola oppure sotto l’effetto di un profumato assegno, nel quale caso, massì, l’avrei scritto anch’io.
  L’unica cosa da salvare è stato l’intervento della moglie di Mino Reitano, salita sul palco per ritirare un premio alla memoria del marito. Appena ho sentito l’annuncio ho pensato alè adesso ci danno in pasto la solita roba da libro Cuore, con la moglie che piange e la moglie che non riesce a spiccicare nemmeno una parola. E invece la signora Reitano ha offerto un bellissimo esempio di compostezza, di signorilità e anche di intelligenza, dicendo al pubblico sanremese poche e sensate parole. Ultima considerazione. La presenza della “spalla” del presentatore, poi, ha trasformato il Festival in un grande spot del caffè.
  Forse gli organizzatori avevano ben chiaro in testa che il Festival è una faccenda soporifera e allora si sono detti qui bisogna per forza di cose tener sveglia la gente a suon di tazzine e sorretti da questa idea hanno convocato a San Remo i due protagonisti dello spot alla caffeina, quello che si svolge in Paradiso in mezzo a tutte quelle nuvole bianche e che ci delizia ad ogni ora del dì e della notte. Ma qualche organizzatore ha pensato che probabilmente nessuno avrebbe pensato a questa sottigliezza del caffè.
  Il popolo del San Remo non è dotato di particolari strutture ricettive per comprendere certe cose. E allora, si sono detti ancora, meglio un messaggio chiaro e distinto come le idee di Cartesio (non credo, però, che abbiano pensato a Cartesio). E per questo motivo hanno scomodato la voce di Mina per far pervenire, in apertura di Festival, a tutto il vasto parterre dei telespettatori il pucciniano messaggio: “Nessun dorma”.
  Con buona pace di Puccini che sicuramente si sarà rivoltato nella tomba. Intorno all’una di notte lo spettacolo finalmente è finito. Il presentatore ha elargito urbi et orbi le sue ultime “eccellenze” e io pensavo al mio amico astronomo che non ha i soldi per poter osservare il cielo.

Franco Gàbici

  Caro Franco,
consentimi, ma non sono d'accordo con te.
  Tu hai visto, come dichiari, soltanto una parte dell'ultima serata del festival di Sanremo e poi nei tuoi giudizi sei andato avanti dando per scontato che tutto sia stata una sbadigliante sciocchezza.
  Questa volta non sono affatto d'accordo con te ed invito naturalmente tu e chiunque altro voglia intervenire ad utilizzare i nostriThe Web Parker Speaker's Corner su Google Gruppi oppure The eCulture World by Simonelli Editore su facebook per replicare o dibattere.
  No, non sono affatto d'accordo con te perché quest'anno l'edizione del Festival di Sanremo guidata da Paolo Bonolis ha avuto davvero molti pregi e non è perché i telespettatori italiani siano diventati tutti completamente imbecilli se fra i 13 ed i 17 milioni sono stati davanti al teleschermo per ben 4 serate.
  Cominciamo dall'ultima persona che tu citi.
  Cominciamo da quel Luca Laurenti che, oltre a fare spot pubblicitari sul caffé insieme con Bonolis, ha dimostrato di essere da una parte un grande comico (ai livelli di Totò, Peppino ed altri) ma un grandissimo cantante.
  Non hai ascoltato le sue esibizioni canore fuori concorso?
  Ascolta questo grande cantante che ha offerto esecuzioni eccellenti anche di classici del nostro amato Frank Sinatra e di altri autori. Ascoltalo.
  Il Festival di Sanremo di quest'anno ha dimostrato ancora una volta che la gente, noi tutti, siamo molto meglio, molto più maturi dei politici o di certi politici che credono di interpretarci, credono ma non ci riescono e quindi perdono le elezioni.
  C'era una canzone importante, carina, seria, molto bene eseguita «Luca era Gay» che, basandosi su una storia vera di un "Gay per caso", per motivi familiari, alla fine ha trovato la sua eterosessualità, che ha ha fatto gridare allo scandalo, alla lesa maestà, tutti i rappresentanti ufficiali del rispettabilissimo popolo gay.
  Ha fatto sbavare Benigni con la recitazione a memoria di una accorata lettera di Oscar Wilde al suo amato Bosie, ha provocato interventi dell'ArciGay, ha generato manifestazione.
  Ma poi il popolo degli ascoltatori ha portato la canzone incriminata al secondo posto della classifica finale.
  Reazione omofoba? Macché!
  Dimostrazione lampante che il Paese è molto più democratico di quello che vorrebbe che fosse chi crede che la libertà di espressione sia accettabile soltanto quando è "politically correct" per questa o per quest'altra parte.
  C'è stato in questo in questo Festival di Sanremo un forte vento di MERITOCRAZIA.
  Ci ha regalato le belle favole canore di due nuovi cantanti non solo bravi ma che sono arrivati fin qui senza santi in paradiso.
  Se leggi i giornali conosci bene le storie canore di Arisa fra gli esordienti e di Marco Carta fra i big.
  Due belle storie italiane che ci regalano anche un po' di ottimismo. Io ho cominciato a vedere per curiosità da cronista la prima serata del Festival e poi l'ho seguito invece per quattro giorni.
  Ero scettico come te, all'inizio, ed invece mi è piaciuto molto tutto.
  Ho apprezzato come Bonolis e la sua equipe sia riuscita a coniugare questa manifestazione offrendoci non soltanto canzoni ma anche divertimento e dimostrando di avere grande sensibilità per il mondo che ci circonda.
  Anche nei confronti di quella ricerca di cui tu denunci, giustamente, una carenza di finanziamenti.
  Forse non l'hai visto quel momento. Ma la denuncia l'ha fatta anche lui citando il caso di una ricercatrice.

Luciano Simonelli


Se hai un collegamento veloce ADSL clicca sulla freccia e guarda la VideoLettura delle pagine che Franco Gàbici dedica a “Nel Blu dipinto di Blu” di Domenico Modugno e Franco Migliacci nel suo “Una Canzone al Giorno”, il libro per “riascoltare” la colonna sonora dei favolosi Anni Sessanta.


















 

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Una Canzone al Giorno  di Franco Gàbici
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).



 
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