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204 Ravenna,
1 Agosto 2006
La sapete
l'ultima? Dicono di aver scoperto il vaccino contro la fame e
il
fumo... Buone Vacanze
L a storia è piena di aneddoti che ti
rimangono stampigliati nella mente. Magari ci si ricorda solamente di
quelli e si dimentica il contesto. Ma l’importante è ricordare. Volete
qualche esempio? La stampella di Toti (anzi di Enrico Toti, sennò
qualcuno lo potrebbe confondere col Totti, lo “sputatore” nazionale) e
il sasso di Balilla. E poi c’è anche Amatore Sciesa, il tappezziere
milanese che fu arrestato dagli austriaci per le sue attività
clandestine. Fu condannato alla forca, ma siccome mancava il boia (in
Italia non funzionava proprio niente, nemmeno allora) fu messo davanti a
un plotone di esecuzione. Prima, però, lo fecero passare davanti alla
sua abitazione nella speranza che, per salvare la pelle e tornare in
famiglia, rivelasse il nome dei complici. Lui, invece, rimase
inflessibile e il suo “tiremm inanz” è passato alla storia. E infine
Pietro Micca, detto “Passepertut”, che alla fine di agosto di tre secoli
fa saltava per aria per impedire ai francesi di prendere possesso della
Cittadella di Torino assediata. Nato da famiglia modesta, si guadagnava
da vivere facendo il minatore e per questo motivo lo misero di guardia
dentro a un cunicolo insieme a un altro compagno. Pietro, come avvertì
che stavano per irrompere i francesi, disse all’amico di mettersi in
salvo e mise davanti all’ingresso un barilotto di polvere da sparo di 20
Kg per far saltare il cunicolo e impedire l’avanzata dei nemici.
Purtroppo, però, si accorse che non c’era tempo di preparare la miccia e
così con una fiaccola diede fuoco alle polveri e oggi Pietro Micca ha il
suo bravo monumento ed è venerato come un eroe.
Uno storico, però, analizzando il caso, sostenne che Pietro Micca
saltò per aria non per fare l’eroe, ma perché aveva fatto male i conti
sulla lunghezza della miccia. La constatazione non sposta comunque la
questione. E poi ci sono anche gli eroi a loro insaputa. Ma la storia è
fatta così.
Parlo di Micca a tre secoli esatti da quel gesto (agosto 1706) che
tutti abbiamo appreso sui banchi di scuola, quando le nostre maestre
cercavano di inculcarci dentro i buoni sentimenti e l’amor di patria. Il
gesto di Pietro Micca è citato anche nel libro “Cuore” di De Amicis,
dove si ricorda che la maestrina dalla penna rossa leggeva ai suoi
alunni il gesto eroico dell’umile minatore. Tempi lontanissimi. Ricordo
che alla scuola elementare, durante l’ora di musica, ci facevano cantare
“Va pensiero” e “Fratelli d’Italia”, con quelle parole astruse che
stentavano a farsi largo dentro alle nostre testoline. Ma era pur sempre
l’inno nazionale e i nostri petti si infiammavano.
E mentre Pietro Micca consumava il suo sacrificio, il fisico Denis
Papin (1647- 1712), che aveva costruito la famosa pentola a pressione,
inventava un battello a vapore che fece sbalordire tutti tranne i
battellieri e i proprietari di imbarcazioni che si vedevano minacciati
da quella diavoleria. Andò a finire che il battello venne distrutto
perché evidentemente i tempi non erano ancora maturi per accogliere il
progresso. O tempora o mores! Si trattò di un anticipo di quel fenomeno
detto “luddismo” con il quale viene definita qualsiasi protesta violenta
da parte di chi è contrario all’introduzione nel mondo del lavoro di
nuove macchine. Prende il nome dall’operaio Ned Ludd che per protesta
fracassò un telaio. Pare addirittura che Ludd non sia nemmeno esistito,
ma sta di fatto che il suo nome è entrato comunque nella storia.
Come vedete, niente di nuovo sotto il sole. E il Sole, dal canto
suo, continua a brillare e lo farà per almeno altri cinque miliardi di
anni. Tintarella e scottature, dunque, sono assicurate ancora per un bel
po’ di tempo. Uno sciupio di energia che ha dell’incredibile. Ogni
secondo (badate bene, ogni secondo) il Sole trasforma 600 milioni di
tonnellate di idrogeno in elio e questa trasformazione (detta “fusione”)
produce una quantità incredibile di energia sotto forma di luce e di
calore. Quella luce e quel calore che ci godiamo particolarmente durante
la stagione estiva, unitamente ai soliti discorsi sul caldo, sugli
esodi, sulle partenze intelligenti, sui cani abbandonati e sulle diete.
A proposito di diete sembra che sia stato scoperto il vaccino della fame
(si chiama Grelina, se proprio lo volete sapere) per cui basta una
iniezione e via la fame e la pancia. E di vaccino in vaccino si dice
anche che sia stato scoperto il vaccino che toglie la voglia di fumare.
Chissà se a qualcuno, affetto da luddismo, non venga voglia di
distruggere tutti questi vaccini. Non credo, infatti, che servano a
molto. Altro che vaccino.
Chi vuol perder peso deve piantarla di mangiare a tutte le ore e
chi vuol smettere di fumare non deve più andare dal Sali e Tabacchi per
acquistare i pacchetti di sigarette. Più semplice di così. E buone
vacanze a tutti.
Franco Gàbici
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Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
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