Jerome Kern e Otto Harbac, rispettivamente autori della musica e dei versi della famosissima Smoke gets in your eyes lanciata dai mitici Platters nel 1958 (il motivo, però, risale al 1933), ci sarebbero rimasti molto male nell’apprendere la notizia dell’invenzione della sigaretta senza fumo. Ma come, avrebbero detto, noi abbiamo immortalato il fascino del fumo che esce dalla sigaretta e questi cinesi adesso vengono a proporci una sigaretta senza fumo?
Ero rimasto alle sigarette di cioccolato, che si vendevano in confezioni simili ai pacchetti delle sigarette vere, ma erano sigarette che non avevano nessuna pretesa di imitazione. Questa invenzione dei cinesi, invece, ha la pretesa di imitare in tutto e per tutto la sigaretta di tabacco. Una delle estremità, infatti, è dotata di un congegno che si illumina proprio come se stesse bruciando ed è provvista pure di una speciale cartuccia di nicotina che consente fino a trecento “boccate” contro le quindici di una sigaretta normale.
Ho fatto qualche calcolo e con le debite proporzioni ho scoperto che per ottenere trecento boccate occorrerebbe una sigaretta lunga più di un metro e mezzo. Pensate che scomodità.
La sigaretta!
Ho smesso di fumare nell’ormai lontano 1980 ma un po’ di voglia, lo confesso, è rimasta. Sì, hanno un bel dire gli igienisti che la sigaretta fa male alla salute ma vuoi mettere il fascino del fumo che ti faceva sentire un Humphrey Bogart?
I più sfiziosi si facevano le sigarette da soli, con quelle sottili “cartine” che vendevano in tabaccheria. Jerry Lewis ne fece una esilarante parodia in “Pardners” (Mezzogiorno di fifa), quando sul treno tenta per l’appunto di confezionarsi da solo una sigaretta senza ovviamente riuscirci.
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E le canzoni?
Ricordate Fred Buscaglione quando cantava “Prima che finisca questa sigaretta / tu mi dirai di sì, oppure forse no…”?
Il testo di Leo Chiosso è una magnifica rappresentazione del fumo e del suo fascino.
“Guardo pigramente le spire profumate / lo vedi / fumo a piccole boccate / vorrei fermare un poco / questa punta di fuoco…”. Il tempo che passa è paragonato alla sigaretta che si consuma. “Guarda come brucia questa sigaretta / potevi dire sì e invece hai detto no!”.
Ma ve lo immaginate un Fred Buscaglione senza la sigaretta che gli penzola fra le labbra?
Magari i cinesi sarebbero riusciti a inventare un Buscaglione senza sigaretta, ma non sarebbe stato un vero Buscaglione.
Tempi veramente pazzi. Andando avanti di questo passo fra un po’ sicuramente inventeranno i fiori senza profumo, i Dvd senza immagini e i Cd musicali senza musica. Oppure inventeranno le teste senza cervello.
No, sto dicendo una bugia.
Quelle esistono già da tempo. Ce ne sono a milioni, quelle che ogni sera guardano i Grandifratelli o il Festivaldisanremo.
A proposito, avete sentito il compenso stellare che verrà corrisposto a Bonolis per dire “Signore e signori buona sera e benvenuti a questa straordinaria edizione del Festival della canzone”. Poi c'è anche Benigni e pure lui lo riempiranno di euro.
Ma io resto sempre del mio parere. Chi sarebbe Bonòlis senza televisione? Chi sarebbe Benigni senza televisione? Chi sarebbe Baudo senza televisione?
Ecco, i cinesi dovrebbero pensare di inventare una televisione senza divi. Oppure un “Porta a porta” senza Vespa. Ecco, questa sì che sarebbe una bella invenzione. Mi dicono, però, che i cinesi sono già al lavoro per questa straordinaria invenzione. E magari il prossimo anno vedremo sul palcoscenico di Sanremo un operaio con la tuta a fare il presentatore: “Signore e signori, me non sono pratico di queste cose, ma mi hanno messo qui i cinesi per presentare questa brodaglia…”.
E tutti a ridere perché credono che sia uno scherzo e mentre si spellano le mani nell’applaudire aspettano che il signore si tolga la maschera per rivelare la sua vera identità di personaggio famoso. E invece non succederà niente. È proprio un operaio della Fiat che la televisione renderà famoso. E allora i cinesi si metteranno subito al lavoro per inventare un Festival di Sanremo senza un presentatore-operaio.
Ma l’anno dopo saranno da capo perché la televisione rende famosi i non famosi. Impossibile, dunque, creare una televisione senza divi. Dovremo rinunciarci.
L’idea, però, non sarebbe malvagia.
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(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è stato dal 1985 al 2008 direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire. E' direttore responsabile della rivista Gnomonica e redattore di Nuova Civiltà delle Macchine. Presidente del comitato ravennate della "Dante Alighieri" è autore di numerosi saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).
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