Cercavo un anniversario da celebrare, anche se devo dire che questa storia degli anniversari è proprio una bella condanna, nel senso che la nostra cultura è davvero una repubblica fondata sulle ricorrenze e queste devono essere necessariamente centenarie, cinquantenarie o multipli di esse, mentre fanno partita a sé i venticinquesimi e anche i settantacinquesimi e inoltre all'interno dei cent'anni si prendono in considerazione anche i novant'anni, gli ottanta e via a scalare.
Se hai un collegamento veloce ADSL clicca sulla freccia e guarda la VideoLettura delle pagine che Franco Gàbici dedica a “Nel Blu dipinto di Blu” di Domenico Modugno e Franco Migliacci nel suo “Una Canzone al Giorno”, il libro per “riascoltare” la colonna sonora dei favolosi Anni Sessanta. Meglio del Festival di Sanremo.
Tutto questo, insomma, per dire che se io volessi parlare, che so, di Albert Einstein, non potrei farlo perché il grande fisico è nato nel 1879 ed è morto nel 1955 e dunque mica posso dire cari amici ricordiamo il padre della relatività nel centoventinovesimo anno della nascita oppure nel cinquantatreesimo anniversario della scomparsa, essendo il 129 e il 52 non divisibili per 50 o 25 e dunque vedete come siamo vincolati a questi giochetti del calendario, ma per mia fortuna dalli e dalli sono riuscito a scovare una ricorrenza e la cosa mi ha reso particolarmente felice perché l'anniversario in questione parla dei cinquant'anni della pubblicazione di «Amore con la O maiuscola» a firma di Pitigrilli, che in realtà si chiamava Dino Segre.
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Il libro uscì nel 1958 e io ricordo benissimo che lo acquistai in una bancarella di remainders molti e molti anni fa e non immaginavo di certo che il libro sarebbe stata l'occasione per una Bollicina, a quei tempi conoscevo solamente le bollicine della Coca cola e poi se proprio lo volete sapere non è che pensassi allo scrivere, comunque a farla corta quel libro con la facciata tutta nera che mi richiamava la copertina di «The diary» di Neil Sedaka lo portai a casa e cominciai pure a leggerlo anche perché il nome di Pitigrilli lo avevo nell'orecchio, soffiatomi da un amico di un paio d'anni più vecchio di me che faceva il giornalista e che si interessava di letteratura italiana dei primi del Novecento e cosÏ dunque cominciai a leggere questo Pitigrilli che oggi me lo ritrovo fra le mani e sfogliando il libro mi cade l'occhio sul capitolo "Eternità" nel quale si legge che la mitica 20th Century Fox fece coniare una medaglia d'oro sulla quale fu inciso «Alla gloria eterna» e pochi anni dopo gli Usa anticiparono i dischi del Voyager inventando un cilindro impermeabile e inossidabile costruito per poter resister almeno a 5 mila anni di erosioni e da aprire solamente fra cinquanta secoli, che tradotto in soldini vuol dire 5 mila anni.
Dentro al cilindro gli americani sistemarono un bel bigliettino di saluto indirizzato al fortunato che avrebbe scoperto il tubo e ovviamente un dizionarietto per decifrarlo. Cacciarono dentro anche prodotti chimici, armi, macchine di uso domestico e industriale, un fonografo coi dischi e un apparecchio di proiezione con un film (quale? Pitigrilli non lo dice) di Greta Garbo. Come vedete, cari amici, nulla di nuovo sotto il Sole.
L'unica differenza è che questo "tubo" è stato sotterrato perché ancora si era lontani dalla mentalità spaziale mentre oggi, ai tempi nostri, i nostri messaggi sono stati affidati alle navicelle che viaggiano nello spazio profondo con la speranza che qualcuno li raccolga e si faccia un'idea di quello che succede sulla terra. Questi messaggi, però, come il "tubo" sotterrato, sono bugiardi e sono stati confezionati con quello spirito pubblicitario che nasconde tutte le magagne che abbiamo. Mi piacerebbe che qualcuno mandasse nello spazio un Dvd con immagini della monnezza che sta arredando Napoli, con l'elenco di tutte le guerre che si stanno combattendo nel pianeta, coi disastri ecologici dei quali sono zeppe le cronache e a completare il quadro manderei anche una antologia di tutti i programmi più scemi che vengono diffusi dalle televisioni, quelli conditi a suon di lacrime (una volta Bobby Solo cantava ìUna lacrima sul visoî, adesso dovrebbe cantare ìUna lacrima sul videoî) e quelli conditi a suon di banalit‡. Sarei molto curioso di sentire il parere di un extraterrestre di fronte al giochetto dei "soliti ignoti", davvero. O forse gli extraterrestri, coi loro potenti mezzi, sono riusciti a vedere i nostri programmi televisivi e per questo motivo nessuno di loro è venuto ancora a trovarci. Ecco dunque, come affermò un astronomo, la dimostrazione che nell'universo esistono forme di vita intelligenti.
Mi rendo conto di aver combinato un gran pasticciaccio di parole, ma le ìbollicineî sono fatte cosÏ, pensieri in libertà, che volano e si rincorrono e che vanno a pescare qui e là come le api vanno a succhiar polline sui fiori. E se svolazzate sulle pagine di Pitigrilli troverete delle cose carucce.
Sapete cos'è la statistica? L'arte di trovare dei numeri che ci diano ragione.
E il surrealismo? Dice Pitigrilli che è inutile tentare delle definizioni. Molto meglio l'esperienza.
Vi trovate di fronte a un quadro del quale non comprendete nulla? Bene. Quello è un quadro surrealista.
E gli aneddoti? Pitigrilli racconta la storiella dei quattro monaci (Cappuccino, Benedettino, Domenicano e Gesuita) che se ne stanno a discutere in una stanza. A un certo punto viene a meno la luce. Il Cappuccino dice che non ha bisogno della luce perché sa a memoria il breviario. Il Benedettino invita a una discussione sul "Fiat lux".
Il Domenicano invece propone un esame dell'origine divina delle cause e della materialità tangibile e intangibile delle conseguenze. I tre monaci chiedono allora il parere del Gesuita, ma il Gesuita non c'è. Poi all'improvviso la luce ritorna perché il Gesuita era andato a cambiare le valvole.
Pitigrilli definisce il Gesuita un "debrouillard", insomma uno che se la cava.
Ecco, credo proprio che il segreto per affrontare la vita stia tutto nella capacità di cambiare valvole al momento giusto.
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).
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