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Ravenna, 11 ottobre 2005


Guardiamoci con tenerezza
nel "Cronovisore"
 

  Siamo fortunati senza saperlo.
   L’informazione mi giunge attraverso le pagine di un libro scritto da una giornalista del “Corriere della Sera” che si chiama Serena Zoli e che mi sta subito simpatica sia per ragioni di latitudine geografica (la giornalista è nata a Lugo di Romagna a un tiro di sasso da casa mia) sia per il fatto che ha proprio la mia stessa età, come lo afferma senza veli nella prima pagina del suo libro e quando una donna dichiara subito quanta sabbia abbia accumulato nella parte inferiore della sua clessidra è già una notizia sensazionale che irradia simpatia anche perché, se non lo sapete, nascondere la propria età non sempre è un giochetto che funziona e potrebbe capitarvi quanto accadde a quella signora che alla domanda civettuola: “Ma lei, scusi, quanti anni mi dà” Si sentì rispondere: “Non gliene do nessuno perché mi sembra che ne abbia già abbastanza”.
   Secondo l’autrice di questo libro, edito da Longanesi e che si intitola per l’appunto “La generazione fortunata”, le generazioni baciate dalla fortuna sarebbero quelle che fanno capo alla “leva” dal 1935 al 1955, e noi del 1943 siamo abbastanza vicini all’ombelico di questa fascia fortunata e dunque in una poole position di tutto rispetto. Il libro è simpatico e avrei voluto scriverlo io, ma a questo mondo mica si può far tutto e così mi sono limitato a leggerlo traendone godimenti e frenesie, come mi capita spesso quando mi accingo a mescolare il pentolone dei ricordi e sono tanti, accidenti se sono tanti, ma tutti molto dolci e teneri, almeno quelli che amiamo richiamare, perché non sempre tutto quello che proviene dal passato è bello e piacevole, anzi, ma dentro di noi esistono sistemi di censure che lasciano passare solamente ciò che evidentemente ci fa piacere e ci gratifica.
   Non tutto, ovviamente, è condivisibile, però nel complesso la lettura è piacevole e la gente come noi dovrebbe sicuramente apprezzarla. La parte più carente del libro, a mio parere, è quella musicale, nel senso che la giornalista concede pochi revival musicali quando invece la musica ha in sé, per sua natura, una straordinaria potenza evocatrice dei ricordi e se non ci credete date una occhiata al mio Only you (chiedo scusa della vanità) e poi ditemi se non ho ragione. Immagino di mettere sul piatto del giradischi il polveroso “45” e lo lascio girare e girare e ancora girare e il suo movimento sembra quello di una trivella che scende e scende negli strati bassi della nostra mente e fa uscire odori, sapori, umori, volti e tutta una congerie di sensazioni che incredibilmente ha mantenuta intatta la propria vitalità, incredibile davvero come è incredibile il “cronovisore”, un aggeggetto che al momento sembra essere conservato segretamente in Vaticano.
   Si tratterebbe di una macchina inventata da un sacerdote in grado di mostrare tutto quello che è accaduto in passato e la cosa sarebbe stata dichiarata pericolosa, anche se io avrei dichiarato pericoloso il contrario e cioè un marchingegno che avesse il potere di far vedere il futuro ma comunque stiano le cose mi ha intrigato non poco l’invenzione di questo prete che sfruttando certe onde e chissà quale tecnologia avrebbe inventato questa specie di televisore che ti fa vedere il passato e allora mi immagino che sarebbe piacevole dotarsi di questa sorta di elettrodomestico che consente di mandare all’indietro la bobina della vita e così ci si ritrova più giovani e ci si rivede in certe situazioni che evidentemente sono ancora là, nel grembo del tempo, perché nessuno le ha mai cancellate e allora mi piacerebbe tanto rivedermi studentello proprio in questo periodo di ottobre o rivedermi correre sul campo di calcio con dentro alle scarpe il furore degli anni e l’odore dell’erba che mi inebriava, ho il pallone fra i piedi e mi riesce di incunearmi nella difesa avversaria, salto un difensore e poi un altro ed ecco il faccia a faccia col portiere che tenta di stregarmi con uno sguardo malandrino ma io ho la dinamite nei piedi e faccio gol, ragazzi che emozione poter vedere in diretta dal passato certi fotogrammi della nostra vita e più ci penso e più mi convinco che non sia possibile una invenzione del genere e che magari sarà la solita bufala inventata per dare un po’ di sapore ai segreti del Vaticano.
   In mancanza del “cronovisore”, allora, accontentiamoci di questo libro di Serena Zoli che, in un certo senso, un po’ “cronovisore” lo è anche lui. Non c’è bisogno di collegare fili o installare parabole. E’ sufficiente sfogliare le pagine. Il libro, “aperto, sembra che ascolti il tarlo che lavora” (sono versi di Pascoli). E il tarlo che lavora è il tempo. Quel tempo che ci viene in qualche modo restituito come un dolce boomerang.

Franco Gàbici

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Franco Gàbici (Ravenna, 22 maggio 1943). Laureato in fisica, è direttore del Planetario e del Museo di scienze naturali di Ravenna. Giornalista pubblicista, collabora con articoli di scienza e costume ai quotidiani Il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, Avvenire e all'inserto "Tuttoscienze" de La Stampa. E' presidente della sezione ravennate della "Dante Alighieri". Oltre a una ventina di saggi di storia locale ("Ravenna: cento anni di cinema", "Leopardi turista per caso"...), ha scritto "Didattica col Planetario" (La Nuova Italia, 1989) ed è autore dell'unica biografia di don Anacleto Bendazzi, considerato il più grande enigmista italiano ("Sulle rime del don", Ravenna, Essegì, 1996), "Gadda - Il dolore della cognizione" (Simonelli Editore, 2002; SeBook, 2004), "Buon Compleanno,ONLY YOU!" (Simonelli Editore, SeBook, 2005).

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Franco Gabici

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