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Ravenna,
11 Giugno 2007
Ti sei perso una cosa...Le
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Abbasso
la pillola
contro i brutti ricordi
Storiella immaginaria (mica tanto).
Ieri ho incontrato il dottor Freud ed era particolarmente imbufalito.
- Che cos’ha professore? - gli ho chiesto e lui mi ha sventolato sotto al naso il ritaglio di un giornale.
- Ha visto cos’hanno combinato? Legga, legga, la prego.
E in effetti il vecchio Freud aveva tutte le ragioni perché, se non ho capito male, avrebbero inventato una pillola che cancellerebbe i brutti ricordi.
Mah!
Non ho l’autorità né la competenza di Freud, ma a me la cosa sembra davvero una baggianata. I brutti ricordi li abbiamo tutti e alcuni sono talmente radicati che di tanto in tanto emergono perfino nei sogni. Un classico è il sogno-incubo dell’esame di maturità.
Sì, d’accordo, l’esame di maturità è il simbolo, è il campanello d’allarme che ci dice che siamo alle soglie di una prova importante della vita, ma è anche vero che l’esame di maturità (almeno per quelli che hanno una certa età) è stato per davvero una faccenda drammatica.
Niente paura.
Si va in farmacia e si chiede la pillola. Oggi la pillola è distribuita in un modello unico, ma in un’epoca di straordinaria specializzazione accadrà una accurata personalizzazione di queste pillole e così le farmacie si doteranno di scaffali dove metteranno in mostra il loro prodotto con tanto di etichetta.
Provo ad immaginare qualche etichetta: “Esame di maturità”, “morte di una persona cara”, “incidente stradale”… Si preleva il prodotto (in futuro, infatti, saranno allestiti particolari sistemi di distribuzione “fai da te”), si paga, si deglutisce con un po’ d’acqua e zac, come per incanto, il brutto ricordo se ne va. Ricordi tristi, traumi e qualsiasi altra sensazione sgradevole sarebbero “racchiuse” in una definita area del nostro cervello e gli enzimi “pronto intervento” di questa pillola, lancia in resta, arriverebbero in questa zona e trac, con un colpo di spugna, cancellerebbe dalla lavagna del nostro inconscio tutti quegli scarabocchi che ci fanno male.
Pensavo appartenesse al passato la visione meccanicistica del corpo umano, inteso come un insieme di parti che funzionano come una macchina. Pensavo che anche Cartesio appartenesse al passato, con quella sua idea di considerare la glandola pituitaria (o ipofisi) la sede dell’anima. L’anima è qualcosa di impalpabile che non si riesce a localizzare, ma Cartesio, ammalato di meccanicismo, ha voluto per forza darle una casa e l’ha sbattuta dentro al cervello, e precisamente dentro questa glandola, che io ricordo benissimo di aver studiato in terza liceo, quando tutti si tremava di fronte all’autorità della terribile professoressa Carolina Moro che si spiegava per l’appunto che l’ipofisi stava nella “sella turcica”, una cavità che stava in mezzo allo sfenoide, un osso del nostro cranio a forma di farfalla. E in quella “sella”, secondo Cartesio, la psiche si connetteva al corpo e avveniva dunque miracolosamente l’unione fra il pensiero e la realtà. Mah. Freud ha proprio ragione di essere imbufalito.
Provo ad immaginare un’altra storia strampalata e mi chiedo cosa sarebbe accaduto se una pillola di questo genere fosse stata inventata nell’Ottocento e fosse stata messa in vendita in una spezieria di Recanati, dove abitava un certo Giacomo che di professione, diciamo così, faceva il poeta. Lui se ne stava sempre pensoso sul verone del paterno ostello a contemplare la gente che passava per la strada, gli uccelletti solitari e le varie Nerine e Silvie. E poi aveva la fissa di essere brutto e per di più era anche gobbo. E il pensiero lo macerava. Per questo scriveva poesie e andava dicendo in giro che la vita era davvero uno schifo. Ma un bel giorno il padre Monaldo avrebbe acquistato la pillola e la avrebbe somministrata a Giacomo che, per incanto, non avrebbe più pensato di aver la gobba e avrebbe perso la convinzione che la vita fosse proprio uno schifo. E così il Giacomo sarebbe diventato un ragazzotto qualunque, spensierato e un po’ insulso.
Ecco gli effetti della pillola.
Considerazioni finali.
I ricordi, belli o brutti che siano, fanno parte di noi stessi e sono la nostra vita. Noi siamo quelli di ieri, come recitava il titolo di una canzone (inedita) scritta da un mio amico cantautore e se perdiamo il senso della memoria diventiamo tutti dei poveri citrulli. I brutti ricordi, i traumi e compagnia bella (anzi, brutta) aiutano a crescere e inducono in noi sensazioni che possono essere trasformate in poesia o in alto sentire.
Tutte le grandi espressioni artistiche dell’uomo sono nate dal dolore e il dolore nasce sul terreno dei brutti ricordi. Giovanni Papini parlava del “laminatoio della sofferenza” che rendeva lucida l’anima e la rendeva più degna.
Cosa sarebbe la nostra vita senza il dolore?
Questa pillola probabilmente non sarà mai messa sul mercato, ma se mai accadrà vorrà dire che l’umanità avrà veramente smarrito il buon senso. In un futuro i ragni disegneranno le loro tele sui divanetti degli analisti e se qualcuno sarà affetto da un po’ di “spleen” si recherà in farmacia e la vita tornerà a sorridergli.
Giuseppe Berto nel suo “Male oscuro” invocava l’invenzione della pillola “che ci renderà tutti idioti”. Berto scriveva tutto questo all’inizio degli anni Sessanta e senza saperlo fu davvero un profeta. La pillola esisteva per davvero, ma sarebbe stata inventata quarant’anni più tardi. Peccato!
Franco Gàbici
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Giornalista Professionista, pluriennale esperienza, anche di direzione, in quotidiani, periodici e case editrici di libri, profonda conoscenza del Web e di tutti i maggiori software (da QuarkxPress a Word, OpenOffice, Front Page, BBedit, Adobe PhotoShop, Adobe Acrobat, Scansoft Pdf Converter Professional, DNL, ReaderWorksPublisher, Transmit, Fetch, Eudora, WinZip, WinRAR, StuffIt, ABBYY Fine Reader), in grado di operare professionalmente sia in ambiente Windows che Mac, utilizzando collegamenti FTP in ambedue le piattaforme, mette a disposizione la sua competenza esperienza e professionalitˆ come content webmaster, come coordinatore in remoto di team operativi per l'ideazione, lo sviluppo e l'aggiornamento di portali, come docente in corsi o master per la preparazione di professionisti della comunicazione online. Se interessati a questa figura professionale inviare una e-mail ad ed@simonel.com specificando nel Soggetto: Inserzione 4247A. Sarete direttamente contattati dall'interessato. |
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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005).
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