Sono andato a rileggermi i primi articoli della nostra costituzione perché in questi giorni sono stato assalito da fortissimi dubbi. Infatti non seguo molto le vicende della politica e non vorrei che mi avessero cambiato un articolo a mia insaputa. Il primo articolo è famosissimo («L'Italia è una repubblica democratica, fondata sul lavoro»), ma è altrettanto famosa la battuta di Leo Longanesi secondo la quale «una repubblica fondata sul lavoro non aspira che al
riposo».
Bene anche l'articolo 2 che garantisce i diritti. Ma sull'articolo 3 avrei qualcosa da obiettare. Vi si dice, infatti, che tutti i cittadini «sono eguali davanti alla legge» e si aggiunge «senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Insomma siamo tutti uguali. E invece non è vero niente perché, facciamo un caso, se ti chiami Valentino Rossi il fisco ti fa lo sconto, ti dà una bella manata sulla spalla e chiude il libro.
Credo che sia dovere di tutti pagare le tasse e ricordo che mio padre diceva che lui sarebbe stato ben felice di pagare molte tasse perché pagare molto significa avere molti soldi. Chi ha molto, dunque, deve pagare molto e se si scopre che non ha pagato quanto invece doveva pagare, si deve pretendere che paghi tutto fino all'ultimo centesimo e poi magari gli si fa anche la multa.
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Chi, invece, è famoso, ha un trattamento tutto particolare e non credo che in materia di tasse, dove tutto è fiscale alla ennesima potenza, ci sia una legge che stabilisca dei privilegi. E come se non bastasse al prode Valentino è stato pure riservato uno spazio al tiggì.
Ho provato a ribaltare la frittata e mi sono immaginato evasore. Implacabile immagino la mazzata del fisco al quale, però, potrei rispondere in questo modo: Spettabile Fisco. In risposta alla sua richiesta di pagare le tasse che mi vengono contestate faccio presente che lo scrivente è persona abbastanza conosciuta e stimata e che ogni settimana scrive una "Bollicina" per divertire i propri lettori. Recentemente sono pure stato insignito di un importante premio giornalistico. La informo altresì che con Raccomandata R.R. ho fatto una richiesta al direttore dei telegiornali nazionali della nostra Rai per ottenere, gratis ovviamente, un breve spot per darmi la possibilità di spiegare al popolo italiano la mia posizione. Confidando in una sua comprensione, voglia gradire i miei più cordiali saluti.
Ovviamente la mia raccomandata alla Rai non avrebbe nessuna risposta (essendo la raccomandata di un non raccomandato!) mentre il Fisco, dopo avermi chiesto in maniera garbata se per caso non fossi matto, gentilmente mi risponderebbe rifiutando la mia richiesta.
Ma io non demorderei e prenderei di nuovo carta penna e calamaio e ribatterei: Mi risulta che a V.R. avete fatto uno sconto sostanzioso;.
Risposta del Fisco:
Ma lui è V.R. e lei, invece, non è nessuno.
Conclusione: non è vero che la legge sia uguale per tutti e pertanto bisogna modificare l'articolo 3 della Costituzione e aggiungere che tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge a meno che non si tratti di cittadini particolarmente famosi (campioni sportivi, attori, personaggi televisivi, artisti in genere). In questo caso, infatti, sono previsti trattamenti di favore.
Così, dunque, si vive nel nostro beneamato paese e aveva ragione Sergio Endrigo quando cantava: Noi siamo nati in un dolce paese
dove chi sbaglia non paga le spese
dove chi grida più forte ha ragione
tanto c'è il Sole, e c'è il mare blu.
Fantastico!
Ma adesso la gente ha ben altro per la testa.
Preoccupata per la crisi di governo? Macché. Non vede l'ora che arrivi il sospirato Festival della canzone, che terrà occupata per una settimana intera il primo programma, come se cinquanta e passa milioni di italiani fossero tutti quanti interessati all'evento.
Io, però, mi chiamo fuori.
Sono anni che non guardo il festival e vivo beatamente felice. Sarebbe bello che tutti gli italiani, in quella settimana, non accendessero la televisione. Sarebbe una dimostrazione di intelligenza. E invece... Mah.
Penso però con un certo fastidio che se è vero che tutte le nostre trasmissioni televisive viaggiano nello spazio alla velocità della luce, ciò significa che mandiamo in onda per tutto l'universo le nostre insulsaggini.
Vi immaginate se un alieno, su un pianeta lontano, captasse uno dei nostri tiggì, o il Festival di Sanremo, o il gioco dei soliti ignoti o il Grande fratello? Come ci giudicherebbe? Meglio non pensarci. ...Tanto c'è il sole, e c'è il mare blu.
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino - La Nazione - Il Giorno - Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005), Una Canzone al Giorno" (Simonelli Editore, 2007).
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