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191 Ravenna, 15 marzo 2006
Da "Gerrilevis"
a Pascoli
Quando penso che proprio in questi giorni Jerry Lewis compie ottant’anni,
la cosa mi lascia secco. Davvero. Jerry Lewis! Per noi della banda del
prete era “Gerrilevis” e quando, come ricompensa dei nostri servizi da
bravi chierichetti, don Luigi Busti ci portava gratis al Cinema Corso
(che era il cinema dei Salesiani) a noi sembrava di toccare il cielo con
un dito.
Gerrilevis! Recitava in coppia con Dean Martin e insieme hanno
interpretato sedici film, da “La mia amica Irma” a “Hollywood o morte!”.
Doppiato magistralmente da Carlo Romano, che in quegli anni dava la voce
a tutti i grandi comici (da Red Skelton a Bob Hope), oggi purtroppo
alcuni film della coppia sono presentati con un doppiaggio rifatto, una
operazione a dir poco vergognosa (o quanto meno irritante), che fa il
paio con l’altra fesseria di presentare i film di Stanlio e Ollio in
versione colorata. Il pessimo gusto non ha davvero limite!
Eppure Jerry Lewis, a dispetto dell’anagrafe, continua a restare il
“picchiatello” di sempre perché le emulsioni delle pellicole fanno
continuamente il miracolo di lasciar giovani le persone e così mentre
attorno alle bobine dei film si vanno arrotolando speciali pellicole,
sulle bobine della vita si arrotolano invece altri tipi di pellicole che
purtroppo non riescono a catturare il tempo per renderlo circolare. E
così mentre osservo le vicende del “Nipote picchiatello”, constato con
una certa rabbia che il “picchiatello” è ancora lì, vestito con la
divisa da marinaretto mentre io non posso più indossare i calzoni corti
e questa è una ingiustizia bella e buona.
Gerrilevis aveva un fascino tutto particolare e induceva quasi una
spontanea identificazione con un personaggio che al di là della facciata
allegra e sbarazzina offriva lo spunto per meditazioni molto più serie.
In realtà era lo specchio deformante sul quale si dovevano vedere
(questo, ovviamente, lo vedevano solamente i critici e gli psicologi
dall’occhio fino, perché noi ragazzini ci fermavamo sul limitare del
personaggio) tutte le conseguenze di un tipo di educazione indotto da
una società che era fatta così e così e che era la società americana,
d’accordo, ma col tempo sarebbe diventata anche la nostra, quando ci
accorgemmo che in fondo l’oceano che divideva i nostri mondi non era poi
così difficile da travalicare se malesseri, manie e tic sbarcavano senza
dogana sulle nostre plaghe!
E quando penso a Jerry Lewis penso anche che proprio cinquant’anni
fa la coppia Lewis e Martin si sciolse, dopo aver girato “Hollywood o
morte!” per la regia di Frank Tashlin. Ricordo che nel 1981, in
occasione del venticinquesimo della “rottura”, scrissi un pezzo per il
quotidiano “Avvenire” e ritengo di essere stato l’unico scribacchino da
giornali ad aver ricordato un fatto così importante per la storia del
cinema. E oggi, venticinque anni dopo, approfitto della “Bollicina” per
ricordare i cinquant’anni, vale a dire mezzo secolo, brr che freddo, in
fondo gli anni sono sempre gli stessi, ma dire cinquanta e dire mezzo
secolo non è la stessa cosa perché mezzo secolo fa sicuramente una certa
impressione.
In marzo, se proprio lo volete sapere, nasceva anche il cantante
Neil Sedaka (in coppia con Howard Greenfield hanno scritto moltissimi
brani di successo, da “The Diary” a “Stupid Cupid”, da “Oh Carol” a
“Starway to heaven”) e ricordo bene questa data perché era stampigliata
sul retro dei dischi, soprattutto sugli “extendend play” (i 45 giri a
quattro canzoni, insomma), insieme a una sommaria biografia del
personaggio e dunque marzo è un mese davvero ricco di avvenimenti
straordinari a cominciare dalla primavera, quella astronomica si
capisce, perché quella vera sembra essersi smarrita per strada, ma prima
o poi arriverà con il suo esercito di lucertole, di farfalle e di fiori,
violette soprattutto. Quest’anno la primavera avrà inizio il 20 marzo e
non il 21 ma questo è un dettaglio di poco conto perché la gente
continua a considerare il 21 marzo la data canonica, con la rondinella
che torna sotto al tetto dopo aver compiuto un lunghissimo viaggio che
Giovanni Pascoli definisce “tristo”. Purtroppo, però, i loro nidi non
sempre sono dichiarati agibili e infatti, continua il poeta, nella sua
poesia dedicata al mese di marzo, “le loro/casine, qualcuna si
sfalda,/qualcuna è già rotta. Lavoro/ci vuole, ed argilla più
salda;/perché ci stia comoda e calda/la garrula prole”.
Partendo da Jerry Lewis siamo arrivati a Giovanni Pascoli e abbiamo
fatto anche della letteratura. Meglio di così!
Franco Gàbici
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Gadda - Il dolore della
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Franco Gàbici
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Buon Compleanno,ONLY YOU!
Franco Gàbici
(Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del
Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista
pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani
Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze"
de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante
Alighieri".
Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di
cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col
Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di
don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano
("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli
Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon
Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005).
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