Il mio amico Giuseppe O.Longo ha scritto su “Avvenire” di domenica 22 giugno un articolo che io sconsiglierei di leggere prima di mangiare. Non perché sia scritto male, per carità, l’amico Pino è uno che sa dare egregiamente del tu alla penna e se non mi credete andate a leggere i suoi racconti e i suoi romanzi poi mi saprete dire, dunque l’articolo non sarebbe da leggere prima di pranzo perché troverete delle cose un po’ così.
Oggi tutti ce l’hanno con il povero colesterolo ma se siete preoccupati per questo motivo il rimedio c’è anche se non credo che ci sia molta gente disposta a seguire il consiglio. E il consiglio è questo: mangiate scarafaggi, cavallette, scorpioni, ragni, formiche e vedrete che il vostro colesterolo si abbasserà. Parola di David Gorge Gordon, di professione naturalista, che assicura essere gli insetti un cibo ad altissimo potere nutritivo e povero di grassi. Penso alla coscia di una zanzara e do pienamente ragione al naturalista sulla sua ultima affermazione.
Uno magari potrebbe pensare che l’affermazione di Gordon sia la solita americanata, ma come si fa a mangiare insetti, dai, e invece Gordion si fa fotografare mentre si pappa la sua bella tartina imburrata al centro della quale si trova un coleottero abbrustolito. Magari un bel bacherozzo.
Ma la cosa non finisce qui perché Gordon ha addirittura pubblicato libri sull’argomento.
Già ci aveva pensato Pellegrino Artusi con il suo famoso manuale e anche Olindo Guerrini aveva pubblicato un famoso saggio intitolato l’”Arte di riutilizzare gli avanzi in cucina”, ma sia l’Artusi che il Guerrini trattavano menù tradizionali e se vedevano un bagherozzo fra gli ingredienti avrebbero consigliato di buttar via tutto.
Gordon invece ha scritto il “Manuale della blatta” oppure “I 33 modi per cucinare cavallette, formiche, ragni e centopiedi” e via via fino a “Dalla zuppa al moscerino: la cucina degli insetti”.
Perché non capite “Una Canzone al Giorno”?
Che schifo, verrebbe da dire.
E invece sembra che in Oriente certi popoli si cibino regolarmente di insetti. E a questo punto il mio amico Longo introduce una digressione interessante e dice, ma come, noi facciamo tanto gli schizzinosi davanti a bel piatto di cavallette o di scarafaggi e invece ci gettiamo con voracità su un piatto di crostacei o di molluschi. Probabilmente una questione di cultura. I cinesi mangiano carne di cane mentre gli americani non si cibano di polpi e di coniglio. Addirittura si scomodano ragioni ancestrali.
Sapete perché non ci farebbe mai venire l’acquolina in bocca un bel piatto dio ragni al ragù?
Perché al tempo dei tempi secondo i paleontologi ci fu una battaglia senza quartiere fra i vertebrati e gli insetti e furono proprio questi ultimi ad avere la meglio. Ecco perché a nessuno viene voglia di mangiare i ragni o gli scorpioni.
L’amico Longo, poi, chiude il suo pezzo con una dotta citazione che ricorda l’insettificazione di Gregor Samsa nel romanzo di Frank Kafka dal titolo “Metamorfosi”. Se non l’avete mai letto, fatelo. Il romanzo è pervaso proprio da una atmosfera… kafkiana. Ma se siete pigri e non vi va di leggere un romanzo, andate a leggervi invece l’articolo che sta sopra a quello di Giuseppe O.Longo nella pagina di “Avvenire”. L’ho scritto io, se proprio lo volete sapere. E parlo di quel famoso meteorite che cadde proprio cento anni fa, il 30 giugno del 1908, nella Siberia. Fu una vera apocalisse, un disastro ecologico di vastissime proporzioni. Chilometri e chilometri quadrati di foresta sterminati, un’onda d’urto terribile. E il mistero resta ancora anche se pare che sia custodito in fondo a un laghetto che alcuni fisici dell’Università di Bologna sarebbero intenzionati ad esplorare. Purtroppo mancano i soldi e non si sa se la missione potrà essere compiuta.
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Ma adesso tutti pensano all’altro disastro, ben più grave di questa Tunguska, e cioè quel disastro che è stata la debacle della nostra nazionale che per due anni si è fregiata del titolo di “campioni del mondo” senza che nessuno abbia mai sottolineato che il titolo fu conquistato per tutta una serie di circostanze fortunate e che siamo stati “campioni del mondo” solamente perché David Trezeget ha sbagliato dagli undici metri. Ma negli almanacchi del calcio rimarrà scritto solamente il nome della squadra vincente e non “come” la squadra ha vinto.
Tutti in libertà, allora. E ora i nostri “bamboccioni azzurri” (così sono stati definiti da Edmondo Berselli) saranno finalmente liberi di andare a mostrare sulle spiagge i loro variopinti tatuaggi e, chissà, qualcuno potrebbe anche essere ingaggiato da una galleria d'arte moderna!
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(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).
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